Nell'ultima udienza la difesa si è opposta all'ammissione nella lista testi dell'accusa del consulente tecnico della Procura (l'avv. Crosta), nonché all'ingresso della corposa documentazione raccolta durante l'indagine (licenze edilizie, autorizzazioni). Dopo una lunga camera di consiglio, però, il Tribunale (presidente Sergio Gulotta) ha ammesso sia la testimonianza del consulente, che la documentazione. Riservandosi di decidere nell'udienza di oggi soltanto in merito ad un fascicolo del pm. Ieri, infatti, non c'è stato il tempo di esaminare quelle 195 pagine.
Imputati nel processo sono l'architetto Vincenza Canale, dirigente del Suap, l'ingegnere Mario Stassi, anch'egli funzionario comunale, l'ex assessore provinciale al Territorio Angelo Mistretta (Mpa), Domenico Ottonello, Giovanni Curatolo, Maria Guccione, Ant
onino Provenza, Francesco Torre, Antonino Castelli, Maria Rosa Sciannaca, tutti componenti del consiglio provinciale scientifico, l'ex soprintendente Carmela Di Stefano, i tecnici della soprintendenza Sergio Alessandro e Silvio Manzo, l'architetto Roberto Manuguerra, progettista delle opere, Gaspare Buscaino, titolare dell'impresa Gble, e infine Giacomo D'Alì Staiti e Adele Occhipinti, proprietari dell'area e titolari della Antiche Saline. La vicenda è relativa al recupero di un fabbricato, un tempo utilizzato per dare alloggio ai salinari, che si voleva destinare ad uso ricettivo. L'accusa prefigura una sorta di compiacenza dei funzionari ad un progetto (con modifica di destinazione d'uso) che per la Procura non poteva essere approvato. E non c'è soltanto la violazione delle norme urbanistiche, per alcuni, anche il reato di abuso d'ufficio. Noi abbiamo deciso di vederci chiaro nella vicenda, e, carte alla mano, vi raccontiamo come è nato il presunto abuso nel cuore di una delle zone più belle in tutta la Sicilia.
Il processo riguarda i presunti abusi edilizi operati all'Isola Lunga per la trasformazione di alcuni immobili in un “eco resort” di proprietà della società “Antiche Saline srl”. Tra i 17 imputati, oltre a Giacomo D'Alì, amministratore unico della suddetta società, ci sono diversi dirigenti del Comune di Marsala, dall'architetto Vincenza Canale all'ingegnere Mario Stassi, l'ex assessore provinciale Angelo Mistretta e tutti coloro che hanno consentito, secondo l’accusa, il cambio di destinazione d'uso dell'Isola Lunga attraverso valutazione di fattibilità e atti amministrativi che di fatto “miracolano” un vecchio magazzino per lo stoccaggio del sale, trasformandolo in un albergo-ristorante.
Il momento topico di questa vicenda giudiziaria si può inquadrare nella seduta del “Consiglio Provinciale Scientifico delle riserve e del patrimonio naturale della provincia di Trapani” del 17 aprile 2002. Ordine del giorno: “Progetto di recupero funzionale di alcuni mulini ed immobili e fruizione dell'area di riserva naturale dell'Isola Grande con cambio di destinazione d'uso”
Abbiamo letto i verbali della riunione. Tutti i membri del comitato che firmarono il registro delle presenza di quella seduta si ritrovino adesso tra gli indagati. Tutti tranne uno, il prof. Marco Arculeo, l'unico che si astenne dall'approvazione del progetto.
La seduta comincia con l'esposizione del progetto da parte di Giacomo D'Alì, amministratore di “Antiche Saline srl” che ipotizza un programma di recupero, restauro e valorizzazione degli immobili in un contesto di rigoroso rispetto delle specificità ambientali. Le strutture esistenti non saranno più adibite a locali di servizio per la salinicoltura ma diventeranno strutture ricettive destinate ad una forma di “turismo ambientale”.
Uno dei membri del comitato, il prof. Antonio Provenza, interviene sostenendo che “una struttura ricettiva di tipo turistico potrebbe considerarsi come un fattore positivo contribuendo a tutelare e proteggere l'ambiente, evitando il ripetersi degli abusi commessi sull'isola”. Provenza inoltre ritiene “la presenza degli uomini non è un danno per gli animali, purché l'uomo non faccia la bestia”.
