La pesante crisi in atto, ha determinato un forte aumento di licenziamenti e cassa integrazione ed ha già messo a dura prova i bilanci familiari. A ciò si aggiungono i rincari dei prodotti alimentari, in particolar modo di pane e pasta (particolarmente gravi alla luce della forte diminuzione del grano, che e' diminuito del 36% rispetto allo scorso anno), ed i ricarichi che avvengono nel passaggio dal campo alla tavola, che fanno lievitare persino di cinque volte il prezzo praticato dal produttore.
Tra l'altro, maggiormente soggetti a queste logiche speculative sono i prodotti alla base dell'alimentazione quotidiana, i cui aumenti incidono fortemente sulla spesa delle famiglie, specialmente di quelle meno abbienti. Senza dimenticare che le famiglie si trascinano dietro dal 2008 pesanti ricadute, pari a 564 euro, dovute alla maggiore spesa per i prodotti alimentari.
Per Carlo Pileri, Presidente Nazionale del’Adoc, “è paradossale che nel settore alimentare si registri un nuovo aumento dei prezzi , nonostante il continuo calo dei consumi stimato per 2009 intorno al 5%. Anche nel periodo dei saldi stagionali si è registrata un flessione degli acquisti, dimostrando chiaramente che non vi è ripresa e che si è ancora in una fase di recessione grave”.
Alla base della protesta vi sono anche: l'abbandono delle liberalizzazioni da parte del Governo; una Class Action privata delle sue piene potenzialità di intervento e rinviata di volta in volta; le banche poco attente verso la clientela e coinvolte in massa negli scandali finanziari; i treni sporchi e perennemente in ritardo; un settore aereo travolto dai disservizi; gli aumenti delle polizze rc auto del 155% negli ultimi 15 anni; i servizi sms più cari d'Europa; i dei prezzi dei carburanti per i quali si chiede un controllo affidato ad una apposita Authority.