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17/05/2010 04:21:42

Il Pil in Provincia di Trapani: - 6,3%

una attenta analisi del tessuto imprenditoriale locale, oltre che della ricchezza prodotta, dei bilanci delle famiglie, del sistema creditizio, del commercio internazionale e della struttura occupazionale, tutti dati che “fotografano” l’andamento dell’economica in provincia. Il “Rapporto Trapani 2010” è stato predisposto dall’Ufficio Studi e Statistica della Camera di Commercio.

 

Il quadro che viene fuori dai dati statici raccolti non è per niente confortante, con diversi indici che continuano a segnare valori negativi, ad iniziare dal Pil, con una perdita del –6,3 per cento, uno dei peggiori registrato in Sicilia. La grave crisi economica non ha dato tregua per tutto il 2009 e diversi settori hanno registrato pesanti cali, ad iniziare dall’agricoltura. Le imprese sono in forte difficoltà. Il saldo nati-mortalità delle imprese della provincia di Trapani è stato uno dei peggiori a livello nazionale, con il –1,68 per cento. Praticamente il numero delle aziende che hanno chiuso i battenti è più alto rispetto a quello delle imprese che hanno avviato le loro attività. Nel 2009 si sono registrate solo 2.500 nuove iscrizioni, il dato più basso degli ultimi dodici anni ed il numero delle imprese in provincia di Trapani è passato dalle 52.000 del 2007 alle 49.673 del 2009. Il settore che va peggio è l’agricoltura, con un calo del meno 5 per cento, dato che deve comunque essere “letto” anche alla luce delle novità normative degli scorsi anni che favoriscono la fuoriuscita dalle aziende agricole dal Registro delle imprese. In calo anche le costruzioni e l’artigianato, mentre segnali confortati arrivano dal manifatturiero e dal commercio, che tutto sommato ha retto bene l’onda d’urto della crisi, con un calo del numero delle imprese del -1 per cento. In crescita invece il settore turistico con un più 2,5 per cento e 1600 imprese iscritte tra albergatori e ristoratori. Continua a crescere anche il settore dei servizi, con un +1,4 per cento. Il dato che emerge dai numeri del “Rapporto Trapani 2010” è poi l’ulteriore terziarizzazione delle struttura imprenditoriale trapanese, con le imprese del commercio e dei servizi che rappresentano ormai il 44 per cento del tessuto imprenditoriale trapanese.

“Il momento resta particolarmente difficile, ma nonostante la pesante crisi che sta attanagliando l’economia, affianco ai dati negativi emergono diversi segnali confortanti che ci inducono ad avere fiducia per il futuro”, evidenzia il presidente della Camera di Commercio di Trapani Giuseppe Pace. Tra i primi segnali positivi, il recupero delle vendite all’estero registrato negli ultimi tre mesi del 2009. “Oltre alla tenuta dei nuovi settori trainanti dell’economia trapanese –  spiega il presidente Pace -, in alcuni casi anche con buone punte di crescita come nel caso del turismo, il dato che ci induce ad un moderato ottimismo è quello del commercio internazionale. L’export trapanese ha resistito all’onda d’urto della crisi del commercio mondiale, registrando si un trend negativo, ma nettamente superiore a quanto accaduto sia in Sicilia che nel resto d’Italia, con una diminuzione nazionale del -21 per cento a livello nazionale e addirittura del -37 per cento delle vendite siciliane”.
La provincia di Trapani è quella che con il -15,2 per cento ha subito il minor calo delle esportazioni. “Il made in Trapani – sottolinea il presidente dell’ente camerale - ha continuato ad affermarsi in giro per il mondo per l’eccellenza e l’alta qualità dei suoi prodotti. Come Camera di Commercio di Trapani in questi anni abbiamo puntato con forza e decisione sulla promozione dei nostri prodotti, accompagnando le nostre imprese in giro per i mercati di tutto il mondo. Una strategia che alla lunga si sta mostrando vincente. Le nostre imprese si stanno affermando in molti nuovi mercati, ad iniziare da quelli dei paesi Medio-Orientali, ma anche in Asia e nell’America Settentrionale”. Tra i maggiori acquirenti delle merci trapanesi ci sono gli Stati Uniti, ma anche l’Arabia Saudita, soprattutto per quel che riguarda l’export di marmo lavorato, uno dei settori maggiormente da traino assieme a quello delle bevande, rispettivamente col +2,5 per cento ed il +3 per cento. Buone anche le vendite verso la Germania e Malta. Sono stati poi aperti nuovi canali commerciali con la Finlandia, la Cina ed il Sud-Africa.

