«Le persone sanno e sentono — dice la sorella del magistrato ucciso dalla mafia — che non si può convivere con la camorra. I problemi tra Campania e Sicilia sono analoghi ma non uguali. Cosa nostra si basa su rapporti fra famiglie mafiose, la camorra fra famiglie di sangue, perciò il rapporto è più forte e solido ed è più difficile incidere sui punti deboli, trovare collaboratori di giustizia. La società siciliana ha reagito in modo forte contro la pressione insistente della mafia solo dopo le stragi di Capaci e di via d’Amelio. Furono quelli i momenti di massima insofferenza, culminati nella sollevazione popolare. In Campania, invece, si percepisce una sorta di stagnazione culturale e sociale, come era in Sicilia prima degli omicidi eccellenti».
Per la Borsellino i metodi da seguire per sconfiggere le organizzazioni criminali sono chiari: «Rinnovamento culturale ed educazione, azione repressiva e controllo del territorio, soddisfacimento dei bisogni primari, cioè riconoscimento dei diritti. Questi sono compiti delle istituzioni. Ma ognuno deve contribuire, senza essere eroi. Mio fratello Paolo diceva che ognuno deve fare la sua parte, per quello che sa e può fare». Una frase, questa del giudice Borsellino, che collima con quella che la sorella di Giovanni Falcone ha voluto ricordare. «Fate semplicemente e soltanto il vostro dovere ripeteva mio fratello» ha sottolineato Maria Falcone che a Capua ha anche presentato l’edizione 2010 della Nave della legalità. «Quest’anno le navi, cariche di studenti, saranno due — ha detto — una si chiamerà Giovanni, l’altra Paolo e salperanno, il 23 maggio, una da Napoli, l’altra da Civitavecchia, alla volta di Palermo. Per non dimenticare il sacrificio di Paolo e Giovanni e trasmettere il loro messaggio di speranza».
Accomunate dalla stessa tragedia (la perdita di un fratello amatissimo), dallo stesso impegno (continuare la battaglia di Paolo e Giovanni), la stessa tenace e caparbia speranza (sconfiggere la mafia), Rita e Maria, viaggiano da 18 anni, fra Italia ed Europa (sono parlamentari europee) per sensibilizzare le istituzioni e scuotere le coscienze. «Credo come Saviano — ha detto la Borsellino — nel potere della parola che può contribuire a scardinare la mafia abituata al silenzio».
Lidia Luberto