Via fu ucciso perchè cercò di aiutare il collega Pietro Terraglia davanti ai delinquenti che volevano derubarlo dell'incasso dell'intera giornata. Proprio Terraglia è stato il teste chiave per la ricostruzione dell'omicidio, e nonostante abbia dimostrato più volte nella ricostruzio
ne dell'accaduto alcune incertezze, i giudici lo hanno considerato "sostanzialmente sincero", nonostante il trauma della rapina e dell'uccisione del suo collega. Le contraddizioni di Terraglia, alcune sue incongruità, per i giudici sono "inidonee a minare la sostanziale attendibilità della sua deposizione».
Per i giudici a sparare fu Della Chiave al quale però non è stato inflitto l'ergastolo per la collaborazione fornita nella fase delle indagini e durante il processo. La cosa singolare è che comunque Della Chiave ha sempre negato di essere presente sulla scena del delitto. Della Chiave ha però confermato in sede processuale che l'arma trovata in suo possesso era quella usata quella sera a Trapani per sparare a Nino Via e ucciderlo. Fondamentale è stato il lavoro investigativo che ha ricostruito la fuga di Montagna e Della Chiave a Trapani dopo l'omicidio, mentre le intercettazioni effettuate dopo l'arresto hanno confermato, secondo i magistrati, la colpevolezza dei due.