Lo conferma anche Antonio Ingroia che ha anche spiegato, in un'intervista al Gr Rai, quali sono i motivi alla base di una latitanza così lunga: "Messina Denaro si muove in un territorio, la provincia di Trapani, difficilmente permeabile a fenomeni di collaborazione da parte di affiliati a Cosa Nostra". In effetti ancora non c'è a Trapani un collaboratore di giustizia in grado di spiegare il funzionamento di Cosa Nostra e di aiutare la polizia nelle indagini. Cosa ben diversa sta avvenendo a Palermo, dove l'ultimo dei collaboratori eccellenti, il pentito Manuel Pasta, sta in questi giorni permettendo agli inquirenti di ricostruire la rete del racket cittadino". "Non escludo inoltre - ha detto Ingroia - che Matteo Messina Denaro goda di un aiuto nella sua latitanza ad alto livello".
Di Messina Denaro ha anche parlato il Procuratore Grasso. "La mafia è “invisibile, ma c’é ancora. Ha ricevuto dei colpi, ma è ancora attivissima e pericolosa, perché cerca di rilanciare il suo ruolo sia a livello economico sia a livello politico-istituzionale”. Lo afferma il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, nel saggio del maresciallo dei carabinieri Fabio Iadeluca, “Cosa nostra – Uomini d’onore” (Armando Curcio editore), che attraverso interviste a magistrati ricostruisce le tappe dell’organizzazione criminale dalle origini, alla strategia della ’sommersione’, all’attuale progetto di ricostruzione. Nel libro presentato oggi dallo stesso Grasso, dal presidente della Suprema Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone, e dall’autore, il procuratore antimafia ha rilevato come “la strategia dell’invisibilità, funzionale all’incremento degli affari, è il frutto di un ripensamento da parte dei mafiosi dopo il delirio stragista”, ma può anche essere letto come il risultato di uno scambio: “I mafiosi rinunciano almeno in parte all’uso della violenza garantendo un certo rapporto di connivenza pacifica con i detentori del potere”, che si troveranno automaticamente a soddisfare le aspettative dei mafiosi “a cominciare dalla messa in atto di un sistema di garanzie che finisce per assicurare una buona dose di impunità”. Parlando con i giornalisti a margine dell’incontro Grasso ha sottolineato come l’organizzazione “continua ad avere nel latitante Matteo Messina Denaro il rappresentante di maggiore caratura, referente di un progetto di riorganizzazione”. Grasso non vede all’orizzonte “un’imminente guerra di mafia”. “Nel caso si dovessero creare i presupposti – scrive Grasso nel libro – Messina Denaro non avrebbe il potere per un intervento autoritario, ma solo consultivo nell’ambito della provincia di Palermo”.