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17/02/2010 05:43:17

In cella la nuova cupola della mafia della Valle del Belice. Commenti e reazioni

 

Gli arrestati su ordine del gip Morosini del Tribunale di Palermo che ha accolto la richiesta firmata dal procurautoradio cc.jpgatore aggiunto Teresa Principato e dal pm Pierangelo Padova sono:

AGATE Giovan Battista, nato a Mazara del Vallo 19.7.1942, pluripregiudicato mafioso, fratello del più noto AGATE Mariano;
BARRACO Giuseppe, nato a Marsala il 16.10.1937;
FUNARI Vincenzo, nato a Gibellina il 24.02.1933;
GENNARO Giuseppe, nato a Calatafimi il 26.06.1967;
PERRONE Melchiorre, nato a Castelvetrano il 2.07.1964;
ONORIO Vincenzo Salvatore, nato a Gibellina il 16.07.1954;
RALLO Antonino, nato a Marsala il 7.12.1952, in atto detenuto per associazione mafiosa;
RALLO Vito Vincenzo, nato a Marsala il 7.1.1960.

Il blitz ha visto impegnati circa 100 Carabinieri che hanno operato contemporaneamente nelle località di Gibellina (TP), Mazara del Vallo (TP), Marsala (TP), Calatafimi (TP) ed Avellino.

Gli arrestati sono a vario titolo ritenuti responsabili di:
- associazione mafiosa, per avere fatto parte di “cosa nostra”, partecipando attivamente alle fasi deliberative, organizzative ed esecutive di atti delittuosi finalizzati al perseguimento dei fini della predetta organizzazione;
- estorsione aggravata, per avere in concorso tra loro e con minaccia consistita nel rappresentare alla persona offesa l’appartenenza all’associazione mafiosa “cosa nostra” e con altri mezzi coercitivi, costretto in più occasioni e dunque con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso un imprenditore a versare la somma di 6000 euro l’anno, destinata alla locale famiglia mafiosa;
- tentata estorsione aggravata, per avere con minaccia consistita nel rappresentare alla persona offesa l’appartenenza all’associazione mafiosa “cosa nostra”, compiuto atti idonei e diretti in modo non equivoco a costringere il titolare di una impresa edile a versare una somma imprecisata, a titolo di “messa a posto”, destinata alla famiglia mafiosa di Calatafimi per l’appalto di lavori.
- estorsione aggravata, per avere in concorso tra loro e con minaccia consistita nel rappresentare alla persona offesa l’appartenenza all’associazione mafiosa “cosa nostra”, costretto due imprenditori a versare in relazione alla compravendita di un terreno 13000 euro per le esigenze delle famiglie mafiose di Mazara del Vallo e Marsala.

Il nome dell’operazione trae origine proprio dai diversi danneggiamenti a mezzo incendio che sono stati censiti e monitorati nel corso dell’inchiesta, sia tentati che portati a termine, e che hanno richiamato alla memoria degli inquirenti impegnati nelle indagini il famigerato imperatore Nerone, appunto, tristemente noto per essere stato l’autore dell’incendio di Roma in epoca classica.
Le indagini condotte dai carabinieri del reparto operativo provinciale comandato dal capitano Antonello Parasiliti e che hanno preso avvio dalle investigazioni dei carabinieri della Compagni di Castelvetrano hanno consentito di accertare:
l’interesse di “cosa nostra” per le attività commerciali/imprenditoriali, specie se relative a lavori d’appalto secondo rigidi criteri di “ripartizione territoriale” che individuano la famiglia titolata ad avanzare le richieste estorsive;
l’imposizione alle predette ditte di manodopera locale;
l’ingerenza di “cosa nostra” trapanese in attività diverse da quelle imprenditoriali, quali la compravendita di terreni ed attività commerciali.
Lo spunto è stato tratto dagli investigatori dell’Arma da una precedente indagine antimafia, conclusa nel maggio del 2005 (operazione Oriente) che all’epoca porto all’arresto di 13 persone, tra cui lo stesso FUNARI, nonché dai risultati delle indagini condotte a seguito di alcuni danneggiamenti perpetrati in Gibellina
.
È stato, in tal modo, possibile documentare il ruolo di FUNARI Vincenzo, il capofamiglia di Gibellina, PERRONE Melchiorre e ONORIO Vincenzo Salvatore, indiziati di appartenere alla medesima articolazione territoriale e fino ad oggi praticamente sconosciuti.. Le indagini sono state condotte attraverso un’imponente attività d’intercettazione di conversazioni intercorse fra i protagonisti delle vicende oggetto d’indagine, le quali hanno consentito di seguire, spesso in tempo reale, l’attività delittuosa.
Particolarmente interessanti le acquisizioni relative alla necessità di reperire nuove “leve” da affiliare emersa dai colloqui del FUNARI con il PERRONE.
È emerso, inoltre, che lo stesso PERRONE, con la complicità di un uomo d’onore di Calatafimi, GENNARO Giuseppe aveva materialmente richiesto il pagamento del “pizzo” a varie ditte impegnate nell’esecuzione di appalti nella giurisdizione, curando, allo scopo, un “censimento” e segnalando al FUNARI i casi delle imprese che “non collaboravano”. In alcuni casi il PERRONE è stato intercettato mentre chiedeva il permesso al FUNARI per commettere dei danneggiamenti a carico delle imprese recalcitranti (danneggiamenti poi effettivamente portati a termine).

