Incontro operativo ieri al Palazzo Municipale fra i rappresentanti delle Amministrazioni comunali di Marsala ed Alcamo per concordare un documento contenente concrete proposte da presentare – a breve – all’Assessore regionale all’Agricoltura Michele Cimino per il rilancio del settore viticolo. Vi hanno preso parte il Sindaco Renzo Carini e l’assessore Ignazio Chianetta per il Comune lilybetano e l’assessore all’agricoltura del Comune di Alcamo, on. Massimo Fundarò.
Assente giustificato il Sindaco di Alcamo impegnato in sede per problemi istituzionali. All’incontro di ieri ha anche partecipato Antonio Parrinello, già parlamentare regionale, ed esperto di problematiche connesse con la viticoltura. “Stiamo redigendo, ed in tale direzione chiederemo anche il contributo delle Associazioni di Categoria che vogliamo coinvolgere nell’iniziativa, una piattaforma di rilancio della viticoltura da presentare alla Regione – fanno prese
nte gli Amministratori di Alcamo e Marsala. Non è più possibile, infatti, temporeggiare considerato che questo settore portante dell’economia del trapanese ed in particolare dei Comuni di Alcamo e Marsala ad alta superficie vitata, attraversa un grave stato di crisi che rischia di diventare irreversibile".
Seppur con ritardo, dunque, la politica sembra muoversi per affrontare una crisi che sembra gravissima. Il presidente della commissione Attivita' produttive dell'Ars, Salvino Caputo,ha presieduto una conferenza di servizio nella Cantina sociale Alto Belice per fare il punto sulla crisi del comparto vitivinicolo siciliano.
" Bisogna attivare iniziative straordinarie -ha detto Caputo- a sostegno del settore vitivinicolo siciliano che vive un momento drammatico di crisi produttiva e imprenditoriale. Mentre migliaia di tonnellate di vino giace invenduto nei silos delle cantine sociali, siamo alla vigilia della vendemmia 2009 che si prevede abbondante sia nella qualita' che nella quantita' e con un mercato profondamente ostile per la forte concorrenza estera e per la crisi del settore. Sara' necessario - ha continuato - adottare incentivi a sostegno del settore e probabilmente dichiarare lo stato di crisi del comparto vitivinicolo per evitare il fallimento di centinaia di aziende siciliane e la crisi delle cantine sociali".
Il mese scorso un migliaio di viticoltori si sono dati appuntamento a Petrosino per partecipare all’assemblea organizzata dalla Cia. Alla presenza dell’assessore Michele Cimino sono stati discussi i problemi che agitano il comparto alla vigilia della vendemmia.
“La situazione del comparto è già pesante da qualche anno -ha affermato Giuseppe Aleo presidente della Cia di Trapani, aprendo i lavori dell’assemblea- ed è preoccupante il tentativo di speculazione sui prezzi delle uve da mosto”. “La paventata riduzione dei prezzi -ha aggiunto Aleo- appare ingiustificata e soprattutto inaccettabile perché non esiste oggi alcun riferimento di mercato che supporti tale eventualità”.
L’affollata, partecipata e vivace assemblea ha lanciato all’assessore la richiesta di urgenti e adeguate misure per fronteggiare lo stato di emergenza e contrastare i tentativi, sempre più evidenti, di speculazioni che rischiano di determinare la chiusura di migliaia e migliaia di aziende vitivinicole dell’Isola. L’Assessore, su pressante sollecitazione della Cia, si è impegnato a convocare le organizzazioni professionali e le cantine sociali per insediare un tavolo di confronto che, oltre a monitorare lo stato del mercato delle uve da mosto, possa contribuire a individuare forme e modalità per sostenere un’azione di riorganizzazione del sistema associativo del comparto.
La Cia ha chiesto all’assessore Cimino di investire della drammatica crisi che colpisce il comparto vitivinicolo il ministro dell’agricoltura Zaia al fine di ottenere in sede comunitaria il ripristino temporaneo degli aiuto allo stoccaggio dei vini e di prevedere in sede nazionale la trasformazione degli aiuti comunitari al comparto in aiuti disaccoppiati rapportati alla superficie coltivata.
“La situazione è grave -ha dichiarato Carmelo Gurrieri presidente regionale della Cia, concludendo i lavori dell’assise- per questo è necessario che il Governo regionale si faccia interprete del malessere dei viticoltori prima che questo si traduca in incontrollabili manifestazioni di piazza, ma allo stesso tempo deve lavorare per tracciare un progetto di rilancio del comparto sfruttando tutti gli strumenti disponibili, dalla promozione ai controlli sull’import, dall’efficacia dell’azione degli enti strumentali preposti al comparto, al convinto e pieno appoggio alla Doc Sicilia”.
