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15/09/2009 08:06:20

Pesca tonno rosso, D'Alì: "indspensabili accordi internazionali"

Per D'Alì la pesca, come praticata da secoli nel bacino del Mediterraneo non rappresenta un rischio per la specie del tonno rosso: «in particolare il sistema delle "tonnare fisse", introdotto in Sicilia nel X secolo (...), ha dimostrato di poter assolvere nei secoli al ruolo di mantenimento di quello straordinario equilibrio tra uomo e ambiente marino».
Al contrario delle cosiddette tonnari volanti, scrive il Presidente d'Alì, «per la quasi totalità armate da operatori non mediterranei e dotate di sofisticate apparecchiature di intercettazione dei branchi nelle immediate vicinanze di Gibilterra, attività non solo tollerata, ma addirittura protetta dall'International Commission for the Conservation off Atlantic Tunas (ICCAT) nelle modalità di riparto annuale delle cosiddette "quote" autorizzate per la cattura».
Proporre la sospensione del commercio in Europa, oltre a non essere un provvedimento risolutivo mette a rischio «soprattutto nel meridione, decine di piccole e medie imprese di pesca e trasformazione con un elevato numero di occupati, e che sarebbero certamente travolte da un provvedimento di improvvisa, totale, proibizione».
D'alì suggerisce che l'Italia chieda la convocazione di una conferenza straordinaria dell'ICCAT (non oltre il mese di gennaio poiché la stagione di pesca del tonno rosso comincia a marzo) e che «venga finalmente assunta una decisa posizione da parte non tanto e non solo dell'UE e dal Consiglio d'Europa, ma soprattutto da parte di tutti gli Stati del mediterraneo, e dell'Italia "in primis" perché in sede ICCAT si rivedano i criteri di attribuzione delle "quote" annue, anche con una programmazione di lungo respiro, ma soprattutto con l'obiettivo di assicurare con il giusto


equilibrio continuità alla specie ed alle attività economiche connesse, sottolineando l'importanza della salvaguardia e rilancio di quelle modalità di cattura che nel lunghissimo periodo hanno garantito un prelievo selettivo e non devastante».
«L'intervento – scrive D'alì in conclusione, e se la motivazione appare essere quella della salvaguardia della specie – va fatto non sulla commercializzazione, ma sulla attività di pesca e ciò coinvolge complessi rapporti di diritto internazionale sullo sfruttamento del mare e delle sue risorse in acque internazionali, che vanno comunque affrontati in questo come in altri settori della pesca».
La nota del Presidente della Commissione Ambiente del Senato è stata inviata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi; al Ministro per gli Affari Esteri, Franco Frattini; al Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Luca Zaia; al Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Stefania Prestigiacomo; al Vice Presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani; al Presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo.

L’ufficio stampa
Fabio Pace

Di seguito il testo integrale della lettera


la notizia diramata quest'oggi (ndr. 10 settembre) dalle agenzie di stampa in ordine ad una proposta della Commissione Europea di voler sottoporre agli stati membri il divieto del commercio del tonno rosso, la cui esistenza nei nostri mari sarebbe a rischio di estinzione, merita alcune immediate considerazioni, che mi permetto sottoporre alle SS.VV. e che spero potranno essere utili nel decidere sulla posizione da assumere in seno alle competenti sessioni dei ministri europei.
Sono certo che sia di Vostra conoscenza come la pesca del tonno rosso, nella stagione delle migrazioni dall'oceano e solo in piccola parte stanziale in mediterraneo, abbia per millenni (vedi la testimonianza delle pitture rupestri delle Isole Egadi) alimentato l'economia delle grandi isole del mediterraneo e di importanti tratti costieri del nostro paese. In particolare il sistema delle "tonnare fisse", introdotto in Sicilia nel X secolo (e che ha nel tempo sviluppato impareggiabili esperienze antropologiche ed architettoniche che oggi configurano un preziosissimo contesto di archeologia industriale dell'agroalimentare e di attrattiva turistica), hanno dimostrato di poter assolvere nei secoli al ruolo di mantenimento di quello straordinario equilibrio tra uomo e ambiente marino, e della stessa fauna ittica nelle sue infinite componenti, senza recare alcun danno alla specie, così come nessun danno ha mai recato nel tempo l'esercizio contenuto della pesca tramite piccoli natanti, sia professionali che sportivi, tipici delle nostre flotte pescherecce mediterranee.
Cosa è in realtà accaduto ed ancor oggi accade sì da mettere, come la Commissione Europea sostiene, a rischio la sopravvivenza della pregiata specie del tonno rosso?