“Nonostante la crisi – sono sempre la parole di Giuseppe Pace - le imprese hanno tutto sommano mostrato grande “coraggio”, reagendo con fermezza alla congiuntura sfavorevole. Le nostre aziende stanno facendo la loro parte ma la ripresa dipenderà anche dalle risposte e dalle iniziative che gli attori pubblici sapranno mettere in campo, offrendo loro servizi moderni e rispondenti alle loro esigenze, snellendo le procedure burocratiche. Bisogna poi puntare sulla formazione, la ricerca e l’innovazione, oltre che sulla promozione e l’internazionalizzazione. E poi c’è il nodo dell’accesso al credito oltre che quello della carenze di infrastrutture, soprattutto per quel che riguarda strade, autostrade e rete ferroviaria. Mali quanto mai antichi ma ancora irrisolti. E mai come adesso c’è bisogno di azioni concrete per aiutare le imprese, che restano il motore propulsivo della nostra economia, capace di dare lavoro e benessere. Come Camera di Commercio di Trapani stiamo facendo la nostra parte e invitiamo tutti gli altri attori pubblici a collaborare per attuare delle sinergie per lo sviluppo del tessuto produttivo trapanese. In ballo c’è la tenuta dell’intero sistema produttivo trapanese”.


Tessuto imprenditoriale

Il numero delle imprese continua a diminuire. In La provincia di Trapani si è registrato un tasso di sviluppo particolarmente negativo (-1,68%): resta molto alto il numero delle cancellazioni, pari a 3.383 nel 2009 contro le 3.544 del 2008, livello più elevato mai toccato. Il fenomeno più preoccupante resta comunque quello della continua riduzione di nuove iscrizioni, che ormai superano di poco le 2.500 unità, il livello più basso degli ultimi dodici anni. Basti pensare che, a fine 2007, nonostante l’incremento di cancellazioni, le iscrizioni erano state più di 2.900, con un tasso di natalità del 6,4%, contro l’attuale 5%. La nostra provincia è risultata, nel 2009 una delle peggiori a livello italiano, nel saldo della nati-mortalità (-1,68%), che, a livello medio nazionale, è stato pari al +0,28%, -1% in Sicilia. Occorre comunque precisare che dietro questi risultati poco brillanti, oltre alla pesante influenza esercitata dalla congiuntura sfavorevole, vi sono anche delle motivazioni straordinarie, che hanno contribuito a far crescere in maniera esponenziale il numero di cancellazioni al Registro delle Imprese e che possono essere riassunte della norma che consente agli agricoltori, con un valore della produzione inferiore a 7.000 euro, di non iscriversi o di cancellarsi, se già iscritti, al Registro delle Imprese, mantenendo la Partita Iva. Tutto ciò ha portato lo stock delle imprese registrate in provincia di Trapani a passare dalle 52.000 unità nel 2007, alle 50.512 del 2008 (51.101, escludendo le cessazioni d’ufficio) e alle 49.673 dell’ultimo anno. Sempre per quel che attiene la struttura imprenditoriale, andando a vedere i singoli settori, emerge chiaramente il trend nettamente negativo dell’agricoltura con un -5%, dato che influenza pesantemente il saldo della nati-mortalità complessivo, facendo registrare, in valori assoluti, una diminuzione di ben 828 imprese sulle 839 in meno del totale della struttura imprenditoriale della nostra provincia. La pesca ha registrato un modesto calo (-0,15%) mentre il settore industriale ha pressoché tenuto registrando lo stesso livello di imprese presenti a fine 2008 (4.316 contro le 4.318 del 2009), grazie agli incrementi registrati da alcuni comparti specifici, quali quello delle imprese alimentari e delle bevande (con un aumento di quasi l’1% rispetto al dato del 2008) e dell’energia (passato da 25 a 42 imprese in un solo anno). Sull’andamento del settore ha influito negativamente la sfavorevole congiuntura delle imprese artigiane manifatturiere (particolarmente rilevanti per questo settore), che si sono ridotte di 44 unità (con una variazione negativa sul 2008 che sfiora il 2%).
