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13/04/2010 04:46:33

Processo Itaca: Norino Fratello si mette nei guai

Ha testimoniato, infatti, in aula, Norino Fratello, ex deputato regionale. Ma le sue dichiarazioni, oltre a confermare l'impianto accusatorio, rischiano di trasformarlo da testimone a indagato. Il processo Itaca, che si svolge dinnanzi al tribunale di Marsala, riguarda nove persone coinvolte nell' omonima operazione ''Itaca'', che il 5 marzo 2007, a conclusione dell'indagine sul progetto per la realizzazione di un maxi-centro commerciale ad Amabilina, vide finire agli arresti domiciliari, per corruzione, l'ex presidente del Consiglio comunale Pino Ferrantelli (Udc), l'amministratore della società ''Ulisse'', Giuseppe Ventura, e il mediatore d'affari Francesco Pulizzi. Imputati difesi, rispettivamente, dagli avvocati Paolo Paladino, Michelangelo Di Napoli ed Erino Lombardo.

 

Incalzato dalle domande di alcuni difensori, Norino Fratello ha dichiarato che Ventura - nelle fasi che precedettero l'arrivo in Consiglio comunale della variante urbanistica necessaria per la realizzazione del progetto approvato dal Suap (la delibera, però, non ebbe l'ok dell'assemblea) - gli disse che se l'iniziativa fosse andata in porto, qualche azienda amica avrebbe assunto un po' di persone. Una dichiarazione che potrebbe dimostrare l'accusa di corruzione (ok al progetto in cambio di posti di lavoro). E dal momento che lo stesso Fratello ha dichiarato che ne parlò al suo referente politico marsalese (''Enzo Laudicina, però, mi disse che Ventura non avrebbe mantenuto la promessa''), l'ex deputato potrebbe essere accusato di essere stato parte attiva. Per questo, il presidente del collegio giudicante, Riccardo Alcamo, ha disposto la trasmissione in Procura del verbale d'udienza.

Norino Fratello è stato il primo politico siciliano, nel 2008, ad ammettere di di aver chiesto voti ai mafiosi, di aver dato posti di lavoro a uomini di Cosa nostra e di aver favorito le imprese delle cosche, e si è preso la sua condanna a un anno e mezzo di carcere (pena sospesa) . Dopodiché è tornato ad Alcamo ad organizzare il suo movimento "I moderati" Nello stesso procedimento è stata di un anno invece la condanna per un altro noto esponente politico trapanese, l´ex consigliere comunale di Marsala, Vincenzo Laudicina, che ha ottenuto le circostanze attenuanti dal gup grazie alle spontanee dichiarazioni rese ai pm titolari dell´inchiesta su mafia e politica nel Trapanese. Dichiarazioni che i magistrati hanno utilizzato anche nell´inchiesta a carico di un altro ex deputato regionale dell´Udc, David Costa. Nel capo di imputazione per Norino Fratello, le cui contestazioni l´uomo politico ha ammesso patteggiando la pena, i magistrati della Dda hanno scritto che Fratello ha mantenuto «il costante contatto con i vertici della cosca mafiosa di Marsala, nella persona del reggente Natale Bonafede, nonché con altri esponenti di spicco di Cosa nostra». Il deputato regionale, secondo gli investigatori, attraverso l´imprenditore Vincenzo Zerilli, accusato anche lui di mafia, perché aveva rapporti diretti con il capomafia Bonafede che nel 2001 era latitante, avrebbe promesso «di adoperarsi presso organismi amministrativi al fine di conseguire le agevolazioni bancarie e i finanziamenti regionali previsti da Agenda 2000, impegnandosi in favore degli affiliati alla famiglia mafiosa di Marsala al fine di assicurare posti di lavoro in favore di loro parenti e favorire soggetti appositamente individuati nell´aggiudicazione di appalti pubblici». Lo scopo di Fratello, sostengono gli inquirenti, era di convogliare una quantità di preferenze elettorali per sostenere la propria candidatura nella lista del Ccd alle elezioni per il rinnovo dell´Assemblea regionale del 2001.

Tornando all'attualitaà sotto processo per l'inchiesta ITACA sono anche gli ex consiglieri comunali Pasquale Surace, Francesco Di Marco, Giuseppe Fazzino e Tiziana Esposto, l'ex ingegnere capo del Comune Rosario Esposto ed infine l'alcamese Antonino Coraci.

Nell'ultima udienza ha anche testimoniato l'ex Sindaco di Marsala, Peppe Galfano, ma la testimonianza più interessante fino ad ora è stata quella del maresciallo Salvatore Missuto, della sezione di pg della Guardia di finanza presso la Procura, che ha spiegato il complesso iter dell'indagine. Si è parlato degli inquietanti messaggi pervenuti al maresciallo Antonio Lubrano, capo della stessa sezione di pg (soltanto quattro militari a svolgere un notevole carico di lavoro). Tra il febbraio e il marzo del 2005, infatti, al maresciallo Lubrano furono inviate due lettere con pesanti minacce ed un plico con un bossolo di pistola. Nelle sue deposizioni, il maresciallo Missuto ha spiegato che quelle minacce arrivarono nel corso della prima fase delle indagini. Al momento, però, c'è solo una coincidenza temporale, ma non è stato accertato un collegamento con l'inchiesta che poi vide anche la notifica di avvisi di garanzia, con varie ipotesi di reato - corruzione, abuso d'ufficio, falso e false informazioni al pubblico ministero - ad altri «personaggi del mondo politico e delle istituzioni» e a qualche faccendiere.



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