Giovanni Falcone nel 18° anniversario da quel terribile sabato, alle 17.59, quando Giovanni Brusca (Lo "scannacristiani") schiacciò il pulsante con il quale fece esplodere 500 chili di tritolo mentre la Croma di Falcone passava in quel tratto di autostrada, tra l'aeroporto di Punta Raisi e Palermo. Nel cratere provocato dalla deflagrazione, tra le lamiere accartocciate delle auto, i cadaveri martoriat
i del magistrato, di sua moglie Francesca Morvillo e dei tre uomini della scorta, Rocco Di Cillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. E anche nel giorno del ricordo è polemica con il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso che avverte: "Difenderemo l'indipendenza delle toghe" e il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto che replica: "La magistratura non è autonoma dai partiti".
Il Capo dello Stato. Su tutte, si è levata alta la voce del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, il quale, tra l'altro, ha detto: "A diciotto anni dal barbaro agguato di Capaci, il ricordo dell'appassionato, eroico impegno di Giovanni Falcone nella difesa delle istituzioni e dei cittadini dalla sopraffazione criminale resta indelebile in tutti noi e costituisce prezioso stimolo per la crescita della coscienza civica e della fiducia nello stato di diritto". Poi ha aggiunto: "Meritano il massimo sostegno le indagini tuttora in corso su aspetti ancora oscuri del contesto in cui si svolsero i fatti devastanti di quel drammatico periodo. Esse potranno consentire di sgombrare il campo da ogni ambiguità sulle circostanze e le responsabilità di quegli eventi, rispondendo all'ansia di verità che accomuna chi ha sofferto atroci perdite e l'intero paese".
Grasso: "La nostra indipendenza non è privilegio". "Difenderemo il valore dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura dal potere esecutivo" - ha detto il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, suscitando un'ovazione dei giovani presenti nell'aula bunker dell'Ucciardone. "L'indipendenza della magistratura - ha aggiunto - non è un privilegio di casta. Crediamo ancora che in Italia si possano riuscire a processare anche i 'colletti bianchi' e i corruttori di chi ricopre pubbliche funzioni".
"Detestato da tanti poteri". "Non solo la mafia aveva interesse a eliminare Giovanni Falcone - ha detto Piero Grasso - lui non voleva combattere la mafia e l'illegalità a metà, le voleva eliminare dalle fondamenta. Voleva tagliare le relazioni tra la mafia e gli altri poteri. E su questo le indagini sono ancora attuali. Falcone era il nemico numero uno della mafia, ma era inviso anche a tanti centri di interesse. Era un personaggio scomodo per il suo impegno per il recupero della legalità che urtava gli interessi di troppa gente", ha detto ancora Grasso. "Falcone e Borsellino - ha aggiunto - sono i miti, i punti di riferimento che mi aiutano nei momenti di sconforto. Falcone non si sarebbe accontentato di ridimensionare la mafia, ma voleva aggredire la specificità che rende la mafia un soggetto che partecipa al potere anche con le sue relazioni esterne".
Amici da sempre. "Il rapporto d'amicizia tra noi due - ha detto ancora Grasso - è cominciato dopo il maxiprocesso. Poteva sembrare una persona altezzosa e sprezzante, ma nell'intimità, con gli amici, era una persona diversa: scherzosa, quasi demenziale, e molto affettuosa con i nostri figli. Aveva una grande forza, nonostante le avversità ogni volta si ritirava su ed era pronto a lottare di nuovo". Grasso ha quindi spiegato il mutamento che la mafia ha avuto dalle stragi a oggi: "Ha fatto un salto di qualità, ha capito che le stragi non pagano e cerca di rendersi invisibile. La forza della mafia oggi è questa: non ha visibilità e si ristruttura e si organizza negli affari, diventando sempre più potente". Pertanto, secondo Grasso, è importante educare i ragazzi alla legalità: "I problemi non si risolvono mettendo in carcere i mafiosi, ma se voi giovani riuscirete a costruire una classe dirigente che dica no alla mafia e all'illegalità".