Il settore delle costruzioni ha fatto registrare, nel 2009, la prima variazione negativa (-0,3%), dopo anni in cui aveva fatto da traino per l’intero sistema imprenditoriale. Le motivazioni rimangono le medesime, e cioè l’esaurimento delle favorevoli condizioni congiunturali che avevano spinto molti, anche grazie alle agevoli condizioni bancarie, ad investire nel “mattone”. Vale la pena sottolineare che le imprese artigiane del comparto risultano molto più penalizzate, con un arretramento numerico molto pesante che sfiora il 3%. Evidentemente, molti piccoli imprenditori, non più allettati dalle favorevoli condizioni di mercato, hanno iniziato a chiudere i battenti, cercando lavoro alle dipendenze o altre soluzioni, evidentemente meno onerose.
Anche il settore commerciale, nonostante le fosche previsioni, ha, tutto sommato, retto bene l’urto della crisi, facendo registrare un calo delle imprese registrate, rispetto all’anno precedente, dell’1%, poco oltre quanto successo negli ultimi due anni, quando la riduzione era stata dell 0,8%. Approfondendo un po’ l’analisi, emerge una tenuta del commercio all’ingrosso, con addirittura 20 imprese in più, rispetto alla fine del 2008, mentre il commercio al minuto evidenzia un appesantimento del trend imprenditoriale, nel corso del 2009, dell’1,5%.
Non conosce soste, invece, il settore turistico, che pur non raggiungendo i livelli precedenti l’inizio della crisi, cioè del 2008, ha registrato un tasso di crescita della struttura imprenditoriale, comunque sostenuto, del 2,5% (superiore alla variazione dell’anno precedente del 2%), superando la soglia delle 1.600 imprese iscritte, tra albergatori e ristoratori.
Anche i servizi, complessivamente, si contraddistinguono per un andamento positivo del trend imprenditoriale, anche se meno sostenuto rispetto agli ultimi anni. Il tasso di crescita su base annua è dell’1,4%, leggermente al di sotto di quello relativo al 2008 (+1,6%), e sembrerebbe frenato proprio dai servizi alla persona, che, con una crescita inferiore all’1%, sembrano aver esaurito la spinta propulsiva degli ultimi anni, allorquando sia l’istruzione che la sanità (piccoli comparti ma molto attivi) avevano fatto registrare tassi di crescita tra il 5 e il 10%. Mantiene una tendenza positiva, invece, il comparto dei servizi alle imprese, con un’accentuazione della tendenza di crescita, nel 2009, dell’1,8%, su base annua, addirittura quasi doppia rispetto a quanto registrato nel 2008.
Altro fenomeno a cui si è assistito in questi anni è la terziarizzazione della struttura imprenditoriale trapanese: le imprese del commercio e dei servizi rappresentano ormai il 44% del tessuto imprenditoriale (contro il 40,7% del 2005), anche a causa della continua fuoriuscita di imprese dall’agricoltura, che, insieme alla pesca, rappresentano, ormai, poco più di 1 impresa su 3 (per la precisione il 36% del totale contro il 40,6% del 2005). Il secondario si mantiene sullo stesso livello dello scorso anno, al 20%.
Particolarmente negativo anche l’andamento del comparto artigiano, che ha registrato un’accentuazione del trend negativo dello scorso anno, con una riduzione delle imprese dalle 7.941 del 2008 alle attuali 7.805 (-1,7%), originato, più che da un’impennata delle cessazioni, da un crollo del tasso di natalità (si sono, infatti, iscritte 120 imprese in meno rispetto all’anno precedente). Il settore che più ha influito su tale arretramento è quello delle costruzioni (-3,1%), che da solo incide per oltre il 50% su tale tendenza, con 69 imprese in meno, rispetto al 2008. Significativo anche il calo di imprese registrato dalla lavorazione del marmo e del legno (per entrambi cali attorno al 5%). Pochi i comparti che si salvano dall’andamento negativo ma, tra questi, vale la pena di sottolineare l’evoluzione positiva della trasformazione di alimentari, cresciuta in un anno del 2,5%.


