Ormai c’è un’agenda fittissima: dal convegno sulle vittime dell’Olocausto a quello sulle vittime delle Foibe, dall’anniversario dell’ennesima strage di mafia, alla giornata per i disabili, i malati di cancro, le vittime dell’usura, le vittime di Nassirya, e via ricordando. I disabili, ad esempio, sono richiestissimi, gli fanno fare di tutto, pure il presepe vivente.
Felice corollario è che tutto ciò, a sua volta, non solo serve ad evitare di affrontare problemi e temi concreti, ma crea anche un giro interessante di denaro. Perché per finanziare un convegno ci vogliono soldi, bisogna stampare manifesti, prenotare cocktail (ormai tra l’altro, non c’è cocktail degno di nota che non si accompagni con l’aggettivo “rinforzato”), fare inviti e cotillon.
Così è stato ad esempio per la Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne che si è celebrata a Marsala, con il classico convegnetto che non si sono rifilati in molti (lo stesso ufficio stampa del Comune di Marsala, ne ha dato notizia solo a consuntivo). Eppure il convegno è costato, udite udite, 7.250 euro (det. 1482/2009). Come mai? 2.000 euro per i relatori, 3000 euro per i premi (non c’è giornata senza concorso per le scuole: le vere vittime sono gli alunni, che dovrebbero reclamare il loro diritto a studiare, prima ancora di quello di fare da cavie per le celebrazioni e le ricorrenze altrui), 500 euro per la pubblicità, 1000 euro per l’immancabile “colazione di lavoro”, 150 euro per le spese di cancelleria, 300 euro per gli omaggi ai relatori, 300 euro per gli addobbi floreali. Mancano solo le bomboniere, insomma (non gli strafalcioni: il primo premio, per gli studenti, è, si legge testuale in determina, un “i-pood”).
La cosa strana è che locandine se ne sono viste ben poche, e che, soprattutto, per i relatori era previsto un rimborso spese di 2000 euro. C’erano delle spese di viaggio e alloggio da sostenere? Assolutamente. Erano tutte marsalesi doc.
La conferenza era organizzata dalla Commissione Pari Opportunità del Comune, di concerto con l’Amministrazione e il vicepresidente del Consiglio Comunale (Rosanna Genna, che a Marsala ha messo il suo imprinting su tutto ciò che riguarda i diritti delle donne). L’iniziativa, coordinata da Tommasella Marino, presidente della Commissione Pari opportunità, e dall’Assessore al ramo Anna Bandini, ha anche visto l’intervento di Carla Angileri, presidente dell’Associazione Pari e Libera, mentre le relazioni centrali sul tema: “il rapporto dei giovani con il fenomeno della violenza di genere” sono state svolte dalla psicologa Maria De Vita e dalla counselor Anna Maria Bonafede. Al termine del convegno, la premiazione dei vincitori del concorso legato alla campagna di sensibilizzazione sulla lotta alla violenza alla donna che ha coinvolto gli studenti delle terze classi delle scuole medie “Alcide De Gasperi” e “Vincenzo Pipitone” e quelli, sempre delle terze classi, del Liceo Psico-pedagogico “Pascasino” e dell’Istituto Tecnico Commerciale “Giuseppe Garibaldi”. Per la cronaca, ad essere premiati (con l’"i-pood") sono stati: Valentina Sammartano (1° posto) e Maria Sammartano (2° posto), entrambe del Liceo Psico Pedagogico ed, ancora, Nicola Lombardo e Giulia Messina (terze ex equo), rispettivamente delle Scuole Medie “Alcide De Gasperi” e “Vincenzo Pipitone”.
Sarebbe interessante capire come sono stati spesi, allora, 7.500 euro.
Ma c’è di più, perché durante la conferenza – passerella ad un certo punto duante il sonnacchioso dibattito ha preso il microfono una studentessa, che, nella sala piena di studenti e insegnanti, ha raccontato di aver subito un abuso, addirittura da un medico. Proprio così: povera ragazza, ha vissuto una cosa terribile, e ha pensato bene che quella era l’occasione buona per denunciare, tra donne, l’accaduto. Cosa c’è di meglio che denunciare una violenza nella giornata contro la violenza al convegno delle donne contro la violenza? Peccato che in sala, invece, sia calato il gelo. Perché una cosa è la violenza parlata, una cosa è la violenza vissuta, e questa, a quanto pare, non era messa tra i punti del convegno.
La notizia ha fatto il giro della città, anche se nessuno ne ha parlato (come molte cose di Marsala: tutti lo sanno, nessuno lo racconta). Abbiamo chiesto ad una delle responsabili dell’evento un parere, ma ci ha risposto in maniera seccata, prendendo le distanze dalla ragazza. In pratica, secondo l’operatrice l’intervento della studentessa è stato fuori luogo, la sede non era idonea. La ragazza pare abbia detto anche il nome del medico che avrebbe abusato di lei, la dottoressa ci ha riferito che è rimasta di stucco, non per il racconto agghiacciante della giovane, bensì, per il fatto che un suo collega potesse essere oggetto di una diffamazione: “Certe cose si fanno dalle forze dell’ordine, non durante i convegni”.
E’ chiaro. I convegni non servono per denunciare. Servono per ordinare addobbi floreali, locandine, cocktail rinforzati. E per regalare tanti “i-pood”.
(Per la cronaca, nei giorni seguenti una brava assistente sociale ha deciso di aiutare, da sola, la ragazza, dandole sostegno psicologico e accompagnandola a sporgere una formale denuncia su quanto ha subito).