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02/11/2009 13:00:24

Da due mesi senza stipendio 800 lavoratori della Phonemedia di Trapani

che hanno sede in via Conte Agostino Pepoli, via Capitano Verri e Via Fardella e che appartengono alle società B2B e Multimedia Planet; ottocento persone tra giovani, padri e madri di famiglia, accomunati dalla piaga del precariato. Si tratta di un problema nazionale che vede in tutta Italia oltre cinquemila posti a rischio.
Già dal dicembre del 2008 si erano avvistati i primi sentori di questa triste vicenda, quando i dipendenti hanno iniziato a ricevere gli stipendi in due tranche, per poi vedere peggiorare la situazione con accrediti di parte di stipendio in date casuali, con i disagi che ne conseguivano per chi aveva delle scadenze, come affitti, mutui e bollette.
Si tratta della solita triste favola: l’azienda x riceve milioni di euro di finanziamenti pubblici, attira nella propria rete migliaia di persone promettendo posti di lavoro, per poi farsi rilevare dall’azienda y la cui unica intenzione è quella di chiudere i battenti e lasciare per strada migliaia di lavoratori, con i finanziamenti pubblici in tasca. L’azienda y in questione è la OMEGA, un “cavallo di troia” i cui rappresentanti sono collegati a tante piccole società in procinto di fallire o già fallite e amministrata da Claudio Massa, famoso per aver amministrato durante la sua carriera ben sei società poi fallite e ben 10 liquidate. Adesso si parla di una fusione della OMEGA con l’azienda Libeccio, con sede in Inghilterra, per dare il colpo finale ai lavoratori, che in caso di licenziamento non potranno usufruire degli ammortizzatori sociali, poiché la legislazione inglese non li prevede. E’ da due settimane che i lavoratori trapanesi stanno facendo sentire la loro voce, con scioperi a “scacchiera” tra le varie sedi, sit-in e cortei. Insieme a loro sono scesi in campo i sindacati, pronti ad un tavolo di trattativa con i colletti bianchi dell’azienda in questione. Peccato che finora i dirigenti della Omega hanno disertato totalmente il tavolo delle trattative, lasciano i lavoratori allo sbando più totale. Tra questi c’è gente con mutui sulle spalle, che credevano nel proprio lavoro e avevano deciso di costruirsi una vita tranquilla che da qualche mese si è trasformata in un incubo.
Da non sottovalutare poi il mancato versamento dei contributi INPS e delle trattenute sindacali dei lavoratori che sono per gran parte iscritti alla UIL, che a suo tempo si era fatta promotrice dei molti posti di lavoro offerti in seguito a dei corsi di formazione a Monza per una grossa commessa con la Telecom per un servizio di help desk legato al 187.
Quella del call center era diventata una realtà lavorativa non indifferente, con tre sedi ben organizzate, orari rigidi e turni variabili. Gli stipendi non erano altissimi, ma senza dubbio davano quel poco di certezza per campare senza bisogno di lasciare questa nostra città per trovare un impiego altrove. Oltre ai lavoratori dipendenti, ci sono centinaia di giovani collaboratori di telemarketing, che guadagnano una miseria legata al numero di vendite fatte tramite le chiamate per conto di altre ditte.
Cosa succederà adesso? La speranza dei lavoratori è quella di ricevere gli stipendi arretrati e di poter continuare a lavorare come prima, anche se si sa benissimo come vanno a finire questo genere di cose. La previsione più rosea è quella di andare in mobilità, per poi trovarsi senza più sicurezze, ma si prevedono situazioni ben più difficili, come il fallimento della Omega con le conseguenze che ne derivano, ovvero TFR non pagati e tutto da decidere in futuro anche per gli stipendi.
Nonostante le promesse di certi politici locali disposti ad interessarsi al caso, la situazione è sempre più silente, i sindacati stanno a guardare e come al solito a pagarne le conseguenze saranno le centinaia di unità lavorative che dovranno purtroppo lasciare tutto, rimboccandosi le maniche per intraprendere nuove strade verso chissà quali altre direzioni.
Evidentemente la generazione duemila è destinata a vivere in simbiosi con la precarietà, e tutto ciò che stanno vivendo i lavoratori del call center è un film già proposto da altre realtà lavorative anche in altri settori, peccato che l’attenzione dei media nazionali è più propensa a parlare di escort e trans piuttosto che affrontare le problematiche serie che stanno mettendo in ginocchio questo paese e soprattutto la nostra regione sempre più ghettizzata.

Francesco Genovese



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