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Le indagini poi hanno evitato che venissero messi a segno degli omicidi. La figura di ONORIO Vincenzo assume particolare rilievo in quanto lo stesso si sarebbe rivolto ad esponenti mafiosi palermitani per assoldare due killer col compito di portare a termine due omicidi a danno di soggetti di Gibellina, mai portati a termine (grazie i controlli dell’Arma in zona, particolarmente intensificatisi proprio per la conduzione di quest’indagine) i killer palermitani furono però incaricati da ONORIO di commettere dei danneggiamenti ai danni di due amministratori locali, rei di non avere assecondato a Gibellina delle -non meglio precisate - mire di “cosa nostra” trapanese, nella persona di Matteo MESSINA DENARO e dell’ONORIO stesso. Tali ultimi aspetti vennero in seguito appresi dalla P.G. proprio dalle dichiarazioni dei presunti killer, nel frattempo divenuti collaboratori di giustizia in seguito ad altre vicende.
Venivano altresì documentati incontri del FUNARI con BARRACO Giuseppe uomo d’onore di Marsala.

Agate mediatore per spartire i guadagni delle estorsioni. Questo emerge da discussioni intercettate, il mazarese AGATE Giovan Battista, fratello del più noto Mariano, era intervenuto nella sua qualità di esponente di vertice della famiglia per decidere la spartizione dei proventi di un estorsione tra il BARRACO, RALLO Antonino, all’epoca dei fatti latitante ed ora in carcere (tratto in arresto nel 2008), e RALLO Vito Vincenzo, fratello dell’Antonino e uomo d’onore di Marsala.


Il Presidente del Consiglio Provinciale di Trapani, Peppe Poma, esprime al Col. Giovanni Pietro Barbano ed ai militari del Comando Provinciale dei Carabinieri, alla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ed alla Magistratura inquirente il compiacimento per il positivo esito dell’operazione antimafia, denominata “Nerone” che all’alba di oggi ha portato all’arresto di 8 persone, tra cui Giovan Battista Agate di Mazara del Vallo, fratello del più noto boss Mariano Agate.
La notizia delle 8 ordinanze di custodia cautelare eseguite questa notte dai Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, nell’ambito dell’operazione antimafia “Nerone”, che ha consentito, in particolare, di smantellare una articolata ed efficiente rete di criminali mafiosi ben radicata in diversi centri della nostra provincia, tra cui Mazara del Vallo e Marsala, costituisce - afferma il Presidente Poma - al di là e al di sopra della facile retorica in cui si rischia di cadere in queste occasioni - un nuovo rilevante successo delle Forze dell’Ordine e dell’Autorità giudiziaria ma anche di significativa importanza per l’intera collettività del nostro territorio.
Voglio pertanto esprimere, a nome mio personale e dell’intero Consiglio della Provincia Regionale di Trapani, - aggiunge Peppe Poma - grande compiacimento per la brillante attività investigativa svolta dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Trapani, in raccordo con la competente Autorità giudiziaria, in particolare con la Procura antimafia di Palermo, ai quali, unitamente a tutti i militari dell’Arma impegnati nel blitz, và anche il ringraziamento dei cittadini dell’intero nostro territorio provinciale perché non esitano a rischiare la vita pur di assicurare a tutti noi una convivenza civile quanto più serena e sicura possibile.
L’operazione “Nerone” – conclude il Presidente del Consiglio Provinciale - colpendo duramente il triste quanto vile fenomeno criminale delle estorsioni, conferma che si può aspirare alla crescita sociale della nostra terra che ha bisogno comunque dell’impegno e della fattiva partecipazione di tutti i cittadini, nel pieno rispetto della legalità, alla vita democratica del Paese.

CONFINDUSTRIA. “Un plauso al Comando Provinciale dei Carabinieri e dalla DDA di Palermo per l’operazione messa a segno stamani per sgominare una lunga serie di reati di associazione mafiosa ed estorsione aggravata in provincia di Trapani.

L’attenzione della criminalità organizzata nei confronti delle attività imprenditoriali attraverso la estorsioni continua, purtroppo, a perpetrarsi sul nostro territorio, ma l’azione incessante di contrasto delle Forze dell’Ordine e della Magistratura contribuisce a dare fiducia a chi vuole sottrarsi al giogo della malavita.

L’invito è sempre più quello non cedere al ricatto, di ribellarsi e soprattutto di denunciare, perché questa è l’unica strada percorribile per chi vuole operare in un clima di democrazia economica e libera concorrenza, di rispetto delle regole, di etica e di legalità”.