Definito in aula all'Ars il bilancio di previsione della regione per il 2010. Subito dopo il presidente Francesco Cascio ha posto all'ordine del giorno la discussione del disegno di legge sulle disposizioni programmatiche e correttive per l'esercizio finanziario in corso.
Il bilancio per il 2010, ammonta complessivamente a 27 miliardi e 196 milioni di euro. Il provvedimento sarà approvato in via definitiva insieme con la finanziaria, il cui esame, è stato già avviato.
"È stato esitato un bilancio con la condivisione di tutti i colleghi parlamentari - dice l'assessore all'Economia, Michele Cimino -. Senza distinzione di ruoli tra maggioranza e opposizione. Tutti, con grande senso di responsabilità, hanno collaborato anche attraverso la stesura del maxiemendamento concordato per arrivare all'approvazione nei termini previsti, rinunciando alla marea di emendamenti che avevano presentato".
"Un maxiemendamento - conclude - nel quale il governo ha potuto accogliere le richieste per interventi su famiglia, università e cultura, tutela della maternità, Ersu, teatri, Taormina arte, Inda, Orestiadi, oltre a misure per la salvaguardia degli incendi boschivi e interventi per le Asi".
Per la finanziaria resta il macigno di migliaia di emendamenti, una matassa che domani si cercherà di snellire. Dei 145 articoli originari della manovra, 25 sono saltati, stralciati, in tutto o in parte, dalla presidenza dell’Ars. Tra i motivi dell’esclusione la manifesta estraneità rispetto alla finanziaria, la mancanza di copertura, l’illegittimità costituzionale o il contrasto con la normativa europea. Con essi decadono anche tutti gli emendamenti connessi. La mannaia della presidenza è caduta ad esempio sul discusso articolo 43, che secondo l’allarme dei sindacati avrebbe potuto aprire le porte alle assunzioni del personale esterno degli uffici di gabinetto degli assessorati regionali. Salta anche l’articolo 71, ossia il rimborso dell’Irpef ai cassaintegrati, una delle richieste del Pd. “Sapevamo che era una norma a rischio, ma perché la materia è di competenza statale”, commenta senza drammatizzare Antonello Cracolici, capogruppo del Pd, che sottolinea come le proposte principali dei democratici, dal credito di imposta alle zone franche urbane, abbiano superato il primo scoglio. Va invece riscritto l’articolo 55 sulla stabilizzazione dei precari regionali. Salta l’articolo 12 che prevedeva il contributo delle imprese per il ristoro dei danni all’ambiente. Niente da fare anche per gli aumenti per i pensionati regionali (articolo 41) e l’istituzione delle sedi decentrate del dipartimento acqua e rifiuti. Stralciate anche le norme sulla privatizzazione dell’Ast (articolo 81 comma 2) e quelle che istituivano l’osservatorio sulle attività teatrali,il fondo regionale di garanzia per l’artigianato, le reti di monitoraggio ambientale, i parchi naturalistico-geominerari e il Parco naturale Monti Peloritani. Cassati i contributi alle manifestazioni turistiche, scelta che lascia “perplesso” l’assessore al ramo Nino Strano. Salta anche la norma sul personale dei consorzi di bonifica.
Soddisfatto il governo. L’assessore Cimino ha detto di condividere le decisioni della presidenza sugli articoli stralciati e ha auspicato adesso un clima di responsabilità e collaborazione per la manovra, che va approvata entro due giorni. Solo allora l’Ars darà il voto definitivo anche al bilancio, che per il 2010 ammonta a 27 miliardi e 196 milioni. Il maxiemendamento votato oggi stanzia una serie di risorse: ci sono, tra gli altri, fondi per l’Inda e per Taormina arte, contributi a sostegno della maternità (3 milioni in 3 anni), sei milioni per il Teatro Massimo di Palermo, altrettanti per il Bellini di Catania, 150 mila euro per l’archivio Rai, 9 mila euro per l’Orchestra sinfonica, 300 mila euro per un triennio alle Orestiadi di Gibellina, più di un milione all’anno per la vigilanza dei siti minerari, 4 milioni e mezzo all’anno per tre anni alle Università siciliane, 15 milioni per il triennio 2010-2012 per la prevenzione degli incendi.
