Le persone fermate sono:Domenico Alagna, 48 anni, Giuseppe Crisafi, 41 anni, Vito Nicolosi, 48 anni, Salvatore Randazzo, 42 anni, Michele Pillitteri, 49 anni, Antonino Troia, 45 anni, An
gelo Bonvissuto, 43 anni, Bartolo Genova, 27 anni e Manuel Pasta, 34 anni.
L'indagine ha fotografato i nuovi assetti organizzativi dei due mandamenti mafiosi, i cui vertici negli ultimi due anni sono stati azzerati grazie a diverse operazioni di polizia che si sono susseguite nel tempo, e ha tracciato la mappa del pizzo delle estorsioni nelle due zone della città.
Gli investigatori si sono avvalsi, oltre che di intercettazioni ambientali, di tecniche di indagine tradizionali come il pedinamento. Un apporto importante all'inchiesta è stato dato anche dalle rivelazioni di diversi collaboratori di giustizia che hanno fornito un quadro aggiornato delle attività delle cosche, facendo emergere, ancora una volta, come il racket continui ad essere uno degli affari più redditizi di Cosa nostra.
Per evitare che decine di commercianti fossero costretti a pagare "la tassa" che la mafia, generalmente, impone nel periodo natalizio carabinieri e guardia di finanza hanno deciso di entrare in azione. Che le cosche stessero cominciando la consueta "campagna di Natale" gli inquirenti l'hanno appreso intercettando una serie di soggetti vicini ai boss Giuseppe Lo Verde e Giuseppe Provenzano, arrestati nei mesi scorsi.
Dall'inchiesta è emerso che i mafiosi stavano preparando un piano per la riscossione a tappeto tra commercianti e imprenditori. Nell'indagine, inoltre, sono emerse un'estorsione al titolare di un bar di San Lorenzo, costretto nel tempo addirittura a cedere un'altra attività commerciale al racket, e un tentativo di estorsione a un commerciante al dettaglio di Resuttana.
L'inchiesta può considerarsi uno sviluppo di due precedenti attività investigative svolte dai Carabinieri e dalla Finanza tra il 2008 e il 2009 e culminate nel ritrovamento, all'interno di una villa storica di Palermo, dell'arsenale di Cosa nostra. Da quelle inchieste emerse il "ritorno in attività" dello storico boss Gaetano Fidanzati, di nuovo ai vertici del mandamento di Resuttana, a arrestato il 5 dicembre a Milano dopo una breve latitanza.
"La mafia, nonostante i colpi subiti dagli arresti dei capi e dalle confische dei patrimoni, non è sconfitta e cerca di riorganizzarsi sostituendo i vertici finiti in carcere- È l'analisi comune fatta dal procuratore di Palermo Francesco Messineo e dall'aggiunto Antonio Ingroia - Cosa nostra non è un organismo moribondo che attente il colpo di grazia: la mafia cerca nelle seconde e terze linee i capi che sostituiscano i boss in galera - ha spiegato Ingroia - e la vitalità delle cosche è evidente ma anche dalla nuova recrudescenza del racket delle estorsioni che attanagliano tutta la città".
"È ancora scarsa la collaborazione dei commercianti vittime del racket. Gli episodi di denuncia sono rari" ha concluso Messineo.