Ma come ci arriverebbero i turisti sull'isola? D'Alì propone l'unico metodo che ritiene compatibile per la protezione dei fondali, ossia battelli a pale con immersione massima di 15 cm.
Il prof. Arculeo, altro membro del comitato, prende atto della bontà dell'iniziativa ma chiede di valutare, in assenza di un piano di sistemazione della riserva, se è possibile avviare una struttura ricettiva, Inoltre sarebbe opportuno verificarne l'impatto ambientale e prevedere in quale maniera smaltire i reflui.
Tutti contro Arculeo. D'Alì ribadisce come “un rinvio possa causare un danno irreparabile all'iniziativa, che invece va realizzata senza indugio”. Il prof. Francesco Torre ricorda che “riserva naturale non significa mummificare l'ambiente”. L'assessore Mistretta insiste affermando che “la presenza di 20 persone non comporterà nessun disturbo. L'iniziativa costituisce uno stimolo per l'Ente Gestore (la provincia) che è inadempiente. Non possiamo stoppare un'iniziativa che mi pare convinca l'intero tavolo...”. Che varrebbe a dire: se non ci pensate voi, lo facciamo noi.
Sempre Arculeo insiste chiedendo una nuova riunione per poter valutare come potrebbe essere utilizzata la riserva, magari per le attività consentite dal regolamento.
I presenti convengono sulla proposta ed iniziano a concordare una data di convocazione a breve. Peccato che siano tutti impegnati... Cambio di destinazione d'uso approvato da tutti, tranne uno. Il solito Arculeo.
Ora la strada è tutta in discesa.
Il 17 ottobre 2003 lo Sportello Unico per le Attività Produttive di Marsala emana il provvedimento n. 51, che di di fatto determina l'inizio dei lavori. Per arrivare a questo provvedimento sono serviti altri due passaggi.
Il primo, la violazione del Regolamento della Riserva Naturale Orientata “Isole dello Stagnone” e dell'art. 37 L.R. 10/2000 da parte di tre componenti della Sovrintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Trapani che esprimono parere favorevole al progetto; il funzionario del settore LL.PP. Il secondo, il servizio Idrico Integrato che esprime parere favorevole per lo smaltimento delle acque reflue dell'eco-resort. Secondo il Gip Vito Saladino, del Tribunale di Marsala, questi provvedimenti hanno procurato intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale a favore della società Antiche Saline srl.
Cominciano i lavori, li esegue l'impresa edile GBLE, lavori che si vedevano anche dalla terraferma. A Marsala si comincia a formare un piccolo moto di opinione pubblica che raccoglie in totale 2500 firme e confluiscono in una denuncia collettiva. Per la prima volta i cittadini si interrogano sull'uso dell'Isola Lunga in un ecosistema così delicato. Anche perchè l'area dello Stagnone di Marsala è una delle poche aree umide rimaste in Sicilia.
Col tempo e la miopia delle amministrazioni la Riserva si è sempre ridimensionata. Dai circa 100.000 ettari del 1865 ai 47.000 degli anni '30. Ad oggi rimangono solo 5000 ettari. Ci sono tre ordini di motivi che giustificano la resa della natura nei confronti della città: la massiccia presenza di impianti aquicolturali intensivi che hanno esposto la zona a rischio inquinamento; la progressiva dismissione della salicoltura produttiva che ha causato l'interramento di numerose vasche con il conseguente restringimento dell'area; la rettifica del fiume Birgi che ha avvicinato la foce allo Stagnone ha provocato fenomeni di interramento del bacino settentrionale a causa delle tonnellate di residui solidi riversati in mare.
Settembre 2005, arrivano i nostri. I controlli delle forze dell'ordine rilevano come, nonostante l'approvazione del progetto, le modifiche apportate agli edifici siano difformi rispetto a quelle previste dal provvedimento dello Sportello Unico.
Dalla denuncia alle indagini, dalle indagini al rinvio a giudizio, un dibattimento in cui si sono costituite parte civile il WWF, Legambiente e l'Associazione Ekoclub International. Sia la Provincia Regionale di Trapani che il Comune di Marsala hanno preferito glissare, magari per spirito di solidarietà con molti degli indagati/impiegati. C'è anche da aggiungere che per Il nostro sindaco l'albergo di D'Alì ha “impreziosito il panorama”. Come se fosse un problema di natura estetica...