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01/03/2010 11:00:47

A Marettimo si riconsacrerà la Chiesetta Bizantina

Organizzatori dell’evento il Comune di Favignana-Isole Egadi, la curia di Trapani, il Gruppo Parrocchiale dell’Isola e l’Associazione Culturale “Marettimo”.
Sarà presente il Vescovo della diocesi di Trapani Mons Francesco Miccichè, il Sindaco delle Egadi Lucio Antinoro. L’iniziativa è stata possibile grazie alla collaborazione fra marettimari e alcuni affezionati amici di Marettimo che hanno partecipato concretamente per la realizzazione dell’evento.1__Marettimo_Chiesa_Bizantina.jpg
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Marèttimo si trova al centro del Mediterraneo. Polibio la chiama in greco Hierà Nèsos, l’Isola Sacra, mentre nell’Itinerario Antonini del III secolo d.C.
l’isola figura con il nome di Marìtima, trasformato in Malitimah dagli arabi. È la più lontana dell’arcipelago delle Egadi, in provincia di Trapani, proprio alle porte del Canale di Sicilia, e “primus mons Siciliae” secondo il cronista del XIII secolo Bartolomeo da Neocastro.
È presumibile, come attestano alcuni documenti della fine del XVIII secolo, che il paese si chiamasse San Simone e soltanto l’intera isola fosse conosciuta come Marèttimo. Oggi il centro abitato è racchiuso in un unico agglomerato non più lungo di 300 metri circa e largo 200. I residenti vivono per la maggior parte di turismo, ma in un non lontano passato la gran parte della popolazione era costituita da validissimi pescatori e naviganti (sparsi “Di qua e di là dal Mare”), esperti salatori di pesce e, non ultimo, da bravi agricoltori e apicoltori.

Citata dall’autore greco Polibio (203-120 a.C.) col nome di Hierà Nèsos (Isola Sacra), Marèttimo entrò nei libri di storia in seguito alla battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241 a.C., che pose fine alla prima guerra punica.
. Pare che l’armistizio tra romani e cartaginesi fu firmato proprio a Marèttimo, che rimarcò così un’antica vocazione alla sacralità e alla tregua tra popoli diversi.
Dopo la prima guerra punica i romani non abbandonarono del tutto Marèttimo; attorno al 150 a.C. costruirono un presidio militare che controllava la rotta tra Capo Bon (Tunisia) e Roma. Il complesso monumentale noto come Case Romane, che si trova a monte del paese, a quota 250 metri circa, è costruito in opus quasi reticulatum. Esso presenta anche strutture del IV secolo d.C., riconducibili a un antico culto delle acque.
Nella stessa area è presente un’affascinante chiesetta rurale di epoca normanna (XI-XII secolo) costruita dai monaci Basiliani, di lingua greca. I monaci scelsero questa parte dell’isola non solo perché al riparo dai pericoli del mare, ma anche perché offriva loro la possibilità di utilizzare, come cenobio, l’edificio romano preesistente. Si ipotizza che la chiesa fosse dedicata a San Simone.
L’area, particolarmente suggestiva, è stata oggetto d’una prima indagine archeologica a metà degli anni Novanta da parte delle archeologhe Fabiola Ardizzone ed Elena Pezzini, e tra il 2007 e il 2008 è tornata a essere teatro di scavi da parte delle stesse studiose, coadiuvate da alcuni giovani collaboratori, dal Comune di Favignana-Isole Egadi e dalla Soprintendenza di Trapani.
I recenti lavori di spietramento dell’area hanno evidenziato la presenza di cinque massi posti in verticale e simmetricamente rispetto a un masso centrale di maggiore altezza. I massi, allineati tra la chiesetta basiliana e i resti romani, hanno dato vita ad affascinanti ipotesi in qualche visitatore dell’
isola. Colpisce, ad esempio, il perfetto allineamento tra il masso centrale e un masso orizzontale posto a monte dell’allineamento stesso, con il sorgere del sole agli equinozi di primavera e autunno, così come si è verificato spesso in similari allineamenti, di origine neolitica, visibili in Sardegna e a Malta.
Grazie a questi lavori la conoscenza sulla storia di Marèttimo si è arricchita con la scoperta di un altro edificio di culto cristiano, dotato di un battistero con fonte a immersione, databile tra il VI e il VII secolo d.C che, molto probabilmente, faceva parte di un santuario protobizantino meta di pellegrinaggio. Questa scoperta si è rivelata di particolare interesse dal momento che in Sicilia a tutt’oggi si conosce un solo battistero, di questo periodo, recentemente ritrovato a Selinunte.

Tornando alla storia dell’isola, alla fine del periodo romano Marìtima, così nominata in una carta imperiale del III secolo d.C., segue le sorti della
Sicilia: invasa dai vandali e quindi riportata nella sfera d’influenza greca con la conquista bizantina del 535 da parte del generale Belisario. Comincia la frequentazione di Marèttimo da parte dei monaci di San Basilio, con cenobio
(convento) presso la chiesa greca di Santa Sofia di Trapani, che fanno delle Case Romane un luogo di romitaggio.
Quando, nel giugno dell’827, un’armata musulmana di 10.000 uomini e 700 cavalli partì da Susa, in Tunisia, per sbarcare a Mazara, i saraceni avevano già stabilito da decenni basi nelle Egadi per le loro incursioni contro la terraferma. Ed è probabilmente di quel periodo la costruzione di una torre di avvistamento saracena sul promontorio di Punta Troia…ma questa è un’altra storia.

 



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