Come si fa a smentirlo? è esattamente quello che è successo”. Il senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, ad Ascoli Piceno per un incontro sulle regionali organizzato dal Circolo del Buongoverno, ironizza sulle accuse dell’uomo che ha fatto nuove rivela
zioni sulla cosiddetta trattativa fra Cosa Nostra e lo Stato. E che venerdì 4 dicembre verrà ascoltato a Torino, nel processo d’appello per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dello stesso Dell’Utri (condannato a nove anni in primo grado). Fuori dal Cinema Piceno, una trentina di manifestanti (’grillini’, Sinistra, Ecologia e Libertà, ma anche dissidenti del centrodestra) contestano il senatore sonoramente, gli gridano ”mafioso”, ”ladro”, ”baciamo le mani”, mentre qualcuno sventola l’agenda rossa scomparsa del giudice Paolo Borsellino e un altro, rivolto all’establishment del Pdl locale, urla ”Borsellino era missino, vi dovete vergognare, vergognatevi!”. Vola qualche spintone fra supporter del Pdl e contestatori, la polizia sorveglia senza intervenire e alla fine Dell’Utri se ne va in auto, scortato, annunciando che resterà ad Ascoli perché da oggi, da appassionato bibliofilo, vuole visitare la Biblioteca comunale. Nel suo intervento pubblico, davanti a 300 persone – nel parterre del cinema il sindaco e il presidente (Pdl) della Provincia, Guido Castelli e Piero Celani, il coordinatore regionale del partito Remigio Ceroni, amministratori locali – Dell’Utri comincia proprio dai libri. ”Mi hanno accusato di tutte le stragi, anche delle bombe all’Accademia dei Georgofili a Firenze, proprietaria di un libro di agronomia di cui esistono due sole copie al mondo: una a Firenze e una nella mia biblioteca di Milano”. Uno spunto per i magistrati: ‘’se i Georgofili bruciano, il mio libro varrà di piu”’. Poi è la volta di Spatuzza, le cui ”minchiate vengono prese sul serio, e si spendono soldi per giudici e indagini”. Fra poco, ha aggiunto, ”ci accuseranno anche del crollo delle Torri gemelle”, come hanno accusato ”me e Berlusconi di voler conquistare il centro storico di Palermo, e di aver fatto un accordo con i capimandamento della mafia. Come se Berlusconi, uno che ha fatto Milano due, avesse bisogno di Palermo”. Intanto, il premier si dedica al ”Paese e viene dileggiato da una sua parte, legata ai poteri forti, che cercano di toglierlo con tutti i mezzi dalla scena”. E qui, ‘’senza voler fare paragoni”, il senatore ha citato Benito Mussolini e uno scritto della vigilia di Natale del 1937: ”perchà – scriveva il duce – spendere queste energie per gli italiani, che mi amano con la stessa facilità con cui odierebbero se la mia stella si offuscasse”.