Eppure non ha passato una settimana tranquilla. Perchè è stato chiamato in causa dalle cronache relative all’ultima inchiesta antimafia, Dioscuri, per via della sua frequentazione con Filippo Di Maria, uno degli arrestati dalla Squadra Mobile di Trapani. Sia chiaro, Papania non è neanche indagato. Ha anche detto di essere disponibile a qualsiasi chiarimento, mettendosi a disposizione della magistratura.
Il PD nazionale ha fatto subito la sua parte e gli ha dato ampia fiducia.
E come avviene ormai sistematicamente, appena un politico è lambito da elementi poco chiari relativi alla criminalità organizzata di stampo mafioso, arriva la solidarietà, l’attestazione di stima. In questo caso, a Papania, per conto del Pd, gli ha scritto Piero Fassino. La cartolina di Fassino recita questa parole: “Al termine del lungo percorso congressuale desidero esprimerti, come coordinatore nazionale della mozione, i più cari e sinceri sentimenti di gratitudine per la generosità e la passione da te profusa in questi mesi a sostegno di Dario Franceschini e della sua proposta politica. Insieme a Dario e agli altri esponenti nazionali della mozione intendiamo dare continuità al nostro impegno comune, costituendo una “Area Democratica”, con l’obiettivo di affermare il carattere plurale, aperto ed innovativo del PD. So no certo che in questo nuovo cammino ritroveremo la tua passione, la tua generosità e la tua intelligenza politica”.
Sull’operazione antimafia, nulla. Neanche un accenno. Un piccolo monito, magari per dire: “Però stai più attento , la prossima volta”. Anche perché Alcamo non è una grande città, anzi, e nelle piccole città un politico avveduto dovrebbe stare attento alle frequentazioni. Anche perché, poi, Di Maria è pregiudicato.
Ma chi è Filippo Di Maria? Quali sono i suoi rapporti con Nino Papania? Di Maria è un impiegato della Forestale, che ama frequentare con la stessa intensità i boss e i politici. Secondo il Gip Antonella Consiglio, che gli ha notificato l’arresto, Di Maria è vicino alla famiglia mafiosa alcamese dei Melodia.
In particolare, Di Maria è una sorta di braccio destro per il boss Cola Melodia, capomafia di ottanta anni suonati, con due figli in carcere (Nino e Ignazio) e tanti problemi da risolvere nella gestione di Cosa Nostra ad Alcamo. Cola Melodia ha un nemico, il fratello Diego (“più che nemici, erano fratelli” direbbe l’adagio) che cerca di fare richieste estortive ad imprenditori che invece sono sotto il suo raggio d’azione. Filippo Di Maria fa da intermediario. Gli imprenditori minacciati infatti si rivolgono a Di Maria ( e non alla polizia, è chiaro) per essere aiutati. A proposito: Di Maria, da quello che si intuisce, ha un ruolo riconosciuto in Cosa Nostra, tant’è che gli imprenditori lo contattano per essere aiutati dopo una richiesta estortiva. Com’è che Papania non lo sa?
Di Maria, infatti, frequenta la segreteria del Senatore Papania, e si prende cura dell’orto del senatore, a Scopello.
In altre parole, Di Maria fa l’ortolano a Papania. Sembra quasi un “cunto” siciliano. Ma è attualità. E Di Maria non è un personaggio di poco conto. Il pentito Gaspare Pulizzi, ex reggente della famiglia mafiosa di Carini, lo ha riconosciuto in foto quale intermediario di alcuni incontri con Salvatore e Sandro Lo Piccolo quando erano latitanti, prima del 2007. L’imprenditore Liborio “Popò” Perrone, tratto in arresto nell’operazione “Cemento Pulito”, l’anno scorso ha affermato di aver appreso da uno dei fratelli Melodia, Diego, che “Filippo di Maria raccoglieva denaro a titolo estorsivo”.
Tutto qui? No. Perché dalle intercettazioni emergono altre inclinazioni di Di Maria, soprattutto quelle per la partecipazione e l’impegno politico. Di Maria partecipa alle primarie nazionali e regionali del Pd del 2005. Per intenderci si tratta di quelle per la scelta del Presidente del Consiglio alle elezioni politiche (Prodi) e per la scelta del candidato dell’Unione per le elezioni regionali del 2006 (vince Rita Borsellino, ma Di Maria, come Papania, sostiene Fernando Latteri).
