“Negli ultimi 15 anni siamo stati spettatori e protagonisti di un cambiamento di clima: - spiega Marrocco ai nostri microfoni- abbiamo lavorato tantissimo per la diffusione della cultura della legalità, specialmente nelle scuole. Oggi però bisogna mettere in atto trasformare in pratica ciò di cui abbiamo discusso in questi anni: la cultura della legalità deve diventare pratica quotidiana di ognuno di noi. Questa è la grande scommessa dei tempi odierni: ognuno di noi deve prefiggersi l’impegno di dare il buon esempio. Ognuno di noi ha il dovere di fare onestamente il proprio lavoro. E questo vale sia per chi veste cariche importanti, sia per il semplice impiegato, per il medico e il professionista … Solo dando il buon esempio si può sconfiggere il cattivo esempio”.
Per organizzare “La Settimana della Legalità”, per la prima volta a Trapani, si sono create delle sinergie importanti tra le associazioni antiracket della provincia e tra i vari comuni della provincia stessa, con il supporto della Camera di Commercio e di Confindustria. Tutti uniti insieme per la lotta contro il racket e l’usura: un risultato importante, no?
“Sì, questo è uno dei segnali del lungo lavoro che si è fatto in questi anni per diffondere la cultura della legalità. Finalmente si è compreso che non bisogna lavorare disuniti, ma al contrario unirsi perché è l’unico modo per ottenere risultati, soprattutto in campi così difficili come quelli dell’usura e del racket dove riuscire a fare breccia all’interno di certe mentalità non è assolutamente semplice”.
Lei è anche deputato regionale del PDL. Quanto può essere imbarazzante o scandaloso, da questo punto di vista, il fatto che il presidente della regione siciliana sia indagato per mafia? Non pone una questione anche all’interno della classe politica regionale?
“In questo momento possiamo discutere solo di articoli di giornale… si tratta per lo più di chiacchiere. Sono davvero pochi i dati di fatto che provino che il presidente Lombardo sia coinvolto con la mafia. L’unico vero dato sul quale dovremmo confrontarci è il fatto che, in Italia, certe cose si vengono a sapere solo dai media e sicuramente questo non giova a un sistema giudiziario che dovrebbe dare certezze. Dall’altro lato, purtroppo, in Italia il problema della corruzione sembra non tramontare mai. Passano i tempi e il problema della corruzione si riscontra sempre in certa classe dirigente, indubbiamente la peggiore”.
Cosa significa essere un “finiano” nel PDL siciliano?
“Significa soprattutto rimanere coerenti con le proprie idee. Sebbene cambiare idea sia legittimo, è anche vero che la gente chiede certezze, stabilità ed equilibrio alla classe politica. E la classe politica continua a rispondere al contrario. Specie nella classe dirigente odierna, la coerenza è divenuta un’optional. Per me appartenere ai “finiani” vuol dire mantenere la mia coerenza”.
E’ vero che, a giugno, Gianfranco Fini verrà a Trapani?
“Sì, assolutamente. Questa settimana verrà definita la data esatta della visita di Gianfranco Fini. Organizzeremo un incontro il cui tema sarà probabilmente proprio quello della legalità”.
Pamela Giampino