I magistrati del capoluogo piemontese furono in prima linea nella lotta contro il terrorismo, cominciando a far ricorso anche allo strumento del “pentitismo”, rivelatosi decisivo nella sconfitta dei brigatisti. E Giancarlo Caselli fu uno dei principali protagonisti di quella stagione, tanto che il suo nome ricorre in ben due progetti di attentato, fortunatamente mai andati in porto. Il ’93 è invece l’anno in cui il magistrato piemontese arrivò a Palermo per guidare un pool antimafia ancora scosso dalle stragi di Capaci e Via D’Amelio. Sei anni alla guida della Procura del capoluogo siciliano caratterizzati dagli arresti di alcuni tra i principali latitanti, da condanne esemplari e dalla confisca di beni per circa diecimila miliardi. Una stagione accompagnata anche dalle polemiche politiche e dalle difficoltà nel far piena luce sui legami tra mafia politica, a partire da alcuni processi eccellenti, come quello che vide sul banco degli imputati l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Il bilancio tracciato da Caselli su queste due esperienza parla quindi di una battaglia che lo Stato è riuscito a vincere – quella al terrorismo – e di una rimasta ancora in sospeso. E proprio sulle ragioni che stanno alla base della mancata sconfitta di Cosa Nostra ruota gran parte del libro.
In mattinata il procuratore Giancarlo Caselli incontrerà nella sala conferenze del Complesso Monumentale S.Pietro gli studenti degli istituti superiori di Marsala che fanno parte del “gruppo legalità”, coordinati dal professore Nino Rosolia.
Nel pomeriggio, al Teatro Comunale “Eliodoro Sollima”, si terrà a partire dalle 18 l’incontro aperto alla città, in cui è prevista anche la partecipazione di Salvatore Inguì, coordinatore del presidio marsalese di Libera e del locale distaccamento dei servizi sociali per i minori del Ministero della Giustizia.