De Vita, inserito nella “famiglia” mafiosa di Marsala e considerato uno degli esponenti di spicco della cosche trapanesi, deve scontare un ergastolo per omicidio ed è stato condanato anche per associazione mafiosa.
Il latitante, che era ricercato dal 2000, è stato sorpreso oggi pomeriggio, all’interno di una villetta di contrada Ventrischi a Marsala. Non era armato e non ha opposto resistenza. L’indagine è stata coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Teresa Principato.
Il latitante Francesco De Vita viene indicato dagli inquirenti come il braccio destro del reggente della "famiglia" mafiosa di Marsala, Vito Vincenzo Rallo, tornato a guidare la cosca nel luglio del 2007, dopo la sua scarcerazione, con la "benedizione" del boss superlatitante Matteo Messina Denaro. De Vita aveva fatto perdere le sue tracce dieci anni fa, in concomitanza con la sentenza dei giudici della seconda Corte d'Assise di appello di Palermo che nel 1999 confermarono la sua condanna all'ergastolo per l'omicidio di Vanni Zichittella, avvenuto a marsala il 15 giugno 1992, nell'ambito di una guerra di mafia. Una sentenza ormai definitiva. Nel marzo del 2007, tuttavia, i collaboratori di giustizia Gioacchino La Barbera, Antonio Patti e Vincenzo Sinacori - deponendo nel processo a carico del boss corleonese Leoluca Bagarella, dinanzi la Corte d'Assise di Trapani - lo scagionarono dopo essere stati loro stessi in precedenza ad accusarlo dell'omicidio.
IL CASO ZICHITTELLA E LA GUERRA DI MAFIA A MARSALA. De Vita deve scontare una condanna all'ergastolo per un omicidio commesso nell'ambito della guerra di mafia che insanguino' il territorio marsalese nei primi anni '90.
All'epoca Carlo Zichittella, membro "perdente" della famiglia lilibetana, aveva tentato di recuperare il controllo del territorio alleandosi con esponenti della stidda, di origine nissena, e con l'appoggio dei Grassonelli di Porto Empedocle (Agrigento). Il tentativo venne soppresso nel sangue grazie anche all'intervento di Salvatore Riina, che invio' in provincia il proprio gruppo di fuoco per supportare l'azione di Mariano AgatE, storico capo del mandamento di Mazara del Vallo.
In particolare, De VitA si rese responsabile, con Vincenzo Sinacori, reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo, e Antonino Gioe', dell'omicidio di Giovanni Zichittella, padre di Carlo, ucciso con cinque colpi di arma da fuoco il 15 giugno 1992 a Marsala. Tali vicende furono oggetto di una complessa attivita' investigativa antimafia denominata "Florio" e conclusa dall'Arma dei carabinieri nel 1993.
LA CATTURA. Le indagini finalizzate alla cattura di De Vita, coordinate dal procuratore aggiunto della Dda di Palermo, Teresa Maria Principato, e dal sostituto Marzia Sabella, si sono sviluppate per circa due anni essenzialmente intorno al nucleo familiare del ricercato. Gia' da qualche tempo i militari avevano ristretto l'attenzione su alcune abitazioni alla periferia di Marsala, ma la svolta e' arrivata oggi quando e' stata individuata con precisione l'abitazione in cui il latitante aveva trovato rifugio. Assieme a De Vita, nel corso della stessa operazione, sono state tratte in arresto quattro persone, accusate di averne favorito la latitanza.
PRECEDENTI. La cattura del latitante, che segue di pochi mesi quelle di Salvatore Miceli, inserito nell'elenco dei 30 piu' pericolosi, preso dai carabinieri di Trapani in Venezuela, e di Antonino Martino, narcotrafficante mazarese arrestato in Germania, si inquadra in una precisa strategia della Dda di Palermo, finalizzata a indebolire l'organizzazione mafiosa facendo terra bruciata attorno a Matteo Messina Denaro.