C’è un nome che viene fuori, ed è quello della nave «River». Una naufragio che non risulta da nessuna parte, e figurarsi come poteva accadere il contrario, ma che secondo un teste, il faccendiere per anni in contatto con servizi segreti e criminalità organizzata mafiosa, Francesco
Elmo, c’è stato.
Un racconto finito archiviato ma che adesso potrebbe tornare d’attualità dopo quello che va scoprendo la magistratura calabrese a proposito di navi fatte naufragare con i loro carichi mortali.
È uno filone d’inchiesta quello del traffico di scorie che è rimasto non approfondito perchè la magistratura trapanese che se ne occupava si è vista fare «terra bruciata» attorno. Sono venuti a mancare i testi. Ci sono stati tentativi di depistaggio. Ma non significa che l’indagine sia infondata. È una ipotesi, quella di questo traffico, che è poi rimasta sullo sfondo di due inchieste che nel tempo si sono avvicinate fino quasi a toccarsi, per poi tornare a dividersi e a continuare a correre su binari paralleli.
Scenario è quello di Trapani e le sue commistioni, i crocevia tra la mafia e i settori «deviati» dello Stato, la massoneria. In mezzo rifiuti tossici finiti anche sepolti nelle cave abbandonate della provincia di Trapani. Quali sono le inchieste tanto vicine? Una è quella (archiviata dalla procura di Trapani) sulla presenza di una cellula di Gladio in città. L’altra indagine è quella sul delitto (settembre 1988) del sociologo e giornalista Mauro Rostagno, che ha ripreso vigore e lì una firma si è trovata, quella della cupola mafiosa locale. Elmo ha parlato del traffico di scorie nell’ambito dell’indagine su Gladio. Potrebbe trattarsi degli stessi traffici che forse Rostagno ebbe modo di vedere spiando di nascosto un aereo che atterrava nell’aeroporto chiuso di Kinisia. Ma non solo.
Potrebbe essere la stessa indagine sulla quale si è rovata ad indagare la giornalista Ilaria Alpi. Uccisa in Somalia nel marzo 1994. Lei andando a Bosaso avrebbe trovato traccia di quei traffici. Un incrociarsi di piste da battere dal quale emerge un altro nome, quello del maresciallo del Sismi Vincenzo Li Causi anche lui morto amnmazzato non siè mai saputo molto bene da chi, mentre era in missione in Somalia. Li Causi era il capo della cellula di Gladio a Trapani. Ma non solo era uno degli uomini più fidati del premier socialista Bettino Craxi. E una parte del traffico di scorie e di armi viene ricondotto all'uso di mezzi di una società internazionale, la Scifco, indicata come vicina ad esponenti del partito socialista.
Francesco Elmo per tanto tempo ha lavorato in uno studio svizzero da dove sarebbe passata la gestione di traffici di armi e scorie. Lui incontrava i personaggi con i quali faceva i relativi affari. E c’erano anche siciliani di mezzo. Lui ha indicato anche in che maniera le scorie giungevano a Trapani, dentro camion che ufficialmente trasportavano oli esausti. Ha indicato anche il periodo, dalla metà degli anni ’80 fino al 1993.
Rino Giacalone - Antimafia Duemila