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15/04/2010 05:08:21

Chieste condanne per 55 anni per il clan mafioso di Marsala

Quindici anni di carcere sono stati chiesti per Vito Vincenzo Rallo, ritenuto il nuovo reggente della cosca. Dodici, invece, per Giuseppe Francesco Raia, 43 anni, che gestiva il racket delle estorsioni per conto dei boss. E ancora: 10 anni e 8 mesi per Maurizio Bilardello, fratello natJustice.jpgurale di Raia, 8 anni e 4 mesi per Giuseppe Gaspare De Vita, 38 anni, podologo e titolare di un centro scommesse, 6 anni per Francesco Messina, imprenditore edile, e 3 anni per Dario Cascio. L'operazione "Raia" fu molto imponente, con un centinaio di uomini impegnati. Agli imputati sono contestate una serie di estorsioni e, ad alcuni, anche la detenzione di armi da fuoco. Scarcerato nel luglio del 2007, Rallo sarebbe tornato subito a pianificare e gestire il racket delle estorsioni e ad amministrare la cassa dell'organizzazione. Al suo fianco Francesco Giuseppe Raia, figlio del boss Gaspare, ex capo decina di Cosa Nostra, anch'egli attualmente in carcere. A dare l'input al piano di riorganizzazione della cosca di Marsala sarebbe stato il superlatitante Matteo Messina Denaro.

Rallo, secondo gli investigatori, ha pianificato e realizzato direttamente le attività estorsive, sovrintendendo alla gestione della cassa comune della cosca, e rappresentando la stessa famiglia nei rapporti con le altre articolazioni territoriali di Cosa nostra. Raia, invece, si sarebbe occupato della custodia della cassa comune. I due sono stati scarcerati nel 2007 ed hanno immediatamente tentato di riorganizzare la cosca mafiosa.

La corrispondenza tra Matteo Messina Denaro e Bernardo Provenzano aveva tradito l’attesa del capo mafia belicino rispetto ad alcune scarcerazioni di uomini d’onore di Marsala.
Quando questo è avvenuto il monitoraggio condotto da Polizia e Carabinieri ha permesso di accertare il ruolo di primo piano assunto da alcuni dei soggetti tornati liberi, Rallo e Raia
Le estorsioni individuate sono da collocare in un periodo tra il 2003 ed il 2008, in alcuni casi si trattava di 5 mila euro al mese garantiti all’organizzazione mafiosa.
È stato accertato all’esito delle attività tecniche di investigazione che la famiglia di Marsala stava reperendo diversi armi, fucili automatici, pistole e un fucile di precisione custodito per un pronto impiego.

Tra le estorsioni scoperte durante le indagini che hanno portato al blitz dello scorso luglio, anche quella ai danni di una nota azienda locale del settore ittico, Eurofish, costretta a versare, dal 2003 al 2008, tangenti da cinquemila euro. Davanti al gup, a difendere gli imputati sono gli avvocati Diego Tranchida, Paolo Paladino e Stefano Pellegrino.