Ricchezza prodotta

Il Prodotto Interno Lordo, indicatore che misura la ricchezza prodotta, ha fatto registrare, nel corso del 2009 un pesante arretramento. In tutto il paese si somo registrati cali compresi tra il 3,5 ed il 3,9%. La provincia di Trapani, secondo quanto stimato dall’Istituto Tagliacarne, ha registrato una perdita del Pil, rispetto all’anno precedente, ben più elevata, ovvero il - 6,3%, praticamente il doppio rispetto a quanto successo a livello nazionale e il 50% in più dell’arretramento siciliano. Inoltre, la nostra provincia è risultata una delle peggiore a livello regionale, essendo stata superata solamente da Caltanissetta e da Ragusa.
Per la provincia di Trapani, tale decremento fa seguito all’ottimo andamento del 2008 quando la variazione del Pil su base annua era stata del +5% (quasi il triplo di quanto accaduto sia a livello regionale che nazionale).
Purtroppo, il pesante arretramento del Pil ha portato la nostra provincia a perdere 3 posizioni nella graduatoria provinciale del Pil pro capite, facendoci scivolare al 101° posto, precedendo soltanto Enna (103^) ed Agrigento (penultima). I posti persi, rispetto alla posizione occupata nel 1995, sono addirittura 7.
Nel 2009, il Prodotto interno lordo per un abitante trapanese è stato, pertanto, pari a 15.764 euro, nettamente al di sotto del dato medio regionale, pari a 16 mila 700 euro. Ne consegue che la ricchezza prodotta nel 2009 attribuibile a un trapanese ha rappresentato il 62% di quella prodotta da un italiano medio, all’incirca la metà di un abitante nel Nord-Ovest del Paese e, addirittura, poco più del 41% di quella relativa ad un milanese, primo nella graduatoria per province.