L'ITALIA. Nessun altro paese viticolo al mondo può offrire una moltitudine e una ricchezza di vitigni e di vini paragonabile a quella del nostro paese. Quest'ultimo infatti, fornendo circa un quarto della produzione mondiale, è il più grande produttore di vini del mondo. Tuttavia il mercato del vino italiano ha risentito fortemente degli effetti correlati alla creazione (ed alle successive riforme) dell'Organizzazione Comune di Mercato (OCM) nel settore vitivinicolo, nata nel marzo del 1999 attraverso l'approvazione del regolamento (CE) n. 1493/99.
Sinteticamente si può dire che il mercato in questione è stato caratterizzato da un brevissimo periodo iniziale di equilibrio, da un successivo aumento netto sia della produzione che della domanda e, infine, da una costante diminuzione della produzione (in parte giustificabile dall'andamento climatico) e da un cambiamento qualitativo da parte dei consumatori. Di fronte a questi cambiamenti sia la legislazione europea che quella nazionale spesso hanno agito in modo non tempestivo e coerente ed a volte i provvedimenti stabiliti non hanno interpretato al meglio le evoluzioni e le esigenze del settore.
Il 2007 è stato l'anno della riforma del settore vino, realizzata dalla Commissione Ue, nata dal fatto che da anni i produttori europei perdono quote di mercato significative sia all'interno dell'Europa che a livello internazionale. I principali obiettivi che la riforma si è prefissata sono stati lo sviluppo di nuove regole tali da aumentare la competitività dei produttori europei, ritrovare un equilibrio tra domanda e offerta, utilizzare in maniera migliore il budget disponibile per il settore vitivinicolo e semplificare la normativa vigente.
Dal punto di vista delle cifre il 2007 si è chiuso con un valore delle vendite di circa 1.888 milioni di euro (-1,6%), corrispondenti a 797 milioni di litri. I volumi sono diminuiti del 4,7%, in accelerazione rispetto al -2% del 2006, anche se negli ultimi tre mesi dell'anno hanno mostrato un recupero di circa il 2,5%. Più nello specifico nell'ultimo trimestre del 2007 le vendite di vino in Italia sono andate moderatamente bene, registrando un aumento dello 0,6% a valore e del 2,6% a volume. Questo ha consentito un leggero recupero del trend negativo (-3%) dei primi nove mesi dello stesso anno.
Analizzando l'andamento delle diverse tipologie di vino, la principale tendenza riscontrata è la performance negativa dei vini spumanti, calati nel quarto trimestre del 17% a valore. Quanto detto porta ad una conseguenza significativa per i consumatori: il prezzo medio di vendita dei vini del 2007 è rimasto pressoché costante rispetto al 2006 e questa tendenza si è registrata anche nei primi mesi del 2008. Neppure l'entusiasmo acceso dal Vinitaly è riuscito a sostenere una situazione di mercato da cui si prevedeva un regresso delle quotazioni che infine si è manifestata. La debolezza della domanda persiste e non si escludono ulteriori ribassi delle quotazioni nei prossimi mesi.
Sul mercato interno, quanto su quello estero, la situazione è decisamente statica ed il protrarsi di approvvigionamenti limitati al fabbisogno del breve periodo sta ormai caratterizzando le contrattazioni. Di fronte allo scenario delineato le azioni da intraprendere sarebbero molteplici. Tuttavia, per il 2008 è necessario focalizzarsi sui seguenti aspetti:
- Una grande attenzione da parte dei sistemi di controllo circa il rispetto dei requisiti di produzione, in modo da tutelare il "made in Italy";
- Un maggiore sviluppo delle politiche della rintracciabilità e dei vitigni autoctoni, aspetti che se opportunamente valorizzati rappresentano un grande vantaggio competitivo per il nostro paese;
- L'accordo entro il 31/12/2008 tra le associazioni di categoria del comparto vinicolo relativamente al progetto che darà avvio al programma concordato con Bruxelles per l'estirpazione di 68.000 ettari di vigneti italiani;
- L'individuazione di tutti quegli enti ed associazioni che con la scusa di operare nell'interesse generale del territorio continuano invece ad usufruire di sovvenzioni, destinate poi al loro interesse particolare;
- Una revisione della burocrazia del settore (come ad esempio la non rieleggibilità dei presidenti delle associazioni no profit che svolgono attività in nome del vino e dei loro produttori) , tale da permettere la l'entrata di facce nuove ed un maggiore partecipazione dei giovani.
Solo seguendo questo percorso sarà possibile ridare al vino la "giusta dignità". Questo significa che il vino, pur se elevato al rango di prodotto turistico, non deve prescindere dal mantenimento dei suoi requisiti e della genuinità e autenticità che lo contraddistinguono. Ciò avrà due importanti conseguenze per i consumatori: da un lato un maggiore e più appropriato rapporto qualità/prezzo; dall'altro una maggiore affidabilità e sicurezza delle aziende produttrici.
Muovendo questi primi passi si riuscirà a smentire l’ “aforisma” "Voi da uve d'oro fate vini d'argento, noi da uve d'argento facciamo vini d'oro" detto da un viticoltore francese al grande Veronelli negli anni '50.