L'indiscriminata attività di pesca esercitata dalle cd. Tonnare volanti, per la quasi totalità armate da operatori non mediterranei e dotate di sofisticate apparecchiature di intercettazione dei branchi nelle immediate vicinanze di Gibilterra, attività non solo tollerata, ma addirittura protetta dall'International Commission for the Conservation off Atlantic Tunas (ICCAT) nelle modalità di riparto annuale delle cd. "quote" autorizzate per la cattura, ha consentito che con quella modalità di pesca si prelevasse la stragrande quantità di prodotto, determinando la chiusura delle tradizionali tonnare fisse (Favignana, la regina delle tonnare, da tre anni dopo millenni non pesca più, così come da pochi anni anche Capo Passero e Marzamemi, resta sola in attività Carloforte) e riducendo sensibilmente la pur già moderata attività della piccola flotta mediterranea.
Quanto sopra pone alcune riflessioni:
A) non mi pare si possa affermare che oggi o si sospende l'attività di commercio, e quindi di pesca, o la specie si estingue. I quantitativi pescati sono infatti ancora ingenti e ciò è dimostrato anche dal fatto che non vi sono flessioni nei consumi, che non sono solamente legati alla cucina giapponese (facile suggestione mediatica), ma che sono tuttora nella grande tradizione dell'agro-alimentare italiano (come non citare il marchio "Florio" che per decenni ha dominato il mercato mondiale del tonno sott'olio) e sostengono, soprattutto nel meridione, decine di piccole e medie imprese di pesca e trasformazione con un elevato numero di occupati, e che sarebbero certamente travolte da un provvedimento di improvvisa, totale, proibizione. Possiamo quindi, piuttosto, parlare di un ragionevole allarme di "prospettiva" e di necessità di riordino della materia.
B) va finalmente assunta una decisa posizione da parte non tanto e non solo dell'UE e dal Consiglio d'Europa, ma soprattutto da parte di tutti gli Stati del mediterraneo, e dell'Italia "in primis" e quindi dall'UPM e dall'APEM perché in sede ICCAT - (il contesto "globale" è indispensabile ai fini di decisioni che svolgano effetti reali) si rivedano i criteri di attribuzione delle "quote" annue, anche con una programmazione di lungo respiro, ma soprattutto con l'obiettivo di assicurare con il giusto equilibrio continuità alla specie ed alle attività economiche connesse, sottolineando l'importanza della salvaguardia e rilancio di quelle modalità di cattura che nel lunghissimo periodo hanno garantito un prelievo selettivo e non devastante.
C) Occorre che l'UE, ed in particolare la sua commissione ed i suoi dirigenti-gestori, abbandonino l'atteggiamento fondamentalista con il quale affrontano le problematiche ambientali, passando da eccessi di trascuratezza a continui eccessi di interventismo e di proibizionismo altrettanto nocivi. Gli eccessi, nel governare, sono il segno dell'incapacità di analizzare in profondità e risolvere con saggezza i problemi che si affrontano (e ciò senza voler pensare a più inquietanti motivazioni). Così come occorre che la stessa Unione Europea non adotti provvedimenti che valgano solo per proibire attività negli stati membri e ottengano il risultato opposto alle intenzioni precludendosi la partecipazione a ragionate discipline di livello mondiale, e favorendo quindi gli operatori di Stati non comunitari
D) L'Italia dovrebbe, a mio avviso, chiedere una conferenza straordinaria dell'ICCAT al più presto e comunque non oltre il prossimo mese di gennaio (la stagione della pesca del tonno rosso inizia infatti nel mese di marzo) per rivedere l'intera materia.
Così come dovrebbe promuovere una pre-intesa a livello mediterraneo per la salvaguardia degli interessi, ambientali ed economici, degli stati legati a questa importante attività che coinvolga anche quella fascia di paesi costieri atlantici prossimi allo Stretto di Gibilterra.
E) E' di palese evidenza che l'intervento ( la motivazione appare essere quella della salvaguardia della specie) va fatto non sulla commercializzazione, ma sulla attività di pesca e ciò coinvolge complessi rapporti di diritto internazionale sullo sfruttamento del mare e delle sue risorse in acque internazionali, che vanno comunque affrontati in questo come in altri settori della pesca.
F) per quanto attiene l'attività della XIII Commissione permanente del Senato della Repubblica, che ho l'onore di presiedere, è stata già avviata una commissione d'indagine conoscitiva sullo stato di salute dell'ecosistema mediterraneo, nell'ambito della quale sarà tempestivamente approfondita la tematica della biodiversità e quindi dell'equilibrio tra le specie che ne assicuri il naturale assetto e ne garantisca la reciproca convivenza.
E' chiaro che anche in ordine a ciò vanno valutate le conseguenze di un improvviso ed assoluto blocco della pesca del tonno rosso, che ,a mio avviso, va contro gli interessi dell'Italia e mi auguro che, anche in considerazione di tutto quanto sopra, vogliate negativamente valutare l'opportunità di un provvedimento per come proposto dalla Commissione Europea. Va comunque colta l'occasione, come mi permetto ancora una volta di suggerire, per promuovere una globale revisione della materia.
Con viva cordialità.
Sen. Antonio d'Alì.



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