Export

Nel 2009 le vendite all’estero dei prodotti della provincia di Trapani hanno segnato, rispetto a quanto avvenuto l’anno precedente, un calo di poco superiore al 15%. Questo risultato è il frutto di un pessimo andamento delle esportazioni nei primi nove mesi dell’anno, quando il calo percentuale delle vendite era stato superiore al 22%, mentre nell’ultimo trimestre del 2009 l’export ha recuperato, a conferma di quanto evidenziato dagli esperti di una ripresa del ciclo economico e di una riattivazione dei flussi commerciali internazionali, nella seconda parte del 2009. Contrariamente, a quanto avvenuto lo scorso anno, il trend trapanese, pur se negativo, risulta nettamente superiore a quanto accaduto sia nella nostra regione che in media in Italia. Il 2009 ha, infatti segnato una diminuzione dell’export nazionale del 21% circa e, addirittura del 37% delle vendite siciliane. In ambito regionale, la nostra provincia risulta essere, dopo Agrigento, quella che ha registrato, con il 15,2%, il minor calo. Il dato che emerge in Sicilia e che le province più attive nei settori dei prodotti tipici del dell’alimentare sono state meno penalizzate dalla crisi internazionale.
L’analisi trimestrale evidenzia, inoltre, un notevole recupero delle vendite all’estero delle imprese trapanesi nell’ultimo trimestre del 2009 a testimonianza di una probabile ripresa dell’export per il 2010. Le due voci merceologiche più rilevanti per il nostro territorio, cioè le bevande e il marmo lavorato, continuano a svolgere un ruolo di traino per le vendite all’estero della nostra provincia. In un periodo particolarmente difficile per i commerci internazionali, infatti, entrambi i settori hanno realizzato un incremento delle vendite, rispetto all’anno precedente, tra il 2,5 e il 3%. Per quanto riguarda le bevande, che per la prima volta troviamo depurate dall’export del prodotto distillato, grazie alla diversa classificazione introdotta dall’ Istat e che pertanto risultano ridimensionate rispetto agli anni precedenti, le vendite hanno di poco superato i 40 milioni di euro di controvalore e, pur risultando superiori ai 39 milioni del 2008 non raggiungono i livelli del 2007. Tale positivo andamento, almeno rispetto al 2008, trova giustificazione nella sostanziale tenuta di tutti i principali mercati di sbocco, a cominciare dagli Stati Uniti, la Germania e la Svizzera, per finire alla Francia, al Canada e al Regno Unito. Risultano invece scomparse le esportazioni del prodotto distillato (siamo passati dai 25 milioni del 2008 agli appena 226 mila del 2009), sicuramente a causa dell’esaurimento delle scorte create con la recente distillazione di crisi.
Il settore marmifero invece ha visto crescere le vendite di prodotto lavorato, mentre ha registrato un calo del prodotto grezzo. Quest’ultimo, che ha due soli mercati di sbocco, l’India e l’Egitto, ha visto ridurre, nel 2009, del 30% il controvalore delle esportazioni su base annua, le cui motivazioni vanno individuate nel dimezzamento degli acquisti egiziani. Il prodotto lavorato invece, le cui esportazioni hanno superato i 34 milioni di euro, ha usufruito della continua crescita della domanda da parte dei mercati medio-orientali e dell’Arabia Saudita in particolare, che da sola rappresenta ormai circa il 50% dell’export di marmo lavorato, e che ha controbilanciato il pesante calo verso gli Stati Uniti.
Altra nota positiva dell’export trapanese è rappresentato dai prodotti della pesca e dell’acquacoltura, che hanno registrato nell’ultimo anno una crescita superiore al 45% delle vendite, passando dai 4,5 milioni del 2008 ai 6,5 del 2009. Tale sviluppo risulta favorevolmente condizionato più che dall’incremento di vendite verso paesi già acquirenti, dall’apertura di nuovi mercati di sbocco quali il Giappone, gli Stati Uniti e, in primis, Malta, che con poco meno di 1,9 milioni di euro ha raggiunto la quota di mercato del 28%.
Particolarmente pesante risulta il calo dell’export oleario trapanese. In un solo anno, le vendite sono calate del 42%, passando dagli oltre 15 milioni di euro di controvalore del 2008, agli attuali 8,7 milioni di euro. Su tali risultati ha influito pesantemente la congiuntura negativa degli Stati Uniti, nostro principale mercato di sbocco (con l’80% circa di quota di mercato), che ha visto in un solo anno quasi dimezzare gli acquisti statunitensi (siamo passati infatti da quasi 12 a 6,2 milioni di euro). Anche il Canada, secondo mercato di sbocco per l’olio trapanese, ha registrato un calo delle vendite di quasi il 20%.
Anche il comparto della frutta e ortaggi lavorati, ha segnato una battuta d’arresto, significativa non tanto nella dimensione della variazione, (il calo è stato del 3,5%), ma perché interrompe un trend di crescita che aveva portato in pochi anni tale tipologia merceologica a posizionarsi al quarto posto fra le merci più vendute. Basti pensare che la variazione annua nel 2008 era stata del 24%.
Di contro, hanno visto crescere i loro acquisti i Paesi Medio- Orientali, dell’America settentrionale e gli altri paesi dell’Asia. Gli Stati Uniti, nonostante il pesante calo dell’export di olio, hanno rafforzato la loro leadership di principale acquirente delle merci trapanesi, superando con una crescita del 10% la soglia dei 25 milioni di euro. Al secondo posto troviamo l’Arabia Saudita con 17 milioni di euro, grazie all’ottimo andamento dell’export di marmo lavorato (+40%). Buone anche le vendite verso la Germania (+23%) e Malta, mentre vale la pena sottolineare l’apertura di nuovi mercati, pur nella limitatezza dei valori, come la Finlandia che, con 1,5 milioni di euro ha più che quadruplicato gli acquisti, la Cina e il Sud-Africa.