LE PROPOSTE DEL PD. Il Pd ha ribadito le sue quattro proposte qualificanti che dovranno figurare nel testo che, alla fine, dovrà essere esitato dall’Ars. Si tratta di veri e propri “paletti politici di confine”, non contrattabili. Le condizioni necessarie per ottenere il voto di sostegno del Pd siciliano al documento finanziario in discussione: 1) ripubblicizzazione della gestione delle reti idriche; 2) aumento del numero dei siciliani aventi diritto all’esenzione
dal ticket sanitario per talune delicate prestazioni mediche e diagnostiche specialistiche (tac, risonanza magnetica, etc); 3) istituzione del tempo prolungato al pomeriggio nelle scuole siciliane ; 4) avvio della revisione e/o accorpamento delle 38 società regionali collaterali, partecipate o controllate, e degli enti pubblici ormai ad attività ridotta tipo l’Esa.
Ma è la ripubblicizzazione dell’acqua, l’indicazione politica prioritaria, che darebbe un segno tangibile della “discontinuità” con le precedenti gestioni governative del centrodestra siciliano. Per intanto il Lombardo ter, in Commissione Bilancio, ha fatto propri gli emendamenti Pd sull’acqua, trasformandoli nei corposi articoli 50 e 51 del testo della Finanziaria esitata per la votazione in aula. Per rafforzare ulteriormente la strada odierna della ripubblicizzazione dell’acqua, lo stesso Pd, il segretario regionale Giuseppe Lupo e Giovanni Panepinto hanno già depositato un sub emendamento che propone, ai sensi dell’art.14 dello Statuto autonomo della Regione, di far dichiarare l’acqua e il suo sistema di gestione: “bene e servizio pubblico privo di rilevanza economica”. Ossia riuscire a fissare in una norma di legge di valenza parastatutaria, il principio dell’Onu secondo cui l'acqua è un bene vitale per l'umanità. Come bene collettivo, indisponibile nella sua gestione sia al commercio che al profitto dei privati. Esattamente quello che ha già prodotto - con omologhe modifiche statutarie già approvate in ben 143 comuni siciliani di tutte le nove province dell’Isola - il movimento dei sindaci per “l’acqua bene pubblico”. Opinione che ormai rappresenta fisicamente un milione e mezzo di cittadini siciliani, contrari alla devoluzione ai privati della discrezionalità nella gestione delle reti idriche comunali e regionali.
“Con il proposto articolo 50 della Finanziaria ci stiamo impegnando ad identificare il criterio giuridico e contrattuale per potere giungere alla risoluzione, in modo meno oneroso possibile – spiega Giovanni Panepinto deputato regionale del Pd ed uno dei portavoce del “movimento dei 143 comuni” - dei contratti di gestione affidata ai privati, attualmente attivi in sei province su nove. Sfruttando la possibilità di utilizzare, nel frattempo, la decisione del parlamento nazionale che ha recentemente abrogato, comunque, l’articolo 148 del Dlgs n°152/2006, ossia la cancellazione degli Ato idrici”.
“Invece, con l’articolo 51 della Finanziaria, con la creazione del Comitato consultivo degli utenti, da allocare presso l’Assessorato regionale all’Energia – incalza Panepinto – abbiamo cercato di realizzare giuridicamente una camera di compensazione regionale permanente, per identificare e porre sotto vigilanza i costi del servizio idrico, a tutela delle tasche e dei diritti civili dei cittadini –consumatori.”
Non vi è dubbio che se all’Ars dovessero essere approvate anche queste due norme di legge sulla ripubblicizzazione dell’acqua in Sicilia, ci troveremmo di fronte ad un fatto storico, di valenza politica e di vantaggiosità economica, pari alla già esitata riforma sul sistema regionale dei rifiuti. Che, oltre a cancellare gli Ato, ha posto delle condizioni di legge oggettive per rendere tecnicamente non più praticabile la realizzazione dei termovalorizzatori nell’ambito del territorio regionale.