“Non sono indagato per concorso esterno in associazione mafiosa – spiega D’Alì, dicendo di aver letto sul sito dell’Espresso – un articolo del giornalista Lirio Abbate che mi indicherebbe in tal senso da due anni e comunque in fase di archiviazione. Vengono riportati fatti per i quali l’Unità e la giornalista Sandra Amurri – ricorda – sono stati già condannati per diffamazione nei miei confronti con sentenza passata in giudicato e legati ad episodi su cui stata fatta già abbondante chiarezza”. “Sono fiero e orgoglioso – prosegue D’Alì – di far parte della maggioranza del Governo Berlusconi, di averne sostenuto come relatore la proposta normativa sulla legge della Protezione Civile della quale nessuno ha voluto capire il vero significato, che non era quello di privatizzazione della stessa, e per questo evidentemente oggi si cerca di attaccare la mia integrità. Ho dato mandato ai miei legali – annuncia quindi il senatore – di procedere contro l’Espresso e contro il giornalista Lirio Abbate che sembrerebbe divenuto depositario e suggeritore dei provvedimenti della magistratura palermitana”.