Certamente la pista dell'uranio è ben dentro la vicenda di Ustica come conferma Enrico Brogneri, l'avvocato di Catanzaro che vide
un misterioso aereo volare a bassa quota la tragica sera del 2 giugno 1980. Un aereo militare senza alcuna coccarda che volava planando silenzioso sulla città.
Brogneri in un'intervista all'Ansa parla di "una strategia, elaborata dai servizi deviati, che prevedeva che l'uranio da consegnare all'Iraq fosse stivato dentro un cargo esteriormente camuffato da normale aereo di linea e che il velivolo procedesse sulla scia del DC9, ma a distanza di sicurezza per non dover correre i rischi di sabotaggio che si è invecevoluto far correre agli ignari passeggeri dell'Itavia. Ciò significa che i due servizi (francesi e italiani) erano forse consapevoli di mettere a repentaglio la vita dei passeggeri".
In quegli anni, Italia e Francia sostenevano infatti la realizzazione della bomba di Saddam Hussein suscitando la dura reazione israeliana. Il convincimento di Brogneri " è che l'aereo militare rilevato dai radar molto prossimo al DC9, avesse la principale funzione di disorientare gli israeliani e, in caso di attacco, di indurli in errore sul bersaglio da colpire".
"Quel che sta emergendo sulle navi dei veleni - aggiunge - è sui traffici con il coinvolgimento della mafia mi terrorizza, ma non mi sorprende più di tanto. È difficile dire se sia possibile ravvisare un legame con la strage di Ustica, ma se un collegamento venisse accertato, come escludere una correlazione anche con tutti gli altri misteri italiani nei quali è una costante vedere aleggiare personaggi dei servizi segreti?"