È un quadro a tinte fosche, quello tracciato dal presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti Luciano Pagliaro, in occasione dell´inaugurazione dell´anno giudiziario della Corte dei conti.
Quasi tutte le sentenze di condanna emesse nel 2009 (41, mentre sono state 22 le assoluzioni) hanno sanzionato i reati di peculato, corruzione e concussione. Illeciti commessi nell´esecuzione di lavori pubblici, nel conferimento di incarichi di consulenza, nell´indebita percezione o nell´uso distorto di contributi comunitari.
Le sentenze di condanna della Corte hanno consentito di recuperare 4 milioni e 381 mila euro e hanno colpito per lo più dipendenti statali e di enti locali. Un solo caso riguarda un dipendente regionale. Aumentano le citazioni a giudizio: la Procura ne ha emesse 138 l´anno scorso: 229 amministratori o funzionari pubblici, in Sicilia, devono rispondere di un danno erariale di 34.515.116 euro. Fra i nomi più noti l´ex governatore Salvatore Cuffaro, l´attuale presidente Raffaele Lombardo e l´ex capo dell´ufficio legislativo Francesco Castaldi, chiamati a restituire 7 milioni e 300 mila euro (in attesa del giudizio) per l´assunzione ingiustificata dei giornalisti dell´ufficio stampa. Si tratta di un dato nettamente superiore a quello dell´anno precedente quando il danno erariale accertato non aveva raggiunto 19 milioni.
Un´attività in espansione, malgrado le carenze d´organico denunciate dal capo della procura regionale Guido Carlino: «Il carico individuale medio è di oltre 800 istruttorie per ogni magistrato». Pagliaro ha invece parlato degli ostacoli all´attività della Corte posti dalla legge limita la possibilità di perseguire il danno all´immagine, dalla riduzione dei termini di prescrizione (da 10 a 5 anni) e dalla limitazione dell´uso delle intercettazioni «fondamentale per l´accertamento dei casi di corruzione».
In un panorama contraddistinto dalla crisi finanziaria dei grandi comuni, la Corte rilancia l´allarme sulla carenza dei controlli. «Comuni e Province non sono più soggetti alla vigilanza degli organi regionali, mentre i collegi dei revisori e i segretari vengono nominati dagli stessi enti. Potrebbe nascere negli amministratori - dice Pagliaro - la falsa convinzione di uno status di impunità». Gli appalti rimangono un tasto dolente. E il presidente dice che, «se non esistono dubbi sull´operato delle stazioni appaltanti, non altrettanta certezza può esprimersi per le gare di competenza degli enti locali».
Pagliaro auspica «un´immediata modifica della legge regionale», spiegando che il maggior costo sostenuto dalle pubbliche amministrazioni siciliane per la realizzazione di opere pubbliche comporta un notevole danno erariale. Pagliaro ricorda un´anomalia siciliana: le offerte tutte uguali, con un´offerta al ribasso del 7,3152 per cento, che comportano l´aggiudicazione con il metodo del sorteggio. Nel resto d´Italia la percentuale di ribasso si attesta al 12-15 per cento. Morale: in Sicilia pagano di più le pubbliche amministrazioni, meno le imprese.