Al piano in dieci punti stanno lavorando da tempo Maroni e il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Il progetto prevederà, tra l’altro, la creazione - proprio a Reggio Calabria, in un immobile sottratto alla ’ndrangheta - dell’Agenzia nazionale per la gestione dei beni sequestrati alla criminalità organizzata; l’istituzione del Codice Antimafia, una raccolta di tutte le leggi sulla criminalità organizzata approvate fino a oggi; il potenziamento della Procura nazionale antimafia; la creazione di una mappa nazionale delle organizzazioni criminali. E poi un nuovo impulso dalla Dia per l’aggressione dei beni delle ’ndrine.
Maroni, sulla bomba esplosa davanti alla Procura, ha parlato di «vero e proprio atto t
erroristico di stampo mafioso, posto in essere per generare timori e paure e per reagire ai risultati del contrasto con l’aggressione ai beni criminali e la cattura di importanti latitanti». Ma, ha assicurato, «chi ha pensato con questo gesto di colpire un ufficio giudiziario che sta svolgendo un ruolo importante, troverà il governo e tutte le istituzioni dello Stato assolutamente solidali con la magistratura calabrese e coesi nel proseguire la strada intrapresa».
Su Rosarno, il ministro ha, invece, attaccato ancora la Regione, precisando che «i disordini trovano il loro fondamento in una situazione di insanabile tensione tra la comunità locale e gli extracomunitari, derivante da un grave degrado sociale che le autorità locali e la Regione Calabria, avendo le competenze specifiche per porvi rimedio, hanno colpevolmente trascurato per anni e che si è trasformato in un serio problema di ordine pubblico». Il titolare del Viminale ha anche ribadito che sarà intensificata «una capillare attività di contrasto all’illegalità e allo sfruttamento del lavoro irregolare, specialmente in agricoltura, improntata al criterio guida della tolleranza zero».
Oltre alla Calabria si punterà a risolvere potenziali casi Rosarno anche in Campania e Puglia. «Il datore di lavoro del Sud - sostiene il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi -, non ha più alibi per non dare regolarità alle attività di raccolta breve in agricoltura».
Critiche arrivano dall’opposizione. «Voi - ha attaccato in aula Livia Turco (Pd) in caula puntando Maroni - in ogni Finanziaria avete tagliato le risorse per le politiche dell’integrazione. La smetta con la propaganda dunque e passi ai fatti per prosciugare questi bacini di schiavitù».
Chiamato in causa, ha risposto duramente il governatore della Calabria, Agazio Loiero, ricordando che «la gestione dell’immigrazione e del lavoro nero è materia di esclusiva competenza statale». «Il governo - attacca Loiero