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27/11/2009 05:04:17

Pier Paolo Romani (Avviso Pubblico): "Salviamo i beni confiscati alla mafia"

Questa scelta sembra una “iattura” perché viene a mancare il valore simbolico della confisca dei beni e poi perché c’è il sospetto che a ricomprare i beni, magari con un prezzo di favore, siano gli stessi mafiosi o loro consociati. Qual è la sua opinione?

Noi abbiamo scritto una lettera e l’abbiamo inviata a tutti i segretari nazionali dei partiti, a tutti i capigruppo alla Camera, al Presidente, a tutti i rappresentanti della Commissione parlamentare antimafia per chiedere loro di votare contro questo provvedimento nel suo prossimo passaggio alla Camera. Vorrei semplicemente ricordare che nel 2007 la Commissione parlamentare antimafia votò all’unanimità una relazione proprio sul tema dei sequestri e delle confische...

Questa relazione cosa diceva precisamente?

Innanzitutto, quanto era importante l’utilità sociale dei beni confiscati alla mafia, in base alla legge n. 109 del 1996. L’importanza l’aveva capita molto bene Pio La Torre che è stato ucciso per questo: quando impoverisci un mafioso togli anche il suo potere. Poi ben venga se quel bene, costruito e comprato con denaro frutto del calpestamento dei diritti, si utilizzi per garantire diritti alle persone, pensiamo a Corleone dove la villa di Riina è poi diventata caserma della Guardia di Finanza.

Per esempio a Marsala, un appartamento al tredicesimo piano del palazzo Grattacielo è stato confiscato alla mafia e oggi è sede di Libera e sede del centro contro le violenze sulle donne…

Ecco che appunto i beni confiscati diventano degli strumenti che accrescono la credibilità dello Stato e la fiducia dei cittadini nei confronti di esso. Allora se sottraiamo la ricchezza e se sottraiamo il consenso sociale, i mafiosi li sconfiggiamo. Vendere questi beni è un errore madornale perché significa che questi beni ritorneranno in possesso della criminalità nonostante tutta la forza simbolica che questi beni hanno.


Nel progetto del 2007 si prevedeva la costituzione di un ente per gestire questi beni confiscati tra l’altro…

Sì, nella relazione si diceva anche che era importante istituire un’agenzia nazionale che si occupasse in maniera specifica di beni confiscati perché il demanio, a cui la nuova normativa vorrebbe consegnare la responsabilità della gestione della vendita, non era in grado di gestire adeguatamente i beni confiscati. Senza andare nella direzione di creare l’agenzia, e quindi di rafforzare la lotta economica e anche sociale alle mafie, si va in un’ottica di mercato per fare cassa che è una cosa completamente sbagliata. 

Quali sono le iniziative di Avviso Pubblico contro questo progetto per evitare che al passaggio finale questo emendamento venga ancora una volta approvato e diventi così una legge dello Stato?

Noi abbiamo scritto un appello e già sul sito di Libera, www.libera.it, stanno arrivando centinai di messaggi da parte di consiglieri e assessori vari. Abbiamo invitato tutti gli enti locali italiani ad approvare un ordine del giorno per dire NO alla vendita. In più insieme a Libera daremo vita a delle iniziative pubbliche per far capire alle persone quanto sia sbagliata questa posizione.

Il mondo politico appunto come sta partecipando alle vostre iniziative?

Devo dire che troviamo anche parlamentari di centrodestra e centrosinistra che sottolineano la medesima posizione. Noi pensiamo che se proprio fosse necessario siamo disposti ad andare con tutti i nostri 200 e più sindaci sotto Montecitorio per dire che siamo contrari a questo emendamento.