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23/11/2009 05:38:11

Mafia: Matteo Messina Denaro è sempre più solo


Ed è senza "padrone" un territorio molto vasto della provincia di Palermo che comprende comuni come Altofonte, Monreale, San Giuseppe Jato, Piana degli Albanesi, Camporeale, Borgetto, Montelepre. Un territorio che comprende anche la zona a ridosso del Trapanese, ovvero Partinico, Balestrate, Trappeto. Secondo il pm Francesco Del Bene, che con Roberta Buzzolani ha coordinato l’operazione conclusa con la cattura del superlatitante quella «rimane terra di nessuno, e questa è cosa estremamente pericolosa». In sostanza, dunque, quel territorio potrebbe essere conquistato dal numero uno di Cosa Nostra, cioè Matteo Messina Denaro.
A comandare adesso sono «quelli che ancora non conosciamo" dice il pm della Direzione nazionale antimafia Maurizio De Lucia, in un articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia. "Sono i più potenti, i più pericolosi». E pericolo era anche Raccuglia, «perché non si vedeva, o si vedeva molto poco», aggiunge De Lucia. «Di fatto era il commissario del mandamento di Partinico alleato dei Vitale, tutti arrestati, dei quali era il mandatario». Il suo successore? Adesso si teme davvero una guerra di mafia.


"U veterinario","tiramisù" ,"Diabolik". Tra questi tre soprannomi si gioca buona parte del presente e del futuro della lotta dello Stato a Cosa Nostra. Senza troppe illusioni perché – come ha messo nero su bianco l'ex sostituto procuratore nazionale antimafia Roberto Alfonso nelle 17 pagine di sintesi dedicate alla mafia siciliana nella relazione 2008 della Dna – la forza e la vitalità delle famiglie sono in grado di garantire un ricambio continuo. A mancare, nell'esercito mafioso, non sono maggiori, colonnelli e generali (o aspiranti tali) ma, casomai, la truppa.

 

In questo momento l'asse Palermo-Trapani detta legge negli equilibri di Cosa Nostra.


Raccuglia, capo mandamento di Altofonte, nel Palermitano, numero due di Cosa Nostra secondo le dichiarazioni dei vertici della Procura nazionale antimafia e delle Forze dell'Ordine, è stato arrestato in una zona a cavallo tra le province di Trapani e di Palermo.
 Nessuno, per ora, è in grado di dire se Raccuglia si nascondesse nel Trapanese con la benedizione del numero uno di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro, detto "Diabolik" per la sua passione fumettistica, ma certamente non si sarebbe trovato in quella palazzina nel centro storico, quasi di fronte al Municipio, dove è stato arrestato, senza che Messina Denaro sapesse.

Verosimile che "Diabolik" abbia permesso la sua recente latitanza nel Trapanese in cambio di un "salvacondotto" per alcuni affari nel Palermitano e nelle zone cuscinetto tra le due province - a partire dal traffico di droga, appalti, racket ed estorsioni - dove Raccuglia era ancora un boss di primissimo livello. Un capo con il quale – anche nel recente passato – Matteo Messina Denaro si è scambiato favori con coperture reciproche di latitanti e con il quale ha partecipato nel tempo a comuni summit di mafia.

Anche Matteo Messina Denaro fu latitante a Calatafimi, assieme al padre, Francesco, morto nel ‘98. Padre e figlio avrebbero addirittura trovato rifugio nella canonica di un sacerdote, poi defunto. La storia è stata accennata dal pentito di Mazara del Vallo, Vincenzo Sinacori.
Proprio il fatto che i due boss, pressoché coetanei, vantino rapporti di vecchia data, fin dai primi anni Novanta, autorizza, aldilà dell'ufficialità, qualunque ipotesi sulla cattura di Raccuglia. 
L'arresto di Raccuglia provoca dunque una rottura nei delicati equilibri mafiosi, anche se la sensazione, avvalorata anche da recenti indagini, è che l'asse tra Palermo e Trapani continuerà con Messina Denaro da una parte. E dall'altra?
Qui entra in gioco il palermitano Giovanni Nicchi, 28 anni, detto "tiramisù"....