"Si cerchi la verità in silenzio". "La verità va cercata ovunque - ha proseguito il procuratore nazionale antimafia, Grasso, parlando con i ragazzi - bisogna farlo magari con maggiore silenzio per ottenere risultati migliori". Il riferimento è stato alle nuove indagini sull'attentato fallito all'Addaura contro Giovanni Falcone, al centro di un'inchiesta della Procura di Caltanissetta che indaga sul coinvolgimento di apparati deviati dei servizi segreti nella preparazione dell'attentato. Senza entrare nello specifico delle indagini, Grasso ha tuttavia aggiunto: "Non bisogna identificare lo Stato con personaggi infedeli, di infedeli ce ne sono anche nella magistratura. Ma quello non è lo Stato per cui sono morti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che rappresentano un patrimonio che non possiamo disperdere e che oggi ricordiamo".
Cicchitto: Falcone fu autonomo, non ascoltare giustizialisti. La storia "autentica" di Falcone è "ben diversa da quella che oggi raccontano i giustizialisti di sinistra e anche alcuni di destra ad essi subalterni", ha voluto dire Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati del Pdl. "Falcone è stato la quinta essenza del magistrato realmente autonomo da qualunque forza politica e ha condotto la lotta alla mafia in quanto tale, non per strumentalizzarla per fini politici", ha detto. "Per questo egli fu attaccato in vita da Leoluca Orlando, da Pizzorusso, dall'Unità, da Magistratura democratica. Poi Falcone fu trucidato dalla mafia con una tempistica straordinaria anche per condizionare l'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Su di lui e anche sugli altri disse parole di verità Ilda Boccassini e di ciò le va dato atto. Falcone rimane un modello ineguagliabile di magistrato realmente autonomo. Anche per questo, la mafia e chi voleva la destabilizzazione totale della prima Repubblica, lo hanno assassinato ricorrendo, non a caso, a mezzi straordinari", ha concluso precisando che "ha ragione il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso quando afferma che la magistratura deve essere indipendente dall'esecutivo, ma in uno Stato di diritto essa deve essere indipendente anche dalle forze politiche, altrimenti viene meno la sua terzietà. Ciò purtroppo non è la realtà di una parte della magistratura italiana".
Il ministro Alfano. "Un eroe moderno, simbolo di una magistratura autonoma, indipendente e coraggiosa - ha detto il ministro della Giustizia - che ha reso onore alla Sicilia e all'Italia nel mondo. Il mio è un impegno pubblico: mai sarà messa in discussione l'autonomia e l'indipendenza della magistratura", ha aggiunto il ministro, nel corso del suo intervento replicando a quanto affermato da Grasso.
I giovani da tutta Italia. Intanto, sono più di tremila le persone che hanno partecipato al convegno organizzato nell'Ucciardone di Palermo - luogo simbolo della lotta alla mafia - per la commemorazione. Duemila e cinquecento studenti di tutta Italia sono arrivati assieme al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, i ministri dell'Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano, il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso e il procuratore di Palermo, Francesco Messineo. Al convegno è presente, tra gli altri, anche il capo della Polizia, Antonio Manganelli. La manifestazione si è aperta con un filmato su Falcone.
Maria Falcone. "Di sicuro siamo più vicini alla verità e non è retorica. Tutte le notizie che vengono fuori a poco a poco ci danno la quasi certezza che non è stata solo la mafia. Io già lo sapevo, me lo aveva detto Giovanni che dietro la mafia ci sono menti raffinatissime. E' diritto di tutti gli italiani sapere cosa c'è stato dietro le stragi", ha detto Maria Falcone, sorella del giudice.
I progetti della Gelmini. Trasformare una discarica abusiva di rifiuti speciali pericolosi in un parco per l'ippoterapia per ragazzi disabili. Individuare situazioni di disagio nel proprio istituto e proporre percorsi didattici particolari per esprimere le tensioni in modo creativo. Favorire percorsi di cittadinanza attiva contro l'alto tasso di povertà culturale che facilita l'illegalità. Sono questi i tre progetti del concorso 'Un patto per la legalita, premiati oggi dal ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, e dalla fondazione Falcone, in occasione delle commemorazioni per il 18° anniversario della strage di Capaci.