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24/05/2010 04:59:40

Chiesto di nuovo in appello l'ergastolo per i cugini Marino, ma cade la premeditazione

«Sono saliti da Trapani a Brescia perchè avevano bisogno di soldi: Vito Marino aveva in scadenza per il 30 agosto una cambiale da 400 mila euro ma nonaveva i fondi di copertura. Era convinto di poter vantare crediti nei confronti di Cottarelli con cui aveva affari poco leciti. È venuto a battere cassa, non certo a uccidere».
Per l'accusa è stato il bisogno immediato di soldi a far venire a Brescia i due cugini Marino e a sconvolgere le normali abitudini, facendo organizzare il viaggio in auto, anzichè in aereo, e con la presenza di Salvatore. Perchè il viaggio in auto? si chiede il pg Domenico Chiaro. La risposta per l'accusa è chiara: i Marino sono saliti armati perchè volevano spaventare Cottarelli e «un'arma mi risulta che non si possa portare in aereo», ha detto.
La pistola, per il pg, era stata portata solo per spaventare e minacciare, non certo per uccidere «anche perchè si trattava di una pistola mezzo ammaccata, che ha fatto cilecca tre volte (tre i proiettili trovati inesplosi nella taverna)». Anche il possesso delle fascette stringicavi farebbe pensare al tentativo di estorsione: «Non lego una persona che ho già deciso di uccidere». Ma a convincere l'accusa che l'omicidio non era premeditato è il noleggio dell'auto, la Fiat Grandepunto azzurro-metalizzata, presa la domenica pomeriggio a Linate da Vito Marino e pagata con la carta di credito. «Non prendo l'auto e pago con la carta di credito, se con quell'auto voglio andare a compiere un triplice omicidio. Non è una cosa logica», dice Chiaro.
E se volevano uccidere Cottarelli perchè la sera del 27 i Marino e Grusovin si sono limitati a un sopralluogo in via Zuaboni e, non trovando il capofamiglia Angelo, sono tornati il giorno dopo? «Se volevano uccidere perchè non aspettare il rientro della famiglia, perchè non aspettare le 2 di notte, entrare e fare una strage?».
I Marino per l'accusa cercavano Cottarelli perchè sapevano che aveva disponibilità e non avendo trovato Francesco Tartamella, socio d'affari trapanese che aveva presentato l'immobiliarista bresciano a Marino, hanno pensato a lui, che era considerato una sorta di «bancomat». In banca Cottarelli aveva in cassetta di sicurezza un milione di euro e assegni in casa per altro mezzo milione. Marino, per l'accusa, andava a colpo sicuro, ma qualcosa è andato storto e nella taverna è scoppiata la fine del mondo. Angelo, la moglie e il figlio sono stati uccisi. E a questo punto, per il pg, i Marino hanno lanciato un messaggio a Tartamella e agli altri soci d'affari: «Hanno tagliato la gola a tutti e tre per far vedere che facevano sul serio

 



Giudiziaria | 2024-07-23 17:32:00
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