Progettato nel 1985, il nuovo cimitero non sfugge alla tradizione che scandisce ciclicamente il percorso delle opere pubbliche marsalesi: progettazione, appalto, indagini, vandali in azione, arresti, campagna elettorale basata sull'imminente apertura.
E' il 2006 quando, nell'ambito dell'inchiesta denominata "Peronospera III", vengono rinviate a giudizio sei persone. L'ex ingegnere capo del Comune di Marsala, Rosario Esposto è accusato associazione mafiosa e turbativa d'asta. Vincenzo Zerilli, tabaccaio, risulterebbe incaricato da Cosa nostra a tenere i rapporti con il mondo della politica, la figlia Giacoma Zerilli, è accusata di intestazione fittizia di alcuni beni del padre, gli imprenditori Vito Russo e Maurizio Vincenzo Errera, sono accusati di avere taglieggiato altri imprenditori per conto della mafia. Si aggiungono alla lista Luigi Adamo, altro presunto mafioso e Filippo Chirco, un altro imprenditore accusato di associazione mafiosa ed estorsione. L'inchiesta della Dda di Palermo consentì di scoprire un intreccio fra politici, imprenditori e boss mafiosi per il controllo degli appalti pubblici e la gestione delle estorsioni.
Filippo Chirco, insieme a Rosario Esposto e Vincenzo Zerilli si sarebbe attivato per far aggiudicare all’impresa “Sicilstrade”, con un ribasso minimo, l’appalto del secondo stralcio dei lavori per la costruzione del nuovo cimitero. l’appalto del secondo stralcio dei lavori per la costruzione del nuovo cimitero di Marsala (aggiudicato dalla Sicilstrade srl per una base d'asta pari a 3.545.855.162 di lire). I fatti risalgono al settembre del 2001 e l’architetto Esposto avrebbe pilotato quella gara in cambio di 50 milioni di lire avuti da Chirco e Zerilli. Assieme a Luigi Adamo e all’imprenditore Maurizio Errera, Filippo Chirco avrebbe, invece, compiuto un’estorsione in danno del responsabile tecnico di due cantieri, uno per la costruzione di loculi al cimitero di Petrosino, l’altro per il rifacimento di marciapiedi a Marsala
Processato con rito abbreviato per turbativa d’asta ed estorsione nell’aprile del 2007 Chirco era stato condannato a 9 anni dal gup di Palermo Marina Petruzzella. Lo scorso aprile la terza sezione della Corte d’appello di Palermo lo ha condannato a 6 anni di carcere.
Nel 2008 questa vicenda giudiziaria acquisisce un nuovo imputato, Salvatore Di Girolamo, imprenditore e presunto faccendiere di Matteo Messina Denaro. A Salvatore Di Girolamo viene contestato il concorso nella stessa turbativa d'asta relativa al cimitero, insieme a Esposto, Chirco e Zerilli. In quanto titolare della Sicilstrade Srl. Le presunte responsabilità di Salvatore Di Girolamo sono emerse da alcune intercettazioni, riscontrate con le dichiarazioni rese, anche in sede processuale, dal pentito d’onore Mariano Concetto e da Vincenzo Laudicina, ex consigliere comunale ed esponente politico marsalese. “Ma il quadro probatorio delineato nei confronti del Di Girolamo – si leggeva nella nota della squadra mobile - si è potuto avvalere, soprattutto, delle informazioni rese dall’imprenditore edile trapanese Antonino Birrittella, grazie al positivo clima di collaborazione con una parte del mondo imprenditoriale locale, auspicato anche dai vertici regionali di Confindustria”.
Di Girolamo era già noto alle forze dell'ordine. Nell’estate del 2001 fu coinvolto in un’articolata indagine condotta dalla Squadra Mobile di Trapani, riguardante il controllo esercitato da Cosa nostra nel settore della Ecomafia, conclusa con la scoperta di un gruppo societario di Cosa nostra, impegnato nella gestione del settore dei rifiuti solidi urbani, operando il controllo occulto degli uffici del Comune di Trapani e di Erice impegnati nell’amministrazione e nella gestione degli appalti dei rifiuti solidi urbani relativi al 1999 e al 2000.
Le opere pubbliche a Marsala sono sfasate sempre di un trentennio, è la regola. L'unica nota positiva del lungo inter cimiteriale è che non genere vittime, quelle sono gratis o quasi.