Numerose sono le telefonate a Papania o ai membri della sua segreteria. “Emerge - annota la Mobile di Trapani - da numerose conversazioni che Di Maria svolgeva attività di factotum presso la villa di Scopello del predetto Papania, muovendosi incessantemente per procurare posti di lavoro ad amici e conoscenti grazie anche al diretto interessamento di collaboratori e personale di segreteria del senatore”. Anche perché Di Maria è di casa: Papania lo invita pure all’inaugurazione della piscina della sua villa. «In tale contesto - chiosa il gip - emergeva chiaramente che lo staff del senatore Papania ed altri uomini politici locali contattavano ripetutamente, e in diverse occasioni, il Di Maria al fine di indurlo a sostenere le iniziative politiche sopra indicate e invitandolo a fare altrettanto con tutte le persone di sua conoscenza». Tanto basta per sollevare un caso politico? Macché. Per i magistrati «nonostante l’esistenza, certamente notoria in una piccola comunità quale quella alcamese, di uno stretto legame tra Di Maria una famiglia storicamente mafiosa quale quella dei Melodia, da nessuna delle conversazioni intercettate emergeva che gli uomini politici o i loro diretti collaboratori avessero consapevolezza del ruolo mafioso rivestito da Di Maria e che quindi sfruttassero la comprovata capacità dell’associazione mafiosa di condizionare i risultati del voto e delle competizioni elettorali».
Papania dunque non ha alcun sospetto su Di Maria, che però è considerato dagli altri affiliati della cosca un “protetto” dell’onorevole. E lui stesso si definisce una sorta di fratello, tanto da fargli da autista e da ortolano.
“Anche il Pd ha il suo stalliere” gongola “Il Giornale” del 5 Novembre scorso: “Parlare dello «stalliere di Alcamo», Filippo Di Maria, mafioso fidato di mafiosi, factotum-giardiniere-autista del senatore del Pd, Nino Papania, infastidisce i mafiologi di professione ossessionati dell’antico filone manganiano che porta ad Arcore”. E ancora: “Per i magistrati siciliani, però, l’esponente del Pd «poteva non sapere» quello che ad Alcamo sapevano anche i muri. E cioè che il braccio destro del senatore Pd, arrestato nell’operazione «Dioscuri», era autista, cassiere e uomo di fiducia del boss Nicolò Melodia”. Solo per la cronaca, in un’intercettazione il fiduciario dei Melodia sprona i suoi per l’imminente battaglia: «Lui mi ha detto, muovetevi, perché siamo in mezzo a una strada», diceva al telefono. Quel «lui», secondo gli inquirenti, potrebbe essere proprio Papania. Che ovviamente smentisce e si dice all’oscuro delle trame del suo «stalliere». Queste le parole de “Il Giornale”.
A proposito: Papania nel 2002 ha patteggiato a Palermo 2 mesi e 20 giorni di reclusione per abuso d’ufficio: era indagato per aver sistemato in posti pubblici diversi disoccupati privi dei titoli di legge. La vicenda risale al ‘98 quando Papania, all’epoca assessore regionale al Lavoro, venne coinvolto in un’inchiesta condotta dalla Procura di Palermo su una compravendita di posti di lavoro. Secondo i magistrati, alcuni esponenti di un sindacato, il Failea, avevano promesso assunzioni a 15 ex detenuti in cerca di lavoro in cambio di somme di denaro che arrivavano ino a 3 milioni di lire. Per queste assunzioni i sindacalisti si sarebbero rivolti a pubblici ufficiali e politici. A Papania che aveva dato lavoro a disoccupati privi dei titoli richiesti dalla legge, i pm avevano inizialmente contestato il concorso esterno in associazione a delinquere e abuso d’ufficio.
Non gli arrivò nessuna cartolina di solidarietà, in quel caso, ma non mancarono le attenzioni. Ad esempio, nel 2008 Dario Franceschini annunciò: “Non presenteremo candidati con procedimenti in corso né con sentenze passate in giudicato”. Papania fu invece ricandidato dopo il patteggiamento e rieletto per la terza volta senatore.
Ma non abbiamo ancora finito. Perché l’edizione de “La Sicilia” di ieri, 12 Novembre 2009, parla di un altro ortolano di casa Papania (ma quest’orto quanto è grande?): il castellammarese MaurizioGaspare Mulè, 41 anni, di mestiere autista di scuolabus: “Il figlio Claudio risulta essere stato indagato in una indagine antimafia. Lui stesso sarebbe stato visto incontrarsi con il boss mafioso castellammarese, Mariano Asaro. Nessun rapporto diretto tra Mulè e l'esponente del Pd, annotano gli investigatori, rapporti sempre «mediati» da Filippo Di Maria. Anche Mulè si occupava del giardino della villetta del senatore Papania che su sollecitazione del Di Maria si sarebbe interessato a fare avere un trasferimento alla moglie di Mulè, impiegata alle Poste. In una intercettazione Di Maria e Mulè commentano la circostanza: non solo il trasferimento ma la donna ottenne anche una «promozione». E Di Maria in più occasioni parlando con Mulè gli dice che «a quello là bisogna andare ad incontrarlo per ringraziarlo”.
(seconda parte - la prima parte è stata pubblicata giovedì 12 Novembre - terza parte: lunedì 16 Novembre)