era nata all’interno di un laboratorio sulla narrazione “Attraversando le storie” che si è tenuto nel periodo estivo con la partecipazione d’italiani e stranieri e questo «per recuperare – dice l’educatrice Alma
Passarelli Pula, ideatrice del corso – le proprie identità in un contesto carcerario». Alla festa, autorizzata dal direttore Paolo Malato, hanno partecipato il responsabile dell’area educativa, Eugenio De Martino, il cappellano Padre Stefano Vesentini, il presidente dell’Associazione “Italia-Tunisia” e 17 extracomunitari (la presenza straniera complessiva attuale è di 40 persone, di cui 8 internati) provenienti da paesi islamici diversi.
Dopo che gli educatori hanno spiegato il motivo della celebrazione della festa assieme per vivere un momento di solidarietà, d’integrazione e di spiritualità, è stato acceso il fuoco e posto dell’incenso, come segno di rinascita e di ripresa della propria identità nella quotidianità (durante il digiuno tutti i sensi sono mortificati in segno di purificazione), ma anche di ritrovamento del divino (e l’incenso ne è il simbolo) nella vita di ciascuno. In seguito si è pregato assieme recitando una preghiera in arabo e una in italiano a Dio Signore e Creatore dell’universo.
È stato consegnato, alla fine, un messaggio scritto di Brahim Trabelsi, vice-presidente dell’Associazione: «Non è il digiuno o la privazione di alcune cose che fanno il Ramadan ma il rapporto dell’uomo con Dio». Il presidente dell’Associazione ha spiegato, commentando la frase, che il Ramadan non si esaurisce con la fine del digiuno e del periodo indicato, ma tutto l’anno e ogni giorno bisogna vivere e affrontare le difficoltà, mantenendo e lasciandosi guidare dai principi religioso-coranici che aiutano a custodire il rapporto con Dio, con se stessi, con gli altri e con tutto il creato, attraverso un armonioso equilibrio che non porti a delle forme di devianza.
La festa è terminata con la condivisione di alcuni dolci tipici preparati in carcere dagli stessi detenuti e altri offerti dal personale carcerario. La soddisfazione alla fine, di avere vissuto un momento particolare in un contesto quale quello carcerario, si è manifestata nei commenti e nelle richieste di approvazione e di continuità di momenti simili.
SALVATORE AGUECI