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11/05/2010 04:39:49

C'è tanto petrolio al largo delle Egadi. E ora?

Le fasi successive di ricerca daranno nota della reale esistenza e portata del giacimento.
Brun parla di un giacimento sottomarino in grado di produrre 150 mila barili di petrolio al giorno.
Tenuto presente che oggi in tutta Italia si producono circa 130.000 mila di barili al giorno è chiara l’enorme portata del giacimento nostrano.
A placare eventuali entusiasmi sono comunque le tempistiche per operazioni del genere (sempre ammesso la portata del giacimento sia quella prevista) e le prevedibili difficoltà di carattere ambientale che potrebbero sollevarsi.
Fatto sta che questo lembo di Sicilia potrebbe in futuro diventare la nuova frontiera del petrolio in Europa.

A ricostruire tutti gli strani passaggi è Sinistra Ecologia & Libertà di Trapani:  "Lo scorso 24 aprile, a pag. 18 del Giornale di Sicilia veniva pubblicato un “avviso pubblico” a firma della società SAN LEON ENERGY, relativo ad una richiesta di “Pronuncia di compatibilità ambientale” al Ministero dell’Ambiente ed al Ministero dei Beni Culturali, per la “registrazione di una campagna sismica 3D di circa 100 km2” al largo “delle coste di Marsala (distante fino ad un minimo di 1 km)”.
Si tratta di un atto collegato al permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi classificato con il numero D352-CL-SR e concesso nel gennaio 2009 dal Ministero dello Sviluppo Economico alla San Leon Energy, un’azienda che opera a livello internazionale nel settore della ricerca e produzione petrolifera con progetti in Nordafrica, Europa e America settentrionale.
La concessione offshore riguarda l’area in cui ricade il già noto pozzo denominato “NARCISO”, sito nella zona di mare tra la Riserva delle Egadi e la Riserva dello Stagnone, dove la presenza di petrolio fu accertata dall’ENI già nel 1986. In quel periodo, tuttavia, a fronte di un prezzo del petrolio di circa € 10 al barile, l’estrazione risultò essere antieconomica e negli anni ’90 il sito fu abbandonato in seguito alla scadenza della concessione. Con i prezzi odierni, invece, l’utilizzo del pozzo, con l’installazione di piattaforme petrolifere a mare, la perforazione del fondale da trivellare fino a quote di almeno 700-800 mt. e l’estrazione del greggio, sembra essere tornato un buon affare.
Ma vista l’ubicazione e le correnti marine che in quel punto vanno da Marsala verso le Egadi è logico ed immediato pensare che qualsiasi ricerca o trivellazione dei fondali disturberà gli equilibri dell'area marina e della riserva, protette per legge. Ci chiediamo: basterà l’ovvietà di questa constatazione ad impedire la pronuncia di compatibilità ambientale?
Incredibile il tempismo del Governo italiano nell’autorizzare il progetto, in coincidenza con il drammatico disastro del Golfo del Messico ed in controtendenza con il fatto che già da un po’ di tempo si stia invece cominciando a parlare di moratoria alle piattaforme per tutto il Mediterraneo. Un mare sulle cui acque già si muove il 30% di traffico di petrolio e dove, secondo gli esperti, se ci dovesse essere un “incidente” sarebbe ''una catastrofe”. Incidenti su piattaforma che non sono poi così rari: ben 20 in 20 anni. Lo stesso Silvio Greco (dirigente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) ha dichiarato di recente che dal momento che “il Mediterraneo ha un ricambio modestissimo, essendo un bacino chiuso”, è chiaro che un eventuale “incidente avrebbe conseguenze devastanti” e che quindi fare campi di trivellazioni in aree costiere delicate ''è da sconsiderati''.
Va infine sottolineato che il Ministero Sviluppo Economico ha autorizzato in Sicilia, alla San Leon Energy ben tre concessioni, tutte nel mare della nostra provincia. Oltre a quella sopradescritta, ve n’è una seconda, situata più al largo, un poco più a sudovest della precedente. Mentre la terza, ancora più grande (quasi 500 km2) torna ad essere anche questa molto vicina alla costa, in prossimità di Selinunte, e si estende fino a Sciacca.

