A raccontarlo, ieri, in Tribunale, nel corso del processo al boss latitante Matteo Messina Denaro e all'imprenditore Giuseppe Grigoli, accusati di associazione mafiosa è stato lo stesso Ribolla, che per conto dello Stato amministra i beni sequestrati (tra questi, anche il centro commerciale Belicittà).
«A negarci il mutuo per l'Alimentari Provenzano di Castelvetrano - ha dichiarato il custode giudiziario rispondendo alle domande del pm Carlo Marzella - è stato, a Palermo, un responsabile di zona del Monte dei Paschi. Altra banca che non ci ha v
oluto concedere un prestito è stata la Carige».
Ma anche altri istituti di credito si sono mostrati poco propensi a concedere credito allo Stato. «Con noi - ha detto, infatti, Ribolla - le banche sono state molto rigide. Oltre a bloccare i finanziamenti, hanno chiesto il massimo rispetto delle scadenze delle aziende, fortemente indebitate, per milioni di euro, con diverse banche poco prima del sequestro». Per questo è stato chiesto l'intervento del ministero dell'Interno. Adesso sono «in fase di perfezionamento» alcuni accordi. Hanno già dato l'ok Credito Siciliano e San Paolo.
Intanto, dopo il sequestro delle aziende del gruppo Grigoli, i titolari di ben nove punti vendita affiliati alla Despar hanno deciso di interrompere il rapporto con l'amministrazione giudiziaria. E un paio di questi (il mazarese Spanò e il trapanese Filardo) sono stati denunciati da Ribolla per mancato pagamento, per circa 400 mila euro, di forniture. Negli altri punti vendita, intanto, «la contrazione degli incassi non è del tetto giustificabile con la crisi generale». Si scopre, infine, che l'impresa di pulizie che fino a poco tempo addietro ha operato a Belicittà è di Vincenzo Panicola, cognato di Matteo Messina Denaro. «L'ho appreso di recente'' ha detto Ribolla. Il rapporto sarà interrotto. Prossima udienza il 15 gennaio, con il pentito agrigentino Calogero Rizzuto.
Antonio Pizzo - La Sicilia