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22/04/2010 06:13:11

Mafia di Marsala: tutti condannati

Si è concluso così il processo a carico dei presunti esponenti della nuova mafia marsalese.Dieci anni di reclusione a Vito Rallo, ritenuto il nuovo reggente della cosca di Marsala. Otto anni e dieci mesi a Francesco Giuseppe Raia, sette anni a Maurizio Bilardello, sei anni e sei mesi a Gaspare De Vita, quattro anni e cinque mesi a Francesco Messina ed un anno e sei mesi a Dario Cascio.  Il giudice ha inoltre condannato gli imputati a risarcire i danni  nei confronti di un'azienda taglieggiata, Eurofish,  che si è costituita parte civile e nei confronti dell'Associazione Antiracket di Marsala. Il Comune di Marsala non si è costituito parte civile.

Con l'operazione coordinata dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai pm Marzia Sabella e Carlo Marzella, fu assestato un altro duro ''colpo'' alla riorganizzata ''famiglia'' mafiosa marsalese.
In carcere finirono Vito Vincenzo Rallo, 50 anni, ritenuto il nuovo reggente della cosca, al quale, poi, é stato notificato un altro mandato di cattura nell'ambito dell'operazione ''Nerone'', Giuseppe Francesco Raia, 43 anni, l'uomo che gestiva il racket delle estorsioni per conto dei boss, Maurizio Bilardello, 41 anni, fratello naturale di Raia, Giuseppe Gaspare De Vita, 38 anni, podologo, Francesco Messina, 45 anni, imprenditore edile, e Dario Cascio, 29 anni. Quest'ultimo, poi, posto agli arresti domiciliari. La Dda contesta una serie di estorsioni e la detenzione di armi da fuoco. L'accusa, per Vito Vincenzo Rallo, è di avere ripreso le redini della ''famiglia'' appena uscito di prigione. Scarcerato nel luglio del 2007, Rallo sarebbe tornato subito a pianificare e gestire il racket delle estorsioni e ad amministrare la cassa dell'organizzazione. Al suo fianco Francesco Giuseppe Raia, figlio del boss Gaspare, ex capo decina di Cosa Nostra, anch'egli attualmente in carcere. Uscito di prigione nel giugno del 2007, Raia junior si sarebbe immediatamente messo a disposizione di Rallo per la riscossione delle estorsioni. A dare l'input al piano di riorganizzazione della cosca sarebbe stato il superlatitante Matteo Messina Denaro, che dopo le diverse operazioni di polizia che avevano messo in ginocchio la "famiglia" marsalese aveva espresso le sue preoccupazioni sul futuro della cosca in diversi "pizzini" inviati a Bernardo Provenzano. Tra le estorsioni scoperte durante le indagini che hanno portato al blitz dello scorso luglio, anche quella ai danni di una nota azienda locale del settore ittico, Eurofish, costretta a versare, dal 2003 al 2008, tangenti da cinquemila euro. Davanti al gup, a difendere gli imputati sono gli avvocati Diego Tranchida, Paolo Paladino e Stefano Pellegrino.

Dall'analisi di alcuni 'pizzini' ritrovati nel covo di Montagna dei Cavalli di Corleone, dove l'11 aprile 2006 venne arrestato il superlatitante Bernardo Provenzano, e' stato scoperto che, intorno al 2004, l'associazione mafiosa a Marsala era stata pressoche' annientata. In particolare, in un pizzino datato 1 febbraio 2004, il boss latitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro, spiegava a Provenzano di non potere esaudire una sua richiesta relativa al territorio di Marsala, poiche' la gran parte degli uomini era agli arresti, 'pure i rimpiazzi e i rimpiazzi dei rimpiazzi', e pertanto auspicava la prossima scarcerazione di coloro che erano stati condannati a pene piu' lievi. Gli stessi concetti sono ribaditi in un pizzino datato 25 aprile 2004, dove Matteo Messina Denaro evidenzia a Bernardo Provenzano che la zona e' ancora scoperta. Le basi per la riorganizzazione della cosca di Marsala si sarebbero create tre anni dopo, con le prime scarcerazioni. Da un monitoraggio effettuato dagli investigatori, e' stato appurato che diversi esponenti della cosca marsalese vennero arrestati tra il 1999 e il 2005, nel corso di numerose operazioni condotte da Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, ma anche che 'numerosi affiliati, gia' dai primi mesi del 2007, cominciarono a riacquistare la liberta' e tra questi, ad esempio, Vito Vincenzo Rallo (fratello del boss ergastolano Antonino Rallo) e Francesco Giuseppe Raia (figlio di Gaspare Raia, altro importante uomo d'onore, condannato all'ergastolo e detenuto presso il carcere di Spoleto)'. L'operazione ha cosi' fotografato la piena fase riorganizzativa della famiglia di Marsala, pervenendo all'individuazione del suo attuale vertice.