Il 21 settembre, nell’ambito della riunione del Comitato della CITES dei Paesi della Unione Europea, l’Italia dovrà votare insieme agli altri Paesi dell’Unione per decidere se appoggiare o respingere l’inclusione del Tonno rosso del Mediterraneo (Thunnus thynnus) nell’Appendice I della CITES (Convenzione Internazionale sul commercio delle specie in pericolo di fauna e flora).
Nelle ultime settimane, dopo una attenta e puntuale analisi scientifica dello status della specie e dei dati presentati nella proposta presentata dal Principato di Monaco, la stessa Commissione Europea il 9 settembre scorso ha fortemente raccomandato di sostenere la proposta di inclusione del Tonno nell’Appendice I della CITES, cosa che ha ribadito anche il Gruppo di Revisione Scientifica CITES dell’Unione Europea l’11 di settembre.
Il WWF chiede che il nostro governo voti a favore dell’inclusione del Tonno rosso nell’Appendice I della CITES, per salvare una specie prossima al collasso commerciale, anticamera di una possibile estinzione, e per salvare un’attività di pesca tradizionale ed industriale di notevole importanza economica e culturale.
E’ l’appello che viene ribadito in questi giorni sui principali quotidiani europei (oggi anche in Italia), attraverso una campagna pubblicitaria rivolta ai Primi ministri e ai Ministri competenti dei singoli Paesi: un tonno pescato dal mare direttamente con due bacchette da sushi e il messaggio inequivocabile “Ministri Prestigiacomo e Zaia, la sopravvivenza del tonno rosso del Mediterraneo è nelle vostre mani”.
Sono ormai numerose le analisi tecnico-scientifiche che richiedono in maniera chiara e distinta che la gestione del tonno rosso in Mediterraneo deve cambiare drasticamente se si vuole evitare un iniziale collasso commerciale e un declino drammatico della popolazione di tonni entro i prossimi due anni.
L’ICCAT, la commissione internazionale per la gestione del tonno rosso del Mediterraneo e dell’Atlantico, snobbando con grande superficialità le indicazioni del proprio comitato scientifico, ha continuamente fallito nel suo impegno.
Per salvare lo stock di tonno e le migliaia di persone, che lavorano nel settore della pesca a questa specie, è ora oltremodo necessario interrompere l’insostenibile commercio internazionale della specie, grazie all’inclusione della specie nell’appendice I della CITES.
Il tonno rosso del Mediterraneo non deve essere più depauperato dal mercato del sushi giapponese, mentre in Italia si consumano tonni provenienti dall’Oceano Indiano, Atlantico e Pacifico.
Alcuni stati europei si sono già pronunciati in favore dell’inclusione. Altri sono nettamente contrari. Altri appoggerebbero l’inclusione nell’Appendice II, ma la riunione del 21 non ha questo aspetto in Agenda. Il WWF ribadisce che la situazione in cui versa la popolazione di tonni del Mediterraneo rende più che necessaria l’inclusione nell’Appendice I, altrimenti le responsabilità di gestione rimarrebbero in mano all’ICCAT (come riporta l’articolo XIV della CITES). Con un’inclusione nell’Appendice II e con la suggerita moratoria della pesca per due anni per i soli stati europei il fallimentare status quo non verrebbe in alcun modo modificato, e questa scelta creerebbe un evidente svantaggio economico per l’Italia: l’esportazione di tonno sarebbe eliminata per due anni solo dagli stati membri, mentre i paesi extraeuropei ne beneficerebbero economicamente.
Solo l’inclusione in Appendice I eviterà questo problema economico. Solo l’inclusione in Appendice I assicurerà un futuro al Tonno rosso del Mediterraneo e ai nostri pescatori. Chiediamo ai Ministri Prestigiacomo e Zaia di considerare tutto ciò: la gestione sostenibile non fossilizza questa risorsa anzi le da un valore aggiunto la rende inesauribile; solo con l’Appendice I il nostro mercato potrà cominciare a gestire con responsabilità e in maniera sostenibile questa risorsa.