Per Confcommercio un investimento nei settori del Commercio, dei Servizi alla persona o alle imprese, o del Turismo, ha un effetto moltiplicatore da uno a sette; questo non avviene in altri settori; così come un piano di investimenti finalizzati alla riconversione, ristrutturazione e adeguamento degli edifici pubblici della regione costituirebbe un volano di risorse e di investimenti per l’indotto.
Pur condividendo l’opportunità di dare impulso all’economia siciliana in tutti i suoi comparti produttivi, con una pluralità di interventi che diano linfa al sistema economico nel suo complesso, “la Regione non perda di vista – sostiene Confcommercio - la necessità di concentrare le risorse, che siano provenienti dai fondi Fas, o del Po-Fesr, su quelle realtà imprenditoriali necessariamente territoriali e che non possono essere de-localizzate, quali sono quelle turistiche, che nel patrimonio culturale e ambientale locale hanno la propria ragion d’essere ed il profitto.
Confcommercio Sicilia ritiene validi e necessari gli ammortizzatori sociali ed altri strumenti di tutela del reddito e gli incentivi all’occupazione, ma non ritiene condivisibili azioni di sostegno o di compartecipazione ad iniziative della grande impresa che negli anni si sono rivelate fallimentari e che continueranno ad esserlo, malgrado gli aiuti, illudendo ancor più i lavoratori. “Se da alcuni anni Torino punta su Cultura e Turismo è perché solo sulla Fiat non può più essere fondata l’economia di una Regione. Il Piemonte lo ha compreso, la Sicilia non continui a credere in modo anacronistico, perché fuori dal tempo, in uno sviluppo industriale della Sicilia, in una realtà territoriale che esprime soprattutto cultura, storia, archeologia, ambiente”.
Il documento conclude: “La Sicilia rischia di perdere straordinarie risorse, di lasciarsi sfuggire grosse opportunità di sviluppo, soltanto se decide di sbagliare i propri investimenti e di smarrire i propri obiettivi”.