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22/10/2009 04:42:55

Papello: i sospetti di Violante. Ciancimino: "Solo una parte dello Stato trattò con la mafia"

Lo ha detto Luciano Violante intervenendo alla trasmissione 'Radio anch'io' sulla presunta trattativa tra Stato e mafia. Dopo avere ribadito che la ricostruzione fatta ieri in aula dal generale Mori "non e' esatta", l'ex Presidente della Commissione Antimafia ha ribadito: "Impossessarsi di brandelli di notizie per la propaganda politica sarebbe davvero sbagliato.

CIANCIMINO. "Mori ieri ha detto una cosa che mi trova d'accordo. Lo Stato non tratto' con la mafia, ma bisogna capire quali sono questi pezzi e questi singoli soggetti che hanno avviato questa trattativa". Lo ha detto Massimo Ciancimino alla trasmissione 'Radio anch'io', a proposito della trattativa tra lo Stato e Cosa Nostra per fermare le stragi dopo gli attentati del 1992. Ieri il prefetto Mario Mori aveva negato che una trattativ ci sia stata e aveva spiegato i suoi contatti con Vito Ciacimino come attivita' volta alla cattura di latitanti.

SALVATORE BORSELLINO. "La mia ipotesi e' che Paolo sia stato ucciso perche' si era messo di traverso rispetto a questa trattativa di cui allora si sentiva parlare come di ipotesi vaga, remota, mentre adesso, grazie alle deposizioni di Ciancimino e all'ottimo lavoro di magistrati coraggiosi che vanno avanti senza remore di alcun tipo, certe cose stanno venendo fuori e incredibilmente tante persone che finora avevano taciuto sembrano avere riacquistato improvvisamente la memoria". Lo ha detto Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso nella strage di via D'Amelio, che durante la trasmissione "Radio anch'io" su RadioUno Rai ha ipotizzato un collegamento tra l'attentato e la presunta trattativa tra Stato e mafia. "Mio fratello fu ucciso perche' nel momento in cui gli venne prospettata questa trattativa si mise di traverso", ha ripetuto Salvatore Borsellino, e ha aggiunto: "Una cosa del genere lui non l'avrebbe mai potuta accettare, dev'essere stato veramente disgustato da quest'azione che era in corso da parte di pezzi dello Stato. Lui l'avrebbe sicuramente denunciata all'opinione pubblica se non l'avesse potuta fermare in altra maniera, e per questo e' diventato indispensabile eliminarlo".

GENCHI. Nel 1991 Massimo Cianciminio avrebbe avuto contatti telefonici con il Governo di allora. E' quanto dice oggi, in un'intervista al Tg3 Sicilia Gioacchino genchi, consulente della procura di Palermo, che in quel periodo stava effettuando una serie di analisi dei tabulati nell'ambito dell'inchiesta su 'Mafia e appalti'. "Partendo da un appunto dell'imprenditore Benny D'Agostino - ha detto nell'intervista - trovammo il numero di cellulare di Ciancimino, con il nome Massimo Rolex, e da analisi sui dati del traffico telefonico del 1991 sono emersi contatti con utenze riservate della Presidenza del Consiglio e del ministero dell'Interno, con cellulari e utenze fisse del mininistero della Giustizia".
Dai tabulati del 1991, secondo Genchi, emerge un "quadro completo dei rapporti non solo politici e affaristici di Ciancimino, ma anche con apparati dello Stato". Infine, parlando dei ricordi affiorati solo nei mesi scorsi in alcuni personaggi copinvolti nella cosiddetta trattativa tra Stato e Cosa nostra, Genchi ha risposto: "non c'e' da meravigliarsi di questo festival degli smemorati, qualcun altro ancora non ricorda, ma lo ricordera' presto".


ANDO'. L'ex ministro della Difesa Salvo Andò, attuale rettore dell'Università Kore di Enna, è stato interrogato dai pm della Dda di Caltanissetta che indagano sulla strage di via D'Amelio in cui venne ucciso il giudice Paolo Borsellino.



L'ex politico del Psi è stato sentito in merito all'incontro avuto, a fine giugno del 1992, quindi qualche settimana prima dell'omicidio, con il magistrato. Del colloquio tra Andò e Borsellino aveva parlato ai
pm nisseni la moglie del giudice. "Ho spiegato ai Pm - dice Andò - che incontrai casualmente in aeroporto Borsellino e che in quell'occasione lo informai di un rapporto investigativo di cui avevo avuto conoscenza e in cui si parlava di un potenziale pericolo per me e per lui".



"Ebbi l'impressione - aggiunge l'ex ministro - che Borsellino non sapesse nulla della circostanza e che nessuno gliene avesse fatto cenno". Quanto alla trattativa tra Stato e mafia, su cui indaga la Procura di Palermo, Andò esclude di essere stato informato di "contatti con Cosa Nostra tesi a negoziare". "D'altronde - aggiunge l'ex ministro a cui facevano riferimento i carabinieri che, secondo l'accusa avrebbero fatto da intermediari tra le istituzioni e la mafia - il governo Amato di cui facevo parte è stato molto duro nella lotta ai boss: basta ricordare l'operazione Vespri Siciliani, disposta dopo le stragi".



Andò, infine, ha sostenuto di non avere mai incontrato il colonnello Mario Mori, che secondo gli inquirenti avrebbe portato avanti il dialogo con l'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, tramite di Riina nella trattativa. "Ho avuto rapporti solo con l'allora comandante del reparto, il generale Antonio Subranni".
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