Subito dopo, alle 11,30, ancora un documentario, «Pezzi di Iran» di Andrea Pezzi, definito dallo stesso autore «un viaggio fatto senza pregiudizi a pochi mesi dall’elezione di Ahmadinejad alla presidenza della Repubblica Islamica dell'Iran. Il racconto di quell'attimo della storia iraniana nel quale sembrava fosse possibile una rivoluzione pacifica».
Alle 15,00 il cineasta Babak Karimi e Andrea Rabbito, docente di cinema, condurranno un seminario sul cinema Iraniano in collaborazione con l’Università Kore di Enna, con la proiezione del film «Il Cerchio» di Jafar Panahi
Alle 17,00 il documentario «I figli divorati della rivoluzione khomeinista» di Ahmad Rafat.
Alle 21,00 il festival si sposta nei saloni del Castello Normanno-Svevo dove s’inaugurano due importanti mostre: la prima dal titolo «Angeli di Persia», ritratti di Lucia Stefanetti ispirati alle immagini del movimento verde; la seconda «Sostenitori del Movimento Verde in piazza Azadi, 15 giugno 2009», istantanee di piazza raccolte da Omid Salehi, fotografo iraniano celebrato e controverso al tempo stesso, a tre giorni dalle contestate elezioni presidenziali e all'inizio del lungo cammino di scontri e proteste tuttora in corso.
Questo festival conferma il ruolo di Salemi quale fucina straordinaria di iniziative che volgono lo sguardo alle culture di tutto il mondo. La città riannoda così il legame con l’Iran avviato lo scorso novembre quando, per denunciare la violazione dei diritti umani da parte delle autorità di Governo, il Comune, nell’ambito di una cerimonia svoltasi peraltro alla presenza di rappresentanti della comunità ebraica italiana e di numerosi iraniani residenti in Italia, ha dedicato una via agli studenti di Teheran. Iniziativa poco gradita al Governo iraniano che ha convocato il nostro ambasciatore a Teheran per una formale protesta.
Il festival, seguendo il filo rosso del cinema, ma anche quello dei più diversi linguaggi quali la poesia, le arti visive, la musica e la danza, la cucina, la politica e la religione, si propone di offrire un’occasione per percepire più da vicino l’Iran come popolo e come paese.
Tra gli ospiti della due giorni salemitana: Vittorio Sgarbi, Andrea Pezzi, il giornalista Ahmad Rafat, Amir Seradji, presidente dell'Associazione Giovani Iraniani di Milano, il danzatore Mattia Doto, l'attrice Sandra Ceccarelli, la pittrice Lucia Stefanetti.
Uno dei momenti più importanti del festival sarà la collaborazione con «BIM Distribuzione» che riserverà a Salemi l’anteprima nazionale di «Donne senza Uomini» di Shirin Neshat, già «Leone d’Argento» per la miglior regia alla «66esima Mostra del Cinema di Venezia». Il film traccia il ritratto di cinque donne iraniane sullo sfondo del colpo di stato del 1953 che mirò a destituire il primo ministro eletto democraticamente dal popolo a favore dello Shah. Il film sarà proiettato domenica 24 alle 19.00 al «Cine Teatro Kim» con presentazione di Vittorio Sgarbi.
«Questo festival dedicato alla cultura iraniana – spiega Vittorio Sgarbi - iraniano documenta la vivacità della proposta culturale della città di Salemi dopo l’acquisizione del “Fondo Kim” che ha stimolato una attenzione ai luoghi “caldi” della produzione cinematografica, dove la ragione espressiva sia legata ad una necessità storica. In questo caso le vicende recenti in Iran hanno evidentemente determinato una reazione di resistenza che non poteva essere ignorata da una città che intende essere riferimento per la tolleranza e la libertà.
Dopo la dedica della strada agli studenti di Teheran che ha determinato la reazione indispettita del Governo iraniano – aggiunge Sgarbi - questo festival, che non ha intenzioni provocatorie, intende continuare ad indicare e garantire il primato della libertà di espressione, anche a rischio di determinare dispareri e reazioni del governo iraniano, le quali sono ingiustificabili ma non imprevedibili, e non possono essere la ragione per non consentire la conoscenza di una realtà drammatica e senza garanzie per i cittadini.
Nulla più del cinema e dell’arte – conclude Vittorio Sgarbi - consentono una conoscenza emblematica e anche realistica della situazione»