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21/10/2009 13:52:09

Un caffè insieme a Canova

A metà via, dopo aver visto tutti i negozi degli stilisti più famosi, fermatevi davanti la fontana con la statua del Sileno sovrastante la vasca.
Nel settembre del 1571 vennero concesse da Pio V tre once d’acqua per la realizzazione di una fontana ad uso pubblico e la statua del Sileno venne posta come motivo di decorazione al di sopra della vasca.
Per chi non lo sapesse i Sileni, geni delle sorgenti e delle fontane, venivano raffigurati vecchi, obesi, pelosi, oppure vestiti di pelle di capra.
Questa statua posta sopra la fontana appariva così brutta agli occhi dei romani, che la ribattezzarono “er babuino”.
Così dal 1581 quella che fino ad allora si chiamava via Paulina mutò nome divenendo via del Babuino.
Dopo aver ammirato la fontana, entrate nel museo atelier Canova Tadolini,
è un po’ diverso dai soliti musei, verrete avvolti dall’odore dell’antico, del bello, e dell’arte, perché appena dentro vi troverete una enorme statua equestre in bronzo di Enrico Tadolini “Maresciallo DeSucre” del 1926.


Si tratta di un museo, immerso nel centro storico di Roma, un po’ diverso dai soliti musei, c’è l’aria solenne delle statue e il calore di un posto dove ad ogni angolo si respira storia, arte e bellezza.
All’entrata del museo c’è un documento originale dell’epoca dove si attesta che nel Gennaio del 1818 Antonio Canova, ormai all’apice della sua fama europea, firmava per garantire il contratto di locazione del suo “studio di uso scultura”, a favore del suo allievo prediletto, il promettente Adamo Tadolini.
La proprietaria Francesca Benucci mi spiega che << in questo posto hanno operato tutti i quattro scultori Tadolini, Adamo, Giulio, Scipione ed Enrico, operanti a Roma dal 1808 al 1967>>.
Lo studio è giunto fino ai nostri giorni, grazie alla dedizione dell’ultima della dinastia, Giuseppina Tadolini, figlia di Enrico, che è riuscita a mantenere intatto questo ambiente e quanto in esso contenuto; i bozzetti, i gessi, i documenti, gli strumenti, i locali di lavoro e gli oggetti di Adamo e dei suoi discendenti.
Giuseppina Tadolini non avendo avuto figli, ne adottò due, allo scopo di mantenere intatto nel tempo l’ingente patrimonio artistico dello studio.
Continua Francesca <<alla morte di Giuseppina i figli erano troppo giovani ed inesperti, non riuscendo a gestire l’enorme eredità artistica e storica lasciatagli dalla madre, dovettero vendere l’atelier e quanto in esso contenuto>>.
Così la famiglia Benucci acquistò le opere, affinché si conservasse il fascino e l’importanza culturale ed artistica, mentre lo stabile rimase di proprietà della Chiesa ortodossa.




Esiste una guida per chi volesse sapere qualcosa su queste statue?
Si, esiste una guida, ma solo su prenotazione, perché come vede le statue sono molto vicine ai tavoli e non vogliamo mai creare disagi alla clientela.
E’ nato solo come museo e solo nel futuro è diventato anche ristorante?
Si, poi abbiamo aggiunto una caffetteria e successivamente il ristorante.
Il menù è quello tipico della cucina romana, quindi tonnarelli cacio e pepe, rigatoni all’amatriciana o alla carbonara,mantenendo tutto ciò che è tradizione.
Mentre ero lì sono rimasta sorpresa dai prezzi e la proprietaria Francesca Benucci mi ha spiegato:<< a me non serve far pagare un primo venti euro o un caffè 4 euro, la mia clientela è già selezionata, ci pensa la statua equestre all’entrata, cosi imponente ed importante, a far desistere chi non è avvezzo all’eleganza>>.

E’ strano perché sono entrata quasi per sbaglio per prendere un semplice caffè, e più mi guardavo intorno e più non riuscivo a concentrarmi solo su un’opera perchè ovunque mi girassi c’erano statue del Canova e del Tadolini, che mi guardavano, col loro fascino e la loro imponenza, e sono sicura che anche voi, come me, una volta respirata quell’atmosfera non vorrete più uscire da lì..


http://www.museoateliercanovatadolini.it/