Così la morte di Fedor, clochard russo trovato in fin di vita nei bagni del mercato comunale del pesce venerdì 19 febbraio, mette sotto la lente d’ingrandimento un problema che a molti di noi è probabilmente sfuggito: anche a Marsala esistono i poveri, e sono pure tanti.
Vittore Saladino, volontario della Caritas, ci dice che negli ultimi tempi sono aumentati: “Alla mensa dei poveri, in cui faccio il volontario, nei locali di Via della Gioventù, ogni giorno vengono 30-35 persone. La mensa è operativa già da 4 anni e in questo arco di tempo le persone sono aumentate. In particolare, la cosa che colpisce di più è che, ultimamente vengono a mangiare da noi anche famiglie: madre, padre e bambini…”.
Ma il problema più grande è in realtà un altro: chi si occupa davvero di questi poveri? Perché, ricordiamocelo, Fedor probabilmente sarebbe ancora vivo se solo qualcuno si fosse accorto di lui, se solo qualcuno se ne fosse preso cura in qualche modo, se lo avesse soccorso quando stava male.
Abbiamo davvero un’amministrazione comunale che, fedele agli adempimenti sociali che dovrebbe assolvere, si occupa di loro ? I soldi ci sono: il Piano di Zona è lo strumento che serve proprio a mettere in campo iniziative concrete di solidarietà. Ma il Piano di Zona dei servizi sociali e sanitari per il triennio 2010 – 2012 non risponde in maniera adeguata ed efficace ai più gravi bisogni sociali presenti nel Comune. Eppure ci sono risorse pari a 2.700.000 euro. In quel piano non c'è alcun centro di prima accoglienza per persone senza fissa dimora e dei centri di aggregazione giovanile.
In programma c’è invece:
- un’attività per 20 bambini, tra i 4 e 10 anni, che richiede una spesa complessiva di 540.000 euro;
- il potenziamento dell’equipe distrettuale specialistica socio-psico-pedagogica e dello Sportello di accesso unico per la famiglia (con le relative figure professionali) con un costo di circa 810.000 euro;
- Assistenza domiciliare integrata per disabili e anziani (40 posti) per una spesa di 558.000 euro, per una spesa pro capite di più di 13.000 euro;
- Lavori di pubblica utilità (mantenimento del verde pubblico) per 24 soggetti, con una spesa di circa 600.000 euro
Molte risorse sono spese per costi di gestione, per l’impiego dello staff e per i professionisti.
Il Comune di Marsala ha da poco presentato per riparare al danno un progetto per dare un tetto ai senza dimora di Marsala, ma si tratta di un progetto che prevede un’accoglienza temporanea di soli 15 giorni. E il sedicesimo giorno dove andranno a dormire queste persone?
E, in ogni caso, non si tratta solo di posteggiare delle persone in un luogo sicuro, ma anche di dare loro la possibilità di avere una vita quanto meno degna di essere tale.
Se per esempio andiamo a fare visita ai bagni pubblici della nostra città, quelli vicino Porta Garibaldi nei pressi del Municipio di Marsala, ci accorgiamo che hanno bisogno di maggiore cura e di pulizia giornaliera.
Questi bagni rappresentano l’unica opportunità che hanno i senza tetto di mantenere condizioni igieniche sanitarie dignitose. Così come ci spiega Vincenzo Umile, amico di Fedor e volontario: “La domenica, quando la mensa è chiusa, questi bagni fanno comodo per lavarci la faccia o fare la barba, se non fosse per il degrado in cui versano. Per chi è senza casa, è una comodità non indifferente. Invece, il Comune non ci fa sentire minimamente il suo sostegno e, come se non bastasse, più i bagni sono sporchi più gli stessi diventano deposito di siringhe per i tossicodipendenti…”.
E poi la stessa mensa dei poveri: è giusto che gli alimenti vengano forniti dalla Caritas e dai volontari?
E’ giusto che sia aperta solo a pranzo?
E che sia chiusa la domenica?
Forse l’amministrazione comunale non sa che anche i poveri mangiano tutti i giorni…
Perché per i poveri non ci sono mai soldi?
“I soldi ci sono: - ci dice Vittore Saladino- , ma vengono spesi male. I soldi del Piano di Zona dovrebbero essere spesi per migliorare i servizi alle persone e, in particolare, per aiutare le persone che hanno più bisogno. In realtà vengono gestiti male e destinati a cose meno utili: la Provincia ha speso 600.000 per le regate di maggio della Garibaldi Cup e la gente muore di fame... E anche i centri sociali sono praticamente inesistenti nel nostro comune: il Centro Sociale di Sappusi era uno dei pochi funzionanti, e il Comune che ha fatto? Ha deciso di destinare i locali che venivano utilizzati per accogliere le persone più povere e per dare la possibilità di fare diverse attività agli uffici del Comune…”.
Altro problema viene dal fatto che la mensa dei poveri si trova in un condominio, in un appartamento di poco più di 100 metri quadrati confiscato alla mafia e dato in comodato alla Caritas, e il condominio non è un contesto adatto a un locale pubblico come una mensa.
“Nella nostra mensa si mangia bene- continua Vincenzo Umile- anche se ogni tanto c’è un po’ di tensione e nervosismo perché le persone che vengono hanno diversi disagi… e poi le altre persone del condominio si lamentano… In più, i locali sono troppo piccoli”.
“Qualche tempo fa- ci spiega Vittore- il sindaco Carini si era impegnato per trovare nuovi locali presso lo stadio e l’amministrazione aveva finanziato 75.000 euro per comprare la cucina allo stadio: ci avevano detto che il 14 febbraio dovevamo inaugurare questa mensa, ma in realtà così non è stato. Probabilmente mancherà ancora il mobilio”.
Insomma ancora tanta strada c’è da fare per poter rendere la vita quanto meno accettabile a questi disagiati presenti nella nostra città.
Un appello viene da questi due volontari: “Sarebbe molto utile fissare un incontro con il Sindaco Carini per prendere in considerazione le necessità e i problemi dei disagiati della nostra città. Una proposta che faremo al Sindaco è quella di mettere a disposizione delle persone senza casa un camper itinerante di pronto soccorso, che possa essere utile nei casi di necessità, ma dia agli indigenti anche la possibilità di fare una doccia o di dormire. Sarebbe poi auspicabile fare in modo che tutte le persone disagiate del nostro comune possano avere i beni di prima necessità, indipendentemente da ciò che fornisce la Caritas. E’ inoltre necessario che la solidarietà venga dalla cittadinanza tutta, perché queste persone sono esattamente come noi…”.
In molti si stanno inoltre muovendo per dare una mano a questi disagiati: la Cisl ha scritto a Carini per chiedere "se c’è nella sua compagine amministrativa una forza di pronto intervento per le crescenti situazioni a rischio”. E gli stessi “senza dimora”, per la prima volta, hanno scritto al Sindaco Carini per chiedere un aiuto concreto.
Una speranza accomuna queste persone: il desiderio che l’amministrazione comunale possa iniziare un percorso di “emancipazione” della povertà prima che un altro Fedor muoia nella totale indifferenza.
Pamela Giampino