Credito

Nella provincia di Trapani, il ritmo di crescita dei prestiti bancari, negli ultimi 2 anni si è andato via via affievolendo, proseguendo il trend decrescente in atto dal 2006, in linea con quanto accaduto a livello nazionale. Nel 2009, in particolare, gli impieghi nella nostra provincia sono cresciuti, su base annua, appena dell’1,7% (contro il +4,5% del 2008), nettamente al di sotto di quanto accaduto in media nella nostra regione, che ha visto crescere i prestiti del 6%, e al di sopra della tendenza negativa fatto registrare dal dato medio nazionale (-0,2%, rispetto al 2008). L’analisi dell’andamento degli impieghi evidenzia, per la provincia di Trapani, una crescita decisamente meno sostenuta, nell’ultimo anno, per il ricorso ai prestiti da parte delle imprese, praticamente in linea con i dati del 2008 (appena dello 0,6% la variazione annua), a testimonianza di una congiuntura decisamente pesante, che sembra aver colpito, negli ultimi due anni, in modo piuttosto grave l’economia trapanese, e che ha inciso pesantemente sia sul fabbisogno finanziario delle imprese che sull’irrigidimento dei criteri adottati dalle banche per la concessione dei prestiti. Le famiglie consumatrici della nostra provincia, forse grazie al minore irrigidimento che ha, invece, interessato il sistema imprenditoriale, hanno visto, nel corso del 2009, aumentare il ricorso all’indebitamento (+3,65%), rispetto a quanto accaduto nel 2008, quando il tasso di sviluppo dei prestiti, rispetto all’anno precedente, era di circa un punto percentuale. Tale trend, che ha interessato tutta la parte meridionale del Paese, trova giustificazione soprattutto nella spinta data dal credito al consumo, in particolare nella seconda parte.
Per quel che riguarda i prestiti da parte delle banche, emerge che le costruzioni le costruzioni sono passate dal +16% del 2008 al calo di oltre 3 punti percentuali di quest’anno. Anche le imprese dell’industria in senso stretto hanno ridotto, nel 2009, del 2,5% il ricorso al credito, ma tale riduzione segue la sostanziale stasi dell’anno precedente (+1% su base annua), mentre, seppur di poco, si mantiene positiva la richiesta di credito da parte delle imprese del terziario (+0,4% nel corso del 2009 contro il + 3,7% dell’anno precedente).
A trainare la domanda di credito sono state le imprese con meno di 20 addetti (+1,7% la crescita rispetto al 2008), probabilmente a causa di crescenti problemi di liquidità, mentre le imprese con almeno 20 addetti, che tradizionalmente hanno un fabbisogno finanziario più elevato, a seguito dei pesanti investimenti da realizzare, hanno registrato un’analoga riduzione degli impieghi dell’1,7%.
I protesti, dopo il notevole calo dell’anno precedente, hanno ripreso la loro corsa, registrando una crescita numerica su base annua di oltre l’11% e, in controvalore, di quasi il 15%, passando da 27 milioni e 400 mila a 31 milioni e 400 mila euro. Tale incremento è, peraltro, da addebitare a tutte le tipologie di effetti. Gli assegni, che rappresentano i 2/3 dei protesti nella nostra provincia, sono cresciuti del 10% in controvalore e le cambiali del 17%, sfiorando la soglia dei 10 milioni di euro, ma la vera novità della tendenza crescente del 2008 è rappresentato dalle tratte, sia quelle accettate che non, che hanno praticamente raddoppiato il controvalore del 2007, sfiorando il milione e 600 mila euro, e invertendo un trend in atto da diversi anni.


