Situazione antipatica. In primo luogo c'è da valutare l'aspetto economico. Ruote e cerchi vengono considerati dalle assicurazioni come “bene personale” e pertanto non rientrano nella copertura “furto e incendio”. Poi c'è l'aspetto seriale con con cui avvengono questi furti. E' capitato che diverse auto, tutte parcheggiate nella stessa strada, siano state oggetto delle attenzioni dei ladri. Rubare cerchi in lega richiede tempo, lavoro di crick e chiave esagonale. A quanto pare le nostre strade sono deserte come una bottega di meccanico la domenica mattina, si può “lavorare” senza essere disturbati.
Molti lettori ci hanno scritto per lamentare la situazione. Scrive Vincenzo:
“Gentile Direttore, le segnalo che sono stato vittima di tale episodio presso il nuovo parcheggio di fronte al lungomare. Tale episodio è accaduto il 21 ottobre del 2009 e quando ho sostituito i cerchi mi è stato detto che era già successo a molte persone. Le scrivo per segnalarti che ieri sera hanno tentato, ancora una volta di rubare i cerchi alla autovettura ma si sono dovuti accontentare degli stemmini in quanto, in occasione del precedente furto, avevo fatto installare degli speciali bulloni antifurto. La prego di avviare una seria campagna di sensibilizzazione delle forze dell'ordine e dell'opinione pubblica”.
E questo è solo uno dei tanti casi.
Il racket dei cerchi è un lavoro redditizio, soprattutto se svolto ad alti livelli. L'anno scorso, per esempio, tre ragazzi di Piacenza avevano messo su un giro da 80.000 euro rubando cerchi in lega da auto di lusso.
Forse c'è una traccia possibile per giustificare questa ondata di furti. Prima che cominciasse la raccolta differenziata, i cassonetti marsalesi, oltre alla normale spazzatura, erano destinatari di scaldabagni, frigoriferi e qualsiasi tipo di materiale ingombrante ma, soprattutto, ferroso. I ferraioli, con l'Ape car di ordinanza, trascorrevano le giornate a spulciare i cassonetti nella speranza di portare a casa la giornata. La scomparsa dei cassonetti ha creato un vuoto di materia prima. Magari qualcuno si sarà specializzato e consorziato per rubare cerchi in lega, merce che ha diverse peculiarità. Non è tracciabile, quindi si può facilmente rivendere nel “mercato parallelo” o più comodamente consegnare ad uno dei tanti centri per il recupero dei metalli (gli ex “sfacia carrozze”) che pagano subito e per contanti. Questi centri non sono tenuti a verificare la provenienza della merce sfusa consegnata e, nel caso che questa risultasse rubata, per loro si può configurare soltanto la fattispecie di “incauto acquisto”. Nel caso dei cerchi è molto facile dimostrare come possano appartenere, per esempio, ad una macchina che è stata demolita l'anno scorso...
Ai cittadini, per adesso, non resta che adeguarsi con gli speciali bulloni antifurto e sperare che questa moda, come tutte le altre, passi presto.