Gli Agronomi Siciliani, liberi professionisti e dipendenti pubblici, "in questi anni - scrivono . hanno contribuito a ristrutturare le aziende agricole ed a creare la cultura della produzione di qualità, contribuendo al riconoscimento della rete dei vini D.O.C. e delle D.O.P. per gli oli, delle strade del vino etc. , tutti strumenti idonei per seguire l’unica strada del riscatto che è quella del confronto con il mercato e la collocazione delle bottiglie di vino e olio in Italia e nel mondo.
E’ necessario ed urgente che l’Università di Palermo e di Catania e le relative facoltà di Agraria analizzino assieme alla Regione Sicilia i dati degli ultimi 10 anni che riguardano le produzioni agricole siciliane ed i relativi prezzi, soprattutto dell’uva da vino, dell’olio di oliva e del grano duro, al fine di verificare quello che è successo a partire dal 2005.
E’ documentato e riconosciuto dal Consiglio dei Ministri del 2 settembre 2005 lo stato di crisi del prezzo delle uve da vino e la presenza del cartello dei prezzi ( gli speculatori controllano i prezzi al ribasso a danno dei produttori).
Nell’Ottobre del 2005 gli agricoltori della provincia di Trapani hanno protestato a Palermo con mille mezzi agricoli e l’unico risultano ottenuto consiste in 250 contravvenzioni di diversi migliaia di € per la cui cancellazione ancora oggi sono costretti a lottare assieme ai loro avvocati presso l’Ufficio del Giudice di Pace o in appello presso il Tribunale di Palermo.
In seguito è stata ottenuta anche la legge 19 del 2005 art. 4 con i famosi 100 milioni di € per il rilancio della viticoltura siciliana, la metà dei quali doveva distribuirsi subito ai viticoltori siciliani e il resto doveva servire a lanciare la commercializzazione del vino siciliano in Italia e nel mercato mondiale. Ma dopo 4 anni i produttori siciliani da tale legge hanno ottenuto assai poco e la somma stanziata si è ridotta a circa 10 milioni di € prelevati con l’ultima finanziaria regionale per scorrere la graduatoria della siccità del lontano 2002.
Inoltre, in questi anni, in seguito ai danni causati dalla Peronospera, ai produttori siciliani erano stati assegnati dalla Finanziaria Nazionale del precedente Parlamento 50 milioni di €, di cui a forza di vari tagli forse saranno recuperati solo 7 milioni di € . La crisi del settore è tale che quest’anno le anticipazioni delle cantine sociali sono attesati sui 10 €/quintale, con una perdita di circa € 2.000,00 /ha, in caso di mancata liquidazione . Di conseguenza, le rivendicazioni portate avanti in questi giorni dagli agricoltori sono giuste e necessarie al fine di evitare l’abbandono dei vigneti:
-bloccare i debiti SERIT e i pignoramenti dei terreni;
-facilitare l’accesso al credito con un tasso agevolato;
-fare arrivare ai produttori vitivinicoli € 1.500,00/ha attraverso l’applicazione della potatura verde e €900,00/ha attraverso l’OCM vino.
Fatta questa analise ci poniamo alcune domande:
1. Il cartello dei prezzi del 2005 è stato smantellato o vige ad oggi sia per le uve che per il grano duro e l’olio di oliva?
2. Il decreto legge del 2 settembre 2005 – teso a contrastare fenomeni di andamento anomalo dei prezzi nelle filiere agroalimentari, soprattutto nel settore vitivinicolo, è stato applicato o è utile riprenderlo?
Esso, prevedeva accanto a queste misure, intensificazioni dei controlli della GUARDIA DI FINANZA e dell’AGENZIA DELLE ENTRATE, l’ANTITRUST sulle filiere agroalimentari in cui si verificavano anomali andamenti dei prezzi.
Di rilievo anche la previsione di un’utilizzazione delle eccedenze di produzione ritirate dal mercato, previa predisposizione di un programma specifico da parte dell’AGEA, così come il Governo ha fatto un anno fa con il PARMIGIANO REGIANO con un costo di circa 50 milioni di €.
4. Il sistema cooperativo siciliano svolge il suo ruolo o non è in condizione? Infatti, alcune cantine riescono a spuntare per i produttori prezzi mediocri, mentre altri, malgrado abbiano in mano grossissime quantità di prodotto, chiudono i bilanci con prezzi uguali alle strutture piccole e asfittiche che non svolgono alcun ruolo economico, in quanto costretti dalla congiuntura a svendere il prodotto al prezzo imposto da pochi acquirenti che vi sono sul mercato.
LA NOSTRA PROPOSTA a questo punto si sintetizza in questo modo:
Siamo alla presenza di un problema sociale ( a rischio vi sono decine di migliaia di posti di lavoro e l’ambiente della regione Sicilia. Cosa sarà la nostra isola se togliamo il prato verde dei nostri vigneti) siciliano che deve essere affrontato direttamente dal Presidente della Regione Sicilia e dal Presidente del Consiglio dei Ministri. In Francia, appena sono arrivati gli agricoltori all’Eliseo, il Presidente Nicolas Sarkozy non ha avuto dubbi ad attivarsi per salvaguardare la specificità delle produzioni francesi.
E’ giusto per noi continuare a valorizzare le nostre produzioni di qualità per conquistare i mercati internazionali e controllare con i denti le importazioni anomale delle produzioni agricole così come le esportazioni.
Le potenzialità affinchè l’agricoltura siciliana ritorni ai livelli di sei – sette anni fa ci sono tutte.
Il nostro vino, il nostro olio di oliva ed il nostro grano duro, se la politica italiana lo vuole, potranno produrre nuovamente reddito, anzicchè debiti."