Occupazione

Per quel che riguarda l’occupazione in provincia di Trapani l’Istat fornisce dati a dir poco catastrofici, che peraltro fanno seguito all’ottimo andamento del 2008. L’istituto di statistica rappresenta un quadro del mercato del lavoro trapanese particolarmente negativo con una riduzione di quasi 10 mila occupati in un solo anno. Si sarebbe infatti passati dai 132,7 mila occupati del 2008 agli attuali 122,9, con un calo percentuale, rispetto al 2008, superiore al 7%, variazione che non trova riscontro in nessun altro contesto territoriale. Basti pensare che il decremento occupazionale a livello siciliano è stato dell’1%, mentre a livello nazionale è stato dell1,6%. Inoltre, la Provincia di Trapani inciderebbe secondo l’Istat sul calo occupazionale in Sicilia per i 2/3.
I settori che, sempre secondo l’Istat, risulterebbero maggiormente penalizzati sono l’agricoltura (con quasi 3000 occupati in meno) e le costruzioni (con 2.700 occupati in meno). Tale decremento sembra peraltro non aver risparmiato nessun settore economico. Il terziario avrebbe perso 3.600 posti di lavoro mentre l’industria in senso stretto “solamente” 1.000. La nuova distribuzione settoriale vede il terziario al 73,1%, le costruzioni al 10,1%, l’agricoltura al 9,5% e l’industria in senso stretto al 7,3%. Significativa appare la distanza con quanto accade mediamente in Italia, in particolare nel settore primario e nell’industria in senso stretto: in quest’ultimo caso, gli occupati rappresentano oltre 1/5 del totale, mentre i lavoratori presenti in agricoltura sono il 3,8% di tutti gli occupati.
Di contro il numero di persone in cerca di occupazione, in provincia di Trapani, si sarebbe, nonostante il pesante calo occupazionale, ridotto passando dai 16mila del 2008 ai 15mila e 300 del 2009. Il doppio calo degli occupati e dei “disoccupati” ha portato ad un aumento del tasso di disoccupazione, passato dal 10,7% all’ 11,1% , rimanendo al di sotto del dato medio regionale (13,9%) e avvicinandosi al dato medio nazionale (7,8%), che ha fatto registrare, nel 2009, una crescita superiore rispetto a quello della nostra provincia.
È aumentato poi il numero di cassintegrati., pari a poco meno di 750 unità nell’anno 2009. E se l’andamento del mercato del lavoro, secondo le anticipazioni realizzate dall’Istituto Tagliacarne, nel 2009 è stato piuttosto negativo, il peggio, stando a quanto emerge dai primi dati del 2010 sul numero dei cassintegrati, sembra debba ancora arrivare. Se, infatti, in tutto lo scorso anno le persone in cassintegrazione erano state circa 750, nei primi 100 giorni del 2010, cioè fino al 9 di aprile, i cassintegrati risultavano già poco meno di 1.050.


I bilanci delle famiglie

Se a livello nazionale il reddito medio disponibile pro-capite è superiore ai 18 mila euro e quello relativo alle aree con più disponibilità, cioè il Nord-Ovest e il Nord-Est, arrivano a superare i 21 mila euro, la provincia di Trapani fa registrare un valore per abitante di poco superiore ai 12 mila e 600 euro, occupando la parte bassa della graduatoria provinciale nazionale, con un distacco di oltre il 30% dalla media nazionale e di circa il 40% con le aree più evolute del Paese.
La nostra provincia, nonostante un incremento nettamente più elevato, nel corso del 2008, rispetto a quanto accaduto nei 3 anni precedenti, risulta, inoltre, una delle province siciliane con il più basso reddito disponibile pro-capite, riuscendo a mettersi alle spalle soltanto Caltanissetta ed Enna (un trapanese medio dispone, infatti di un reddito disponibile inferiore di 350 euro rispetto a un siciliano medio). L’analisi dell’andamento del reddito negli ultimi 5 anni evidenzia, inoltre, un fenomeno piuttosto allarmante: dal 2004 al 2008 le famiglie della nostra provincia, il cui reddito pro capite risulta nettamente al di sotto di quanto accade nel resto d’Italia, non riescono a recuperare terreno, anzi fanno registrare crescite decisamente al di sotto (+8,2%) sia nei confronti del dato nazionale (12,6%) che regionale (+15,8%).
Trapani, nonostante abbia uno dei più bassi redditi disponibili pro-capite, ha però il reddito familiare più elevato del dato medio siciliano (con oltre 33.300 euro). Ciò va ascritto ad una maggiore presenza nel nostro territorio, rispetto alla media regionale, di nuclei parentali con 5 e più componenti, che influenzano pesantemente la media per abitante, a scapito di quelli meno numerosi.
Dal punto di vista patrimoniale, le famiglie della nostra provincia si mantengono agli ultimi posti della graduatoria nazionale (91^ su 103 province), mentre hanno recuperato posizioni in ambito regionale, posizionandosi a livello medio. Il valore medio del patrimonio delle famiglie trapanesi, nel 2008, è stato superiore ai 242 mila euro e, pur essendo aumentato, nell’ultimo anno, rappresenta meno dei 2/3 del patrimonio di un italiano medio e, addirittura meno della metà di quanto posseduto dagli abitanti di Aosta (prima in classifica con oltre 509 mila euro), Milano e Sondrio.

 



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