L'onorevole Giulia Adamo mostra tutta la sua contrarietà rispetto alle verifiche che la Shell Italia ha fatto al largo delle Isole Egadi,: «È una battaglia di civiltà che dobbiamo condurre tutti assieme. Condivido le critiche che arrivano dalla comunità isolana. Le istituzioni locali facciano la loro parte facendo sentire una voce forte e chiara. Non dobbiamo tentennare. Ho già chiesto un incontro con l'assessore regionale al Territorio ed Ambiente Roberto di Mauro. Il governo Lombardo deve fare la sua parte. E' a conoscenza del problema anche il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo».
«Gli interessi della Shell - conclude l'on. Adamo - non sono compatibili con il progetto di sviluppo delle Isole Egadi. Ci opporremo con tutte le nostre forze e con tutti gli strumenti della politica per bloccare il rischio di uno scempio ambientale che taglierebbe le gambe all'intero territorio trapanese».
Sullo stesso tema interviene il presidente della commissione Ambiente del Senato, Antonio D'Alì (Pdl): «Il Parlamento - dice - intervenga perché vengano posti per legge dei paletti di salvaguardia in prossimità delle aree marine protette e coste di pregio». Nei giorni scorsi il senatore Antonio D'Alì aveva già giudicato ogni attività di ricerca e prospezione di idrocarburi «assolutamente intollerabile e in perfetto contrasto con qualsiasi politica di conservazione dell'ambiente marino, in generale, e di quello ad altissimo pregio delle Egadi in particolare», ora ha annunciato di voler presentare un emendamento «che assicuri la salvaguardia delle riserve, delle aree, delle coste e dei fondali di pregio, da inserire nel nuovo disegno di legge sulle aree marine protette». In tal modo la materia della protezione dei nostri mari torna pienamente all'esame del Parlamento: «Ritengo indispensabile una totale e convinta difesa, come già in passato, delle nostre coste e del nostro "oro blu" che è uno dei mari tra i più belli al mondo. Infine - conclude D'Alì - ritengo di dover sollevare il problema nella sua rilevanza nazionale poiché le autorizzazioni rilasciate nel tempo includono molte altre località marine di elevato pregio ambientale (vedi ad es. Mare Puglia che significa prossimità alle Isole Tremiti) e quindi si impone una valutazione complessiva e di fondo dell'eventuale impatto di nuove perforazione sull'intero ecosistema del Mar Mediterraneo, già oggi il mare a più elevata presenza di residui di idrocarburi del pianeta».
 

A prendere posizione in riferimento al paventato pericolo di trivellazioni nel tratto di mare antistante il litorale trapanese è Vito Campo, Coordinatore Provinciale del Movimento UDC Giovanile oltre che vice-presidente del consiglio comunale di Favignana: «Più che parlare dell’istituzione di un nuovo polo petrolchimico, anche alla luce dei disastri ambientali a cui abbiamo recentemente assistito nel fiume Lambro o nel golfo del Messico, oggi dovremmo parlare della riconversione dei siti petrolchimici... Trapani si è affacciata alla ribalta di una platea internazionale di turisti grazie principalmente allo splendido mare che la circonda. L’arcipelago delle Egadi, oltretutto, non è secondo a nessun altro comprensorio italiano per la bellezza e la pulizia delle proprie coste. Le nostre isole, sono oggi presenti nell’immaginario collettivo per la bellezza della natura incontaminata, per la solarità dei paesi e dei porticcioli e per la loro storia di civiltà antiche che si avverte ovunque.Un'area marina di superba bellezza, così ricca di rare specie di avifauna e di pesci pregiati, non può permettersi il rischio di inquinamento ambientale da idrocarburi. La politica adesso deve fare la sua parte per tutelare il territorio».

Scrive Paolo Ruggieri: "Aggiungo, alle altre, la mia preoccupazione per le esplorazioni sottomarine in corso al largo delle Isole Egadi, per la ricerca petrolifera da parte della Shell Italia. Appena alcuni giorni addietro il mondo è stato vittima del disastro ambientale provocato dalla esplosione nella piattaforma petrolifera della British Petroleum. Il nostro delicato ecosistema mediterraneo mai potrebbe sopportare e superare un inquinamento marino di tal fatta e pertanto occorre porre in essere tutte le possibili iniziative a salvaguardia delle nostre coste e delle nostre acque. Invito conseguentemente tutte le Autorità competenti a vigilare con la massima attenzione nei riguardi delle problematica che investe l'Arcipelago delle Egadi e la nostra Provincia, essendo l'ambiente un bene assolutamente da salvaguardare, anche per lo sviluppo economico e turistico nonché per una migliore qualità della vita".



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