La pena più pesante (25 anni e 10 mesi di carcere) è stata inflitta a Giuseppe Sucameli, architetto, ex dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di Mazara del Vallo, mentre a 17 anni e mezzo di reclusione è stato condannato Salvatore Anteri. Per entrambi il pm Pierangelo Padova aveva chiesto 20 anni.
A 10 anni ciascuno, invece, sono stati condannati Salvatore Giliberti, Mario Ingargiola e il marsalese Angelo Licciardi. Nove anni e mezzo, poi, sono stati inflitti a Giuseppe Eliseo, che ha iniziato a collaborare con la giustizia nel corso del processo, 6 anni e 26 mila euro di multa a Matteo Tamburello, figlio di Salvatore Tamburello, storico esponente di Cosa Nostra a Mazara (entrambi, lo scorso anno, sono stati condannati dal Tribunale di Marsala per associazione mafiosa), e 4 anni e 20 mila euro di multa a Ignazio Alfieri.
Diverse le pene accessorie, tra cui anche la confisca di immobili e di un'auto a Salvatore Anteri. Qualche capo d'imputazione è, comunque, caduto. L'unico imputato assolto è stato Francesco Maggio, difeso dall'avvocato Walter Marino, per il quale l'accusa aveva chiesto 8 anni. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro 90 giorni. A stenderle, con il presidente Zichittella, saranno i giudici a latere Annalisa Amato e Roberta Nodari.
L'indagine ''El Dorado'' fu coordinata dalla Dda perché la principale ipotesi di reato era il traffico internazionale di stupefacenti. Cocaina, infatti, sarebbe arrivata in Sicilia da Spagna e Marocco.
Per l'accusa, l'organizzazione criminale era dedita non soltanto al commercio degli stupefacenti, ma anche alla sua produzione. Piantagioni di canapa indiana furono, infatti, scoperte tra Mazara e Campobello tra il 2006 e il 2007. La coltivazione della marijuana sarebbe stata avviata quando l'organizzazione non riuscì più ad importare cocaina. E questo perché ''saltarono'' alcuni collegamenti.
Al termine della sua requisitoria, il 9 aprile, il pm Padova aveva invocato condanne per circa 120 anni di carcere.
Antonio Pizzo - La Sicilia