La marineria dell'Isola subisce, da un lato le politiche europee che guardano alla pesca oceanica e del baltico e dall'altra la concorrenza dei Paesi rivieraschi del Nord Africa. Ben 28 Paesi pesca nel bacino del Mediterraneo ma soltanto cinque sono chiamati a rispettare le norme europee. Per il deputato regionale del Pdl Sicilia Toni Scilla "l'equilibrio ambientale deve trovare una sintesi con i livelli occupazionali. C'e' una specificita' della nostra pesca che deve essere salvaguardata".
L'europarlamentare del Ppe Antonello Antinoro ha indicato una inversione di tendenza che deve passare attraverso "la regionalizzazione delle politiche della pesca". Le organizzazioni di categoria hanno rimarcato le condizioni di crisi del settore. Per Giuseppe Messina (Ugl) "il pescatore non puo' essere considerato come colui che sfrutta il mare ma e' da guidare e sostenere come il suo guardiano. Non ha nulla da guadagnare da uno sfruttamento senza regole". Sotto accusa e' finito il Libro Verde che l'esperto Alberto De Santis ha bocciato su tutta la linea: "La flotta tunisina ha superato quella mazarese e siciliana perche' non ha vincoli". Federpesca con Corrado Peroni ha definito le priorita' da affrontare: "Taglie minime, distanza dalla costa e dimensioni della maglie".