I cattolici italiani debbono evitare di cadere in una "sindrome da assedio, propria di chi vede attorno a se' nemici e minacce alla fede e alla Chiesa". Lo raccomanda il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, intervenuto questa mattina a un Convegno promosso dall'Azione Cattolica, prima uscita pubblica dopo le dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire. Un altro rischio, ha spiegato, e' quello di indulgere, "piu' o meno consapevolmente, alla mentalita' corrente", lasciandosi "dettare dalle mode del momento il criterio di giudizio alla fin fine determinante anche sul piano dottrinale e morale". Lo sfondo di queste riflessioni proposte dal vescovo e' quello del "cambiamento paradossale che, contrariamente alle profezie coeve all'epoca conciliare" che "annunciavano la fine della religione" e invece "vede la persistenza della dimensione religiosa insieme alla sua diversificazione e pluralizzazione per un verso, e, per un altro verso, una lenta erosione prodotta dalla secolarizzazione". "Il processo in atto - ha rilevato infatti Crociata - ci fa assistere al lento defigurarsi del cristianesimo tradizionale, al cambiamento della sua forma tramandata o, ancora, al suo graduale restringersi a fasce sempre piu' ristrette di gruppi e persone". Una "riduzione dell'appartenenza cristiano-cattolica in senso stretto che va di pari passo con la "persistenza del cattolicesimo come sostrato di fondo - ma anche in varie forme emergente - della cultura e dell'ethos della societa' italiana". E dunque assistiamo, insieme al "lento declino dell'appartenenza religiosa forte alla Chiesa Cattolica", anche alla "persistenza del cattolicesimo, comprensivo in forme deboli di una qualche rilevanza ecclesiale, nel sentire di fondo della societa' italiana". E occorre trovare un "equilibrio tra conservazione e adattamento".