E' il suo secondo avviso di garanzia. Pellerito era stato coinvolto anche un in una precedente operazione antimafia, l’operazione Abele, per la storia di un certificato medico stracciato per fare sparire la prova di un incidente sul lavoro: insieme ad un medico, Angelo Calandra, anche lui finito sotto inchiesta, avrebbe distrutto e sostituito un certificato medico rilasciato a un operaio della Medicementi, la ditta di calcestruzzi di Alcamo controllata dal clan alcamese. L’operaio, formalmente licenziato, ma in realtà dipendente dell’impresa, aveva avuto un incidente sul lavoro. Temendo conseguenze con l’Inail, Liborio Perrone, uno dei prestanome dei boss titolari della azienda, avrebbe chiesto a Pellerito di sostituire il certificato che attestava l’incidente. Pellerito si è dunque rivolto al medico e l’incidente sul lavoro è diventato incidente stradale. Questo almeno sostiene l'accusa.
Pellerito, infermiere all’ospedale di Alcamo, abbandonò il suo partito l’Udc proprio in seguito a quel primo avviso di garanzia. “Non ho avuto dichiarazioni di solidarietà da parte di nessun esponente del mio partito” dichiarò. Viviamo strani tempi: una volta chi riceveva un avviso di garanzia doveva quanto meno fare mezzo passo indietro, ora invece vuole pure la solidarietà.
Tra gli indagati nell'ambito di quell’inchiesta sulle cosche trapanesi, che ha portato a undici arresti e dieci denunce, c'è anche Vito Turano, padre dell'attuale presidente della Provincia di Trapani Mimmo Turano, segretario provinciale dell'Udc. Vito Turano, per anni sindaco democristiano di Alcamo (Trapani) è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Turano era finito sotto inchiesta anni fa, in seguito alle dichiarazioni di alcuni pentiti che avevano parlato dei suoi rapporto con le cosche, la sua posizione era stata archiviata.
Torniamo al presente, a Pellerito. I guai nuovi per Pellerito vengono da una macelleria. Si, proprio da una macelleria. Lui dice di esserci andato solo per acquistare carne. Ma l'esponente politico è accusato di avere avuto rapporti con la mafia. Gli investigatori gli contestano, in particolare, di avere preso parte ad alcuni summit svoltisi all'interno della macelleria di Tommaso Vilardi, nipote del boss Nicolò Melodia.
Da chi è difeso Pellerito? Dall’Avvocato Baldassarre Lauria. "L'avviso di garanzia è un atto dovuto", dice l'avvocato Lauria, difensore del consigliere provinciale. "Il mio assistito ha già manifestato la propria disponibilità a chiarire la sua posizione dinanzi i giudici. Non c’è nulla da preoccuparsi. Dimostreremo che si tratta di un equivoco. Pietro Pellerito si è recato in quella macelleria soltanto per acquistare carne e non ha mai partecipato a riunioni di mafia".
Singolare poi la lettura che dà Lauria della procedura penale in merito ai reati di mafia: “Ricordo a me stesso che quando si tratta di reati di mafia, laddove ci sono degli indizi, l’arresto o la cattura in carcere è obbligatoria. Il fatto stesso che Pellerito sia destinatario di un semplice avviso di garanzia dimostra proprio l’insussistenza del quadro indiziario”.
Lauria ha altri clienti di spicco. Ad esempio c’è Vito Roberto Palazzolo, 62 anni, originario di Terrasini, condannato per associazione mafiosa e residente in Sud Africa, Paese che non ha concesso l’estradizione. Lauria per conto di Palazzolo ha presentato denuncia contro ignoti per la vicenda legata alla sua presunta iscrizione a “Facebook”.
Lauria è socio di studio del Presidente della Provincia Regionale di Trapani, Mimmo Turano. Ed è anche assessore della Giunta di Turano, precisamente, assessore alla legalità e alla trasparenza.
La cosa stona? Assolutamente no. “La difesa è una prerogativa che garantisce la Costituzione” dice Lauria “Io assisto un cittadino essenzialmente libero. Pellerito è eletto dal popolo, e fin quando non sarà condannato ha diritto ad esercitare il suo ruolo”.
Verrebbe da chiedersi: chissà cosa succederà un domani quando la Provincia magari si dovrà costituire parte civile nei processi scaturiti da queste operazioni antimafia.
Ma noi, in verità, ci sentiamo confusi già da ora.
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