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08/06/2010 05:36:26

Fecero strage di una famiglia a Brescia: i cugini Marino condannati all'ergastolo in appello

I due, originari di Paceco, in primo grado erano stati assolti.  Il triplice omicidio è avvenuto il 28 agosto del 2006 a Brescia nella villetta dove la famiglia viveva. Alla lettura della sentenza, Mario Cottarelli, fratello di Angelo, è scoppiato in lacrime.

 

Secondo la tesi degli inquirenti, accolta dai giudici della Corte d'Appello, non si è trattato di una rapina finita tragicamente ma di un vero e proprio regolamento di conti. Analizzando la dinamica del massacro fu infatti chiaro che i killer, con un'azione da professionisti, si erano recati nella villetta per compiere un'esecuzione.

I cugini Marino, due viticoltori legati a Cosa Nostra, erano stati fermati alcune settimane dopo la strage. Secondo gli investigatori, Cottarelli preparava per i Marino fatture false per gonfiare il giro d'affari di alcune cantine, in modo da far ottenere fondi dallo Stato e dalla Regione siciliana. Una pratica illecita alla quale l'imprenditore a un certo punto ha deciso di sottrarsi, scatenando l'ira omicida dei suoi ex complici.

IL PROCESSO DI PRIMO GRADO.In primo grado gli imputato erano stati assolti con formula piena. Per la Corte d'Assise del tribunale di Brescia non erano colpevoli e furono subito scarcerati.

I FATTI . I fatti risalgono al 28 agosto di due anni fa quando nella villa dell'imprenditore a Urago Mella, periferia di Brescia, furono trucidati Angelo Cottarelli, 56 anni, la convivente Marzenne Topar, 41 anni di origine polacca e il figlio Luca 17 anni. Fin dall'inizio gli inquirenti non avevano avuto dubbi: non si trattava di una rapina finita tragicamente ma di un vero e proprio regolamento di conti. Analizzando la dinamica del massacro fu infatti chiaro che i killer, con un'azione da professionisti, si erano recati nella villetta per compiere un'esecuzione.

Le  vittime furono  trovate agonizzanti sul pavimento.  Gli hanno legato le mani e aperto la gola con un coltello.

Agghiacciante la scena del delitto. Marzenne Topar, 41 anni, di origine polacca, e il figlio Luca di 17 anni, erano seduti su un divanetto nella taverna della villa, le mani strette da fascette per elettricisti, i pigiami intrisi di sangue. Angelo Cottarelli, 56 anni, era ancora agonizzante, riverso sul pavimento all'ingresso della taverna; respirava a malapena. Il sangue che gli colava nella gola gli strozzava le parole. E' morto anche lui, poco dopo, all'ospedale civile di Brescia, senza dire chi l'ha ucciso. Secondo le prime ricostruzioni fu  lo stesso Cottarelli ad aprire ai suoi assassini.

Una vicina scopr i cadaveri: stamani: vide un gruppo di tre uomini, "mi sembravano stranieri", che suonavano al cancello dei Cottarelli. "ma non ci ho fatto caso". Si è insospettita invece quando ha visto l'uscio di casa dei vicini socchiuso: "Sono passata lì davanti e ho notato la porta che non era chiusa. Sono entrata e ho visto le seggiole rovesciate a terra, gli armadi erano spalancati e la roba era stata buttata ovunque. E loro non rispondevano. Li ho chiamati, Marzenne, Angelo... In taverna li ho trovati tutti e tre".




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