I medici dell'ospedale dei bambini di Palermo spiegano che Giovanni "tra qualche giorno sarà dimesso, se non interverranno complicazioni". Il piccolo, che è ricoverato nell'Unità operativa di chirurgia pediatrica, diretta dal professor Manlio Lo Cascio, ha un "trauma da schiacciamento all'arto inferiore destro", ma non presenta fratture o ferite lacero contuse. Il dottor Antonino Carolina, di turno oggi, spiega: "Le sue condizioni sono ottime. E' stato trasferito qui da Agrigento, in eliambulanza, per effettuare dei controlli. Noi dobbiamo tenere sotto osservazione i valori ematochimici, che in sindromi da schiacciamento, possono far insorgere complicazioni, ma la situazione generale non presenta situazioni di allarme". Giovanni parla con tranquillità, ha vicino un familiare, e sarebbe stato informato del fatto che le sue sorelle sono rimaste gravemente ferite.
Il giorno dopo la morte delle sorelline Marianna e Chiara di 14 e 3 anni, schiacciate dalle macerie per il crollo della propria abitazione a Favara è stato il giorno del dolore e delle polemiche. I coniugi Giuseppe Bellavia e Giuseppina Bello, feriti leggermente, sono stati dimessi dall’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. In via del Carmine, davanti a quel che rimane della palazzina nel cuore del degradato centro storico di Favara, qualcuno con la vernice rossa ha scritto la parola ‘Assassini’ sulla palizzata che delimita la zona transennata dai vigili del fuoco, attaccando anche un foglio di carta con una preghiera per Marianna e Chiara, ”I nostri angeli”. I funerali, a carico del comune che ha stanziato un contributo di 5 mila euro, saranno celebrati martedì alle 11 nella chiesa madre di Favara. Alla cerimonia funebre parteciperanno il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo. Nella strada del crollo, un budello di case fatiscenti e pericolanti, ci sono solo tecnici ed esperti del comune; le tre famiglie, che con i Bellavia abitavano in via del Carmine, sono state sfollate. Una palazzina disabitata e pericolante all’angolo con via Umberto è stata demolita stamattina. Le ruspe, su disposizione dell’unità di crisi del comune, sono entrate in azione a circa 20 metri dal luogo dove si è sbriciolatolo lo stabile dove abitava la famiglia Bellavia. Un altro immobile, sempre nello stesso quartiere, è stato nel frattempo sgomberato. Le decisioni sono state prese dopo il sopralluogo dei funzionari dell’ufficio tecnico comunale di Favara, della protezione civile e dei vigili del fuoco di Agrigento. Salgono così a 19 le persone che al momento hanno lasciato le case. Di queste, dopo la notte trascorsa nella struttura delle suore del Boccone del Povero di Favara, soltanto in sei hanno deciso che rimarranno ospiti del convento. Tutte le altre, compresi i coniugi Bellavia, hanno trovato accoglienza, in attesa di capire quale sarà il loro destino abitativo, in case di amici e parenti. La Procura di Agrigento, che ha aperto un’inchiesta per disastro e omicidio colposo, sta cercando di identificare il proprietario della palazzina crollata, per il quale la famiglia Bellavia pagava 100 euro al mese di affitto. Domani gli inquirenti acquisiranno in municipio la documentazione relativa ai 56 alloggi popolari realizzati dall’amministrazione comunale, mai assegnati e danneggiati dai vandali, cercando di fare luce sulla posizione della famiglia Bellavia che sostiene di aver fatto richiesta di una casa, circostanza smentita dal sindaco Domenico Russello, sulla base delle prime informazioni raccolte ieri subito dopo la tragedia.
LEGAMBIENTE. "Il crollo di Favara ci ricorda ancora una volta quanto precaria sia la condizione del nostro patrimonio edilizio che si sbriciola per l'abbandono originato da politiche dissennate che in questi anni hanno spinto verso un'espansione senza fine. I centri storici sono diventati luogo di segregazione per i ceti sociali più deboli". È quanto si legge in una nota di Legambiente Sicilia sul crollo di Favara.
"Nell'esprimere il nostro dolore alla famiglia Bellavia per la perdita delle loro figlie, Anna e Chiara, dobbiamo purtroppo constatare che da anni, inascoltati - dice Mimmo Fontana, presidente Legambiente Sicilia - Chiediamo che il rilancio del settore edilizio passi per una 'grande opera' di riqualificazione dei tessuti esistenti, ma il presupposto deve essere il blocco dell'espansione che, altrimenti, finirà per assorbire ancora tutte le risorse che le imprese investiranno nei prossimi anni".
CODACONS. Il Codacons sta studiando una class action per tutti i cittadini siciliani che si trovano in stato di grave pericolo perchè abitano in una casa 'a rischio' come quella crollata ieri a Favara, nell'agrigentino. Francesco Tanasi, segretario nazionale del Codacons, in una nota chiede l'intervento dei Prefetti per il controllo delle strutture a rischio in tutti i comuni siciliani e per procedere alla messa in sicurezza delle stesse allo scopo di evitare altre tragedie, visto che "ci sono in Sicilia comuni a rischio frana o con costruzioni che rimangono in piedi solo per miracolo". Intanto, il Codacons è già intervenuto, nei giorni scorsi, con un'azione legale a favore degli abitanti di Aci Castello e di Erice che si trovano a rischio frana.