Dopo sei anni, dunque, c'è un primo riscontro processuale. Gli elementi raccolti dall'accusa a carico di Jessica Pulizzi hanno un fondamento e meritano di essere approfonditi in un'aula di giustizia. Una decisione, accolta con soddisfazione dalla mamma della bambina, Piera Maggio, e sollecitata dai pm Laura Cerroni e Anna Sessa che hanno chiesto il processo anche per l'ex fidanzato dell'imputata, Gaspare Ghaleb, il tunisino che risponde di false dichiarazioni al pm. Il reato contestato a Jessica Pulizzi, 22 anni, all'epoca ancora minorenne, è quello di concorso in sequestro di persona con l'aggravante applicata quando la vittima ha meno di 14 anni. Una fattispecie introdotta con il pacchetto sicurezza varato dal governo, fortemente sollecitata dalla mamma di Denise e dal suo legale. Al processo si costituiranno parte civile, attraverso l'avvocato Giacomo Frazzitta, Piera Maggio e Tony Pipitone, genitori di Denise, e per mezzo dell'avvocato Rosa Tumbarello, Piero Pulizzi, padre naturale della piccola rapita e di Jessica Pulizzi. Un uomo diviso a metà: da un lato l'affetto per una figlia nata fuori dal matrimonio, scomparsa nel nulla quando aveva appena quattro anni, dall'altro quello per l'altra figlia "legittima", che è anche l'unica accusata del sequestro della sorellastra. Per l'accusa, la ragazza avrebbe fatto sparire la bambina per vendetta e gelosia. "Il giudice dell'udienza preliminare ha adottato la decisione che noi ci aspettavamo", è il commento di Piera Maggio, che da anni chiede che sia fatta chiarezza sulla scomparsa della figlia. "Il dibattimento - ha invece sottolineato il legale della donna - si svolgerà davanti al Tribunale in composizione collegiale in quanto è stata applicata la nuova legge sul sequestro di minorenni voluta da noi". Non ha nascosto, invece, la sua delusione l'avvocato Gioacchino Sbacchi, difensore di Jessica Pulizzi, che uscendo dall'aula del gup ha detto: "Giustizia non è fatta". "Il rinvio a giudizio - ha, però, aggiunto - non significa ancora nulla, perché sarà il processo a stabilire la sentenza".
Parallelamente al processo, dovrebbero ripartire le indagini su altri possibili esecutori e complici del sequestro. Lo ha annunciato il legale di Piera Maggio, l'avvocato Giacomo Frazzitta che ha detto di aver appreso, seppur informalmente, che il giudice Sergio Gulotta ha accolto la sua richiesta di riapertura. "Una decisione molto importante - ha detto Frazzitta - perchè adesso la procura di Marsala dovrà riaprire l'indagine indagando a 360 gradi".
Il mistero intorno alla scomparsa di Denise Pipitone comincia il primo settembre del 2004, quando la piccola, quattro anni, sparisce nel nulla tra la via La Bruna e la via Castagnola, a Mazara del Vallo (Trapani).
Nessun testimone oculare, solo un cuginetto racconta alla nonna e alla zia di avere visto Denise fino a pochi istanti prima ma che all'improvviso ne aveva perso le tracce. Nessuno ha visto nulla, nessun testimone oculare si è mai fatto vivo. Iniziano gli appelli disperati della madre di Denise, Piera Maggio, che negli ultimi cinque anni ha girato l'Italia alla prima notizia di un avvistamento della bambina. Sempre falsi allarmi.
Intanto viene fuori che il padre della piccola non è il marito di Piera Maggio, ma un uomo con il quale anni prima la donna aveva avuto una relazione sentimentale. Da qui emergono anche numerosi contrasti tra le due famiglie e nel 2006 viene iscritta nel registro degli indagati Jessica Pulizzi (oggi rinviata a giudizio), sorellastra di Denise Pipitone, che all'epoca della scomparsa della piccola era minorenne. Viene captata una sua frase nella caserma dei carabinieri mentre parla con la madre. Nelle oltre 300 mila pagine relative al caso Denise si evidenzia che "coinvolta in modo diretto nel rapimento, è proprio la sorellastra, Jessica Pulizzi".
In questi anni Piera Maggio non si è mai arresa: "Denise è viva e questa storia non è ancora finita. Ringrazio tutti gli amici che ci sostengono, anche via internet su Facebook o direttamente collegandosi al sito ufficiale. Sono proprio tutte le persone che ci seguono a darci la forza di continuare a sperare".
Va anche a Roma e si incatena per qualche giorno davanti al Quirinale per "avere notizie di Denise ". Intanto, il Ris di Roma ha elaborato l'immagine di Denise Pipitone come dovrebbe essere oggi. I carabinieri hanno utilizzato la tecnica dell'”age progression", che riproducono, attualizzandole, le verosimili sembianze della bambina scomparsa il primo settembre di 4 anni fa a Mazara del Vallo e che oggi compie nove anni.
Oggi un altro passo in avanti: il rinvio a giudizio di Jessica Pulizzi, 22 anni, sorellastra della vittima, accusata di sequestro di persona e l'ex fidanzato di quest'ultima Gaspare Ghaleb, tunisino accusato solo di false dichiarazioni ai pm.
La madre di Denise, Piera Maggio e suo marito, Tony Pipitone, si sono costituiti parte civile al processo, così come il padre naturale Piero Pulizzi.
Due piste sono ancora aperte per il sequestro di Denise Pipitone, scomparsa a Mazara del Vallo. La prima riguarda un’intercettazione telefonica e le tracce del telefonino di un indagato. La seconda fa riferimento alle rivelazioni del presunto pentito Giuseppe D’Assaro che ha accusato la sua ex moglie di aver ucciso la bambina che teneva segregata in un casolare nelle campagne del Palermitano. Il primo filone dell’inchiesta, ancora coperta da segreto, è puntato su uno strano viaggio effettuato la notte tra l’1 e il 2 settembre 2004 da uno dei primi sospettati per la sparizione della bimba: sarebbe andato da Mazara del Vallo verso Carini,vicino Palermo, per rientrare a casa poche ore dopo.
TELEFONATA - Il suo telefonino è stato «agganciato» dagli impianti telefonici che ne hanno di fatto seguito le tracce. E in alcune conversazioni intercettate, il sospettato avrebbe fatto riferimento, con un uomo ancora da identificare, a una bambina. «E comu ci l'aviamu a pigghiari?». «Quannu è scuru...». («E come ce la dobbiamo portare?» è la domanda. «Quando fa buio», la risposta). Agli atti dell’indagine della Procura di Marsala c’è anche la controversa deposizione di D’Assaro, ex marito della zia di Denise, pregiudicato per traffico di soldi falsi e condannato per l’omicidio di una ragazza svizzera: proponendosi come pentito, D’Assaro ha raccontato di aver gettato in mare il cadavere della bimba che era stata tenuta segregata dalla ex moglie Rosalba Pulizzi, sorella del padre naturale di Denise (la bambina, secondo questa ricostruzione, sarebbe morta a causa di una eccessiva dose di tranquillanti somministrati dai suoi carcerieri). Le parole di D’Assaro finora non hanno trovato riscontro e la Procura di Marsala, a luglio, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo. La parte civile (cioè Piera Maggio, mamma di Denise) si è opposta suggerendo una serie di nuove indagini. Il gip dovrà decidere a giorni cosa fare.
SORELLASTRA - Denise Pipitone viene rapita l’1 settembre 2004 mentre gioca sul marciapiede di casa, a Mazara del Vallo. È da poco passato mezzogiorno, la nonna materna si allontana per qualche minuto dalla soglia della porta di casa in via La Bruna 6 per preparare il pranzo e quando torna ad affacciarsi la bimba non c’è più. Piera Maggio racconta subito agli inquirenti che la bimba non è nata dal matrimonio con Tony Pipitone ma da una relazione con Piero Pulizzi, autista pure lui di Mazara del Vallo, che per questa relazione si è già separato dalla moglie. In commissariato sono convocate l’ex moglie di Pulizzi, Anna Corona, e la figlia diciassettenne Jessica Pulizzi, sorellastra di Denise. È quel pomeriggio che, nella sala d’attesa dell’ufficio di polizia, una microspia capta una frase pronunciata dalla ragazzina: «Io a casa a' purtai...» (io a casa l’ho portata). Per gli inquirenti, è l’indizio che conferma un sospetto: che Jessica sia l’autrice del sequestro della bimba. Da quel momento, però, Jessica si avvale della facoltà di non rispondere anche se si dichiarerà sempre estranea al sequestro. Fino alla decisione del gup di Marsala Lucia Fontana, che ha rinviato a